mercoledì 23 aprile 2014

"Il mio nome è Pliskeen, Jena Pliskeen!"


Dopo un'attenta analisi dei corpi dei banditi, i 5 avventurieri avevano accumulato la loro attrezzatura, che il buon Oleg si propose di pagare onestamente, a parte un arco lungo composito +2 e una statuetta di argento raffigurante la testa di di un cervo (forse il dio Erastil), che il gruppo decise di tenere.
E così Syrio e Kastaghir decisero di interrogare i 2 ladri sopravvissuti, mentre Davy'd e Walker percorrevano a ritrorso le tracce dei cavalli dei banditi per identificarne la provenienza.
I due cercatori di piste riuscirono a trovare il punto dal quale i banditi si erano immessi sul sentiero, decidendo così di rientrare, mentre i metodi non proprio ortodossi di Syrio fecero breccia nelle difese del povero ladro che gli disse tutto quello che sapeva.
I ladri facevano parte di un grosso gruppo che aveva l'accampamento nel bosco (verso sud? non ricordo bene) e che avevano come capo una certa Kressle, una terribile e pericolosa donna. Lo stesso gruppo faceva riferimento ad un certo Signore Grosso Cervo (? anche qui non ricordo il nome) e nell'accampamento dovevano esserci almeno una dozzina di ladri. Questo si trovava a circa 2 giorni (?) a cavallo e forse entro la settimana qualcuno sarebbe venuto a controllare perchè il piccolo gruppetto non aveva fatto ritorno.
Il party decise così di andare ad esplorare la zona, possibilmente identificando il territorio nel quale sorgeva l'accampamento dei banditi, decidendo di portare con se uno dei due banditi.
Il loro tragitto però venne presto interrotto da un branco di iene fameliche che sbranarono il ladro e ferirono alcuni fra gli avventurieri. Fortunatamente le risorse di Kastaghir furono sufficienti a tenere in piedi gli eroi, mentre il nano e i guerrieri sbaragliavano le bestie feroci.
Ma alla fine dello scontro tutti furono daccordo nel tornare all'avamposto di Oleg per recuperare le energie.
Quando tornarono da Oleg ebbero una bella sorpresa: la milizia promessa era arrivata!
A capo di un manipolo di combattenti (3 o 5? non ricordo) un certo Kesten Garess si proponeva di salvaguardare l'avamposto. Chi era costui? Ci si poteva fidare? Avrebbe spalleggiato il gruppo nella difesa dell'avamposto o lo avrebbe anche seguito all'occorrenza nell'esplorazione della zona?
Ed infine, dopo la batosta presa dalle iene, le certezze del gruppo erano un pò venute a meno... non tutti ora si sentivano in grado di affrontare i pericoli della Cintura Verde (si chiama così?) e tanto meno andare a stanare i banditi nel loro covo.
Quale sarebbe stata la prossima mossa? Andare a trovare il vecchio pazzo Bokken per cercare di ottenere qualche pozione o qualche indizio su cosa ancora li aspettava in quelle lande selvagge? Oppure aspettare la prossima mossa dei banditi? Oppure tentare nuovamente l'esplorazione?

