martedì 9 febbraio 2016

THE CHAMP IS HERE!


SUPER BOWL 50: BRONCOS 24 - PANTHERS 10! I Denver Broncos sono i nuovi Campioni del Mondo. Il leggendario Manning realizza il sogno di ogni atleta, chiudere la carriera con il titolo in tasca. Da noi in Italia è notte fonda, ma vogliamo darvi le nostre impressioni a caldo, poi nel pomeriggio seguiranno i soliti articoli con i relativi approfondimenti.
Beh che dire, una partita per niente spettacolare, dominata dalle difese, dove spiccano su tutti Von Miller e DeMarcus Ware, due signori che hanno fatto la differenza per l'intera gara. L'ottima linea di Carolina è sembrata un colabrodo davanti il 'front seven' dei Broncos. La partita l'ha vinta chi ha fatto meno errori e diciamolo coach Rivera e i suoi Panthers ne hanno fatti davvero troppi. Il Quarterback più sbruffone della lega, Cam Newton, non ha retto l'emozione della partita e ha giocato con il terrore negli occhi, la sua prestazione è stata davvero al di sotto di ogni attesa. Manning porta a casa il secondo anello della sua carriera, a 39 anni suonati è il QB più anziano della storia che riesce a vincere il Lombardi Trophy. Ma diciamolo, Manning ha vinto nella sua stagione più brutta, quest'anno ha giocato veramente male, ma un piano concepito dagli Dei del football diceva che un mito come lui si meritava di chiudere la carriera da vincente.
L'MVP della partita se lo è aggiudicato il Linebacker Von Miller, pensate che la quota dei bookmakers sulla sua prestazione da migliore in campo era data 20 a 1. Invece gioca una partita fantastica, metterà a referto 2,5 sack, 5 placcaggi e forzerà 2 fumble. E pensare che tra qualche mese Miller finirà sul mercato, sarà lui il difensore più pagato della lega? Passiamo al capitolo allenatori, Coach Rivera e i suoi Panthers sono sembrati troppo inesperti per le grandi partite, ma avranno tempo per rifarsi. Il Defensive Coordinator dei Broncos, Wade Philips, si merita una statua in ogni città del Colorado con incisa la dicitura: "L'attacco vende i biglietti, la difesa vince le partite."
E così il Superbowl 50 è già storia. Che non si dica che è stata una bella partita. E’ stata bellissima. Indipendentemente dal risultato, intendo. Non posso farci nulla, rispetto profondamente il gesto atletico di una bella ricezione o la corsa nel traffico del running back, o la guida offensiva di un grande quarterback, ma vedere giocare due difese al livello espresso in questo Super Bowl, è, per me, uno spettacolo indimenticabile. Sette fumble di cui tre persi, 11 sacks combinati, due intercetti, solo due TD e su corsa… è musica per le mie orecchie. Puoi avere grandi quarterback come Brady o grandi attacchi come Arizona, ma quando ti vai a infrangere contro queste rocce, restano i rottami. Le due squadre combinate insieme hanno convertito 4 terzi down su 29 e Denver ha avuto 1 su 14. Hanno messo insieme 131 snaps per riuscire a fare poco più di 500 yards. Gli ultimi 13 drive combinati delle due squadre hanno sommato 79 yds. La difesa di Carolina ha concesso solo 194 yards nei 11 primi down. Lo scopo delle difese, è sempre bene ricordarlo, è quello di fare giocare male a football. Comunque è finita. Gloria ai vincenti e onore ai vinti. Adesso, fino al marasma della Free Agency, non si parlerà che di difese delle squadre, di Von Miller e Peyton Manning, di Cam Newton e dei Panthers.