martedì 15 aprile 2014



5° GIORNO: HOBGOBLIN AL PASSO DI BAEN DRAW
Quando Preia Starle e l'anziano cacciatore Obann si appartarono, Kyras e Kimson notarono il disappunto dell'elfa nei confronti dell'umile Lupus. Forse incolpava in parte lui del fatto di non aver potuto fare niente per la morte di tutti i suoi uomini, a suo avviso più meritevoli di vivere e più utili alla causa rispetto al giovane umano.
Kinson e kyras provarono a discutere con Preia ma lei non volle saperne, ricordando agli avventurieri che il la loro missione non poteva indugiare oltre. Così il ranger umano e l'elfa andarono in esplorazione, avvicinandosi all'accampamento dei goblin. Come aveva detto Obann era ormai vecchio e stabile. Le sentinelle erano schierate attraverso l’imboccatura della valle, 2 coppie di goblin, più altre figure sdraiate in vari punti del passo. Inoltre due imponenti tende occupate, secondo le tracce trovare dagli esploratori, da almeno un ogre e da un altro umanoide di stazza inferiore a questo ma più grande di un hobgoblin.
Dopo l’apertura, la gola del Baen Draw si stringeva poi piegando in una doppia esse, per poi riallargandosi verso l’uscita.
Era larga una decina di metri all’imboccatura e le due tende erano attorniate da giacigli e fuochi.
Una coppia di goblin stava chiaccherando, mentre l'altra sembrava essersi assopita.
Dopo aver discusso diverso tempo con gli atri, decisero che avrebbero cercato di passare, fasciando le zampe dei cavalli e avvicinandosi il più possibile. Poi avrebbero eliminato le guardie sveglie, cercando di attraversare silenziosamente il campo.
Grazie ad un cammuffamento dell'alchimista Azael, le 2 guardie vennero attirate all'esterno dell'accampamento ed eliminate senza far rumore.
Così recuperati i cavalli cominciarono ad attraversare l'accampamento. Purtroppo Azael non riuscì a mantenere calmo il suo cavallo e una guardia si svegliò, dando l'allarme.
Subito gli elfi, immediatamente imitati da Kinsom e Kyras, salirono a cavallo gettandosi al galoppo attraverso l'accampamento, mentre intorno a loro succedeva il finimondo, fra urla, minacce e imprecazioni, tra i quali il verso terrificante dell'ogre che si destava uscendo dalla sua tenda.
Alla fine riuscirono a passare, nonostante il cavallo di Azael fosse ormai allo stremo ferito mortalmente dalle frecce dei goblin e degli hobgoblin, lasciandosi alle spalle i frustrati inseguitori.
Si infilarono nelle due esse del passo dirigendosi a spron battuto verso l'uscita.


A quel punto, però, la loro fortuna finì. Come precauzione contro quel genere di attacco, gli Hobgoblin avevano allestito una seconda linea di difesa alla fine della gola: nell’udire le grida dei compagni, i 6 Hobgoblin della seconda linea attendevano gli aggressori. Così quando si avvicinarono alla fine della valle, gli avventurieri vennero bersagliati da un nutrito lancio di frecce.
Ne venne fuori uno scontro all'ultimo sangue, nel quale ognuno dovette ricorrere a tutte le proprie risorse per uscirne vivo, rischiando più volte di rimanere distesi in mezzo alla polvere e al sangue.

6° GIORNO: AI PIEDI DELLE CATENE DI CONFINE

Al tramonto del giorno seguente, eravano ormai penetrati in profondità nelle montagne. Avevano continuato a cavalcare per tutta la notte, dopo essere sfuggiti agli Hobgoblin al Passo di Baen, addentrandosi nella prima fascia pedemontana delle Catene di Confine fermandosi soltanto quando la luce dell’alba aveva cominciato a strisciare fuori dall’est e a riversarsi nella grande conca del Sarandanon.

7° GIORNO: SALITA ALLA PRIMA CATENA DI MONTI E RICORDO DELLE “PINZE”
Si erano riposati per alcune ore, si erano rimessi in piedi, avevano mangiato ed erano ripartiti. La pioggia era cessata, ma il cielo rimaneva rannuvolato e grigio, la nebbia si stendeva sulle valli come una fitta coperta. Nell’aria gravava una densa umidità che puzzava di terra e legno marcio. Quando salirono di quota, le colline divennero rocciose e brulle, e l’odore sparì. Ora l’aria era gelida e chiara, e la nebbia si diradava progressivamente. Verso mezzogiorno si lasciarono alle spalle quelle alture e cominciarono a salire. Intendevano proseguire finché non facesse buio perché volevano distanziare i loro inseguitori e, prima di fermarsi, giungere su un terreno dove fosse impossibile trovare le loro tracce. Nessuno mosse obiezioni. Cavalcarono in silenzio, mentre la nebbia si diradava e le montagne si facevano più erte.
La Catena del Confine era una parete di rocce spezzate, di monti che svettavano fino al cielo per sparire infine tra le nubi, di precipizi che strapiombavano per centinaia di braccia, di massicci affioramenti e di crepacci irregolari generati dalle pressioni interne della terra all’epoca in cui il mondo si stava ancora formando. Le montagne si spingevano verso il cielo come se volessero liberarsi dal mondo, simili a braccia di giganti tese verso l’alto e solidificate dal tempo. Fin dove l’occhio riusciva a spingersi, a nord e a sud, era visibile la Catena di Confine: una barriera impenetrabile, una fortezza chiusa a qualunque invasione.
Al tramonto avevano ormai superato la prima catena; guardandosi alle spalle, non riuscivano più a scorgere le colline che avevano attraversato e la valle del Sarandanon. Si accamparono in un boschetto di abeti, in una stretta vallata chiusa tra due monti brulli su cui la neve formava un manto scintillante. Laggiù trovarono erba e acqua per i cavalli e legna per il fuoco.
Il cielo si era schiarito e la sua grande volta era piena di stelle, di una luminosità accecante. Ora non restava che affidarsi ai ricordi per trovare le 2 cime che cercavano.

venerdì 11 aprile 2014

....SIETE ARRIVATI, FINALMENTE!!!



I nuovi compagni di viaggio ed esplorazione approfittarono dei due giorni di spostamento in territori sicuri per stemperare un po' la tensione dei giorni precedenti dovuti all'inizio della loro avventura e per cominciare a fare conoscenza, dato che avrebbero dovuto imparare a cooperare.
poco prima del tramonto del secondo giorno di viaggio arrivarono in vista di quella che sembrava essere una piccola fortificazione militare, che avvicinandosi si dimostrò essere tale, almeno fino a qualche anno fa...
l'avamposto commerciale di Oleg è posto sul confine meridionale del Rostland. A sud la verdeggiante possenza della cintura verde si staglia distante qualche chilometro.
Ad accoglierli una giovane donna, dai tratti delicati, sebbene prosperosa, e dai modi di fare cordiali e giulivi.
Svetlana si precipita verso il gruppetto e li saluta calorosamente, come se fossero attesi con ansia..
Oleg, dal canto suo, non sembra così convinto e i suoi modi di fare lo dimostrano senza indugio.
Dopo un dovuto scambio di presentazioni l'amara realtà abbatte il morale della giovane donna, Oleg aveva ragione, non erano li per aiutarli.
La donna spiega loro la situazione, un gruppo di banditi li stavano taglieggiando già da un paio di mesi e, alla loro richiesta di aiuto mandata alle autorità, dopo diverse settimane un messaggio di risposta comunica loro l'arrivo aiuti imminenti, aiuti che fino ad oggi non sono arrivati e l'indomani dovrebbe essere il giorno in cui i banditi si ripresenteranno..
Svetlana, con la speranza che rinasce, chiede loro se possono aiutarli.
dopo un breve conciliabolo il gruppo decide di aiutarli, dato che ovviamente i banditi sono anche una parte del loro compito.
Un pasto buono e abbondante offerto dalla coppia mette tutti nello stato di umore più adatto (tranne il nano) e il gruppo decide di dividersi per poter esplorare la zona e vedere come poter accogliere i banditi.
il ranger e il guerriero controllano la palizzata e le vecchie, inutilizzabili, catapulte sui torrioni, gli altri controllano il contenuto e la disposizione delle sale interne.
qualche ora di discussioni e il piano è pronto, la trappola è tesa...
l'indomani i banditi si presentano puntuali, il druido dalla palizzata ne scorge sei, i compagni già pronti in luoghi strategici nascosti e silensiozi. svetlana al sicuro in casa con oleg che fa la guardia.
il gruppetto di sei uomini arriva a cavallo parlando e ridendo sguaiatamente, baldanzosi, pronti ad un bottino facile, quando, varcato il portone, si accorgono che non sarà cosi facile.
Walker e Kastaghir nascosti dietro l'edificio, Ramiel e Syrio dietro le ante del portone pronti a chiudere dentro i malviventi.
la reazione dei banditi è lenta, i pg hanno il tempo di attaccarli per primi e chiudere la porta.
furibondo è lo scontro, D'evyid per primo dopo aver colpito il capo rischia la vita trafitto da una freccia di quest'ultimo ma Walker riesce presto ad abbatterne uno, Ramiel un altro, Syrio mostra di saperci fare davvero.. a questo punto è Ramiel a rischiare grosso perché il capo dei banditi, un ranger, sembra che non abbia molto a cuore gli elfi.. ma viene fortunosamente abbattuto. l'intervento di Kastaghir, rischiando la vita anche lui, riporta il gruppetto in salute e posso così dedicarsi agli ultimi banditi ormai allo sbando.
uno di loro viene lasciato vivo mentre un secondo è morente..