Allora facciamo qualche considerazione. Innanzi tutto tifo San Francisco 49'rs. E che c’entra, direte? Nel senso che quando sei realmente preso da una squadra, difficilmente puoi dire che ti possa piacere un’altra franchigia. E questo vale soprattutto, almeno per me, per la mia Conference. Ma, devo dire, non ho mai nascosto, nella NFC, una timida simpatia per i Green Bay Packers, per il tipo di squadra che sono e la filosofia che li attraversa, per I Patriots di Brady e Gronkowsky, per i Seahawks di Wilson e Lynch (ora ritirato purtroppo), per i Texans di J.J. Watt, per i Broncos dello "sceriffo" Payton Manning e, fino a qualche tempo fa, anche per i Carolina Panthers. Fino a qualche tempo fa. Perché da quando Cam Newton ha calcato e intensificato la sua maniera istrionica, un po’ strafottente, e irriverente di intendere il football, ho cominciato, un po’, a non sopportarli. Credo e ritengo che il football sia uno sport durissimo ed esasperato nella contrapposizione personale e fisica dei giocatori, e non trovo alcuna motivazione nel fomentare gli animi. E’ uno sport che si deve basare soprattutto sul rispetto, e il giovane talento di Charlotte, ogni tanto, si dimentica di averlo. E allora fa un po’ ridere averlo visto in tutti questi ultimi tempi calcare la mano in tanti atteggiamenti e vederlo ,finito un Superbowl perso che era convinto di vincere, davanti alle domande dei giornalisti come un bimbetto a cui avevano portato via il giocattolo preferito. Non posso non pensare a Peyton Manning, ma anche a Tom Brady o anche a Russell Wilson o Aaron Rodgers ed al loro atteggiamento nei confronti degli avversari, anche quando sono stati battuti.
Tutto ciò esula da un giudizio tecnico del giocatore, che stimo, e che ritengo, quest’anno, abbia fatto finalmente vedere l’enorme talento che possiede e le grandi capacità fisiche di cui è dotato, giustamente premiate con il MVP. E’ ingiusto inoltre considerarlo, come già da tante parti si sta leggendo, la ragione della sconfitta dei Panthers. E’ vero, ha fatto 18 su 41 con 265 e zero TD e un intercetto, ma diciamo la verità, come si è trovato Tom Brady, molto più rapido di lui nel rilascio sotto pressione, nella finale di Conference? La verità è che sottoposta alla prova più difficile della stagione, cioè affrontare la migliore pass rush della Lega, la OL e soprattutto Michael Other e Mike Remmers sono andati in frantumi. Era ampiamente previsto che fermare Von Miller (ora in Free agent e spero che i Niners se lo portino a casa ricoprendolo di dollaroni!) sarebbe stato indispensabile per Carolina per vincere e, a parte qualche snap, il grande talento di Denver è stato immarcabile.
A parte ciò, confrontando i due quarterback e le loro prestazioni, non si può dire che Cam ne esca perdente. Dei due è l’unico che ha trovato qualche pass profondo, su Brown, su Ginn e su Funchess, mentre Peyton ha trovato un paio di volte Sanders, una volta Caldwell e nulla più. Ha anche corso per 45 yds, top del team. Il problema che dalle 40 yards avversarie, l’attacco e il QB di Carolina si sono regolarmente persi, a parte il drive del TD. In questo c’entra la difesa di Denver, certo, visto che Newton ha raccolto 6(!) sacks 13 hit e 47 dropback, ma anche Manning ha subito sei sacks 5 hit e ha avuto palle perse, semplicemente però quando Denver è entrato nella metà campo avversaria, ha portato a casa i punti. E in questo c’entra il fatto che Peyton ha giocato tanto e da tanti anni ad alto livello, da renderlo capace di massimizzare il risultato delle rare occasioni che una finale come quella di Domenica ti lascia.
Se la sconfitta di Carolina non è (solo) figlia di Cam Newton, la vittoria di Denver ha un eroe ed è Von Miller. Non ha solo raccolto 2,5 sacks decisivi, fatto pressione in tasca tutta la partita in modo asfissiante, ha provocato due fumble che sono poi andati in touchdown, sei tackle di cui cinque dal solo, ma ha anche dimostrato il suo talento in copertura facendo vedere quanti soldi bisognerà pagarlo nella prossima free agency, la tag su di lui sarebbe attorno ai 14 milioni e chissà se lo farebbe contento. Un eroe della vittoria, quindi, Von Miller, ma se si deve individuare un padre della vittoria, quello è il coaching staff dei Broncos e in specifico, Wade Phillips. Il DC ha messo insieme una delle più aggressive e performanti difese della storia recente della NFL (e non solo) ed ha strutturato una partita perfetta o quasi contro i superfavoriti Carolina Panthers. Ha avuto una certa fortuna, è bene dirlo, perché se si devono raggiungere i massimi obiettivi bisogna sempre averla, e stavolta si è materializzata nel precoce infortunio alla caviglia a Johnatan Stewart (RB di Carolina), proprio quando i Broncos stavano mettendo quel differenziale di punti che la franchigia di Charlotte non è più riuscita a colmare. In tante statistiche si è visto come, al Super Bowl, chi riesce a mettere più di un TD di differenza di vantaggio all’inizio partita ha grandissime probabilità di vincere la sfida.
Senza una delle armi fondamentali della corsa avversaria, il lavoro della linea dei sette è stato fortemente semplificato, con Tolbert che ha subito anche un fumble. Gli schemi difensivi non hanno concesso spazio a Olsen (4-41) anche a rischio di subire qualche pass centrale anche profondo, come è successo, nella giusta convinzione che quello non fosse il gioco preferito da Newton. Infatti il tasso di completamento del giovane quarterback è precipitato a 43,9% il più basso della stagione, e alla fine il reparto difensivo a portato il Vince Lombardi a Denver e il secondo anello a Manning, proprio nell’anno peggiore della gestione dell’attacco da parte del quarterback veterano. La grande capacità di pressione costante, la secondaria, che a parte qualche spettacolare ricezione, ha concesso poco e niente principalmente nella propria metà campo, e soprattutto la capacità di generare i turnover hanno fatto una incredibile differenza. Come spesso succede, nelle partite tirate come quasi tutti i Superbowl, la differenza la fanno i turnover, e non a caso Denver ha vinto 4 a 2 e due cambi palla i Broncos li hanno massimizzati con 15 punti. Da parte di Carolina ha, come sempre dominato Luke Kuechly, dominatore della seconda linea, sempre attento e preciso nel guidare la sua difesa ed ha chiuso con 10 tackle di cui 7 da solo e un sacks, ma chi ha impressionato maggiormente è stato Kony Ealy, Defensive End, che ha lottato come un leone tenendo a galla la sua difesa chiudendo con tre sacks, due placcaggi dietro la linea di scrimmage, due ulteriori hit al quarterback Manning e un fantastico intercetto ad una mano nel secondo quarto. Il resto della difesa non è forse arrivato al livello di questi due atleti ma, ripetendosi, non è stata la difesa, a parte la generazione dei turnover, a dovere aver attribuita la sconfitta, e soprattutto questo reparto, dando uno sguardo in avanti, ha il futuro assicurato, anche senza un Jared Allen che potrebbe non essere più nel roster l’anno prossimo.
Una citazione a parte merita John Elway. E’ un discusso General Manager, che ha tanta capacità di lavorare in Free Agency. Ha raccolto un mare di critiche quando portò a Denver Peyton Manning, giudicato dai più finito per i suoi molteplici interventi al collo ed è stata una mossa vincente, sempre ai playoff dal 2012 con due Super Bowl e uno vincente . I suoi costosi innesti, alla Demarcus Ware o Aquib Talib e compagnia con la perseveranza e con la dovuta attenzione al calcolo cap, si sono dimostrati vincenti. Ha azzeccato quasi tutto, compresa la discussa cessione di Julius Thomas, niente da dire, chapeau. Da qualche anno amo il football e chi ama questo sport, al di là delle bandiere, non può non avere amato il Peyton Manning quarterback franchising in campo, fino all’inizio dell’anno scorso. Era una ingiustizia cosmica che un atleta del genere avesse solo un anello. Ora giustizia è fatta, e quindi, sarebbe bello e giusto che PM lasci da vincitore dopo aver stracciato ogni record.
E non parlatemi di calcio per un pò.... in questi 4 mesi non mi è proprio mancato per niente! E scusatemi per la lunghezza ma è pur vero che per qualche mese (almeno fino al draft) non ne scriverò più.

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