giovedì 10 aprile 2014

UN INCONTRO INASPETTATO AL PASSO DI BAEN DRAW

5° GIORNO: ARRIVO AL PASSO DI BAEN DRAW
Il quinto giorno dormirono fino all’alba, in un bosco di alti abeti, in una valle ai margini del Kensrowe.
Erano quasi giunti in fondo alla valle, e davanti a loro c’erano la distesa scura del lago Innisbore e il passo attraverso il Baen Draw che li avrebbe portati alle Terre di Confine.
Quel giorno non avevano trovato tracce di Hobgoblin. Cominciavano a pensare che li avessero distanziati, e che presto sarebbero riusciti a perdersi in mezzo ai monti.
La giornata si annunciava cupa e scura come le precedenti, il tempo non era cambiato.
Ripresero il viaggio verso ovest, in mezzo alla foschia. Con il passare delle ore, la pioggia divenne più fitta.
Quel giorno percorsero l’ultima parte del Sarandanon, avvolti nella penombra, quasi invisibili l’uno all’altro. Era come se il mondo da cui venivano e in cui si recavano fosse scomparso e rimanesse soltanto il piccolo tratto di terra su cui cavalcavano: un tratto che si materializzava davanti a loro e spariva alle loro spalle e durava i pochi istanti occorrenti per attraversarlo.
Giunsero al Baen Draw, che dal Kensrowe portava alle Terre di Confine, al crepuscolo, quando ormai la luce era sparita, e qui trovarono 2 figure accampate che li attendevano: un elfo e un umano.
L'elfo era un cacciatore di Arborlon che aveva lasciato lungo il tragitto tracce convenzionali per far notare la sua presenza da chi fosse stato in grado di leggerli.
Subito Preia Starle li aveva notati, tenendo il gruppo all'oscuro di tutto: voleva prima accertarsi che non si trattava di un'altra trappola. Immediatamente il cacciatore le fece rapporto:

"Sono stato mandato da Tay a Grimpen Ward, a sud dell'Innisbore sotto le Montagne dello Sperone Roccioso, per cercare quest'uomo. Il suo nome è Azael, un umano alchimista che ha studiato assieme a Tay e Bremen a Paranor, nella fortezza dei druidi. Bremen ha insistito affermando che la sua presenza ci sarà di grande aiuto. Pensavamo di dovervi raggiungere sulle montagne, invece vi abbiamo aspettati qui quando abbiamo visto che il passo è bloccato da un grosso contingente di Hobgoblin. Non sembrano provenire dal Sarandanon, anzi sembrano essere qui da molto tempo. L'accampamento è vecchio e stabile con sentinelle schierate attraverso l'imboccatura della valle. Si potrebbe aggirare ma ci vorrebbe almeno una settimana di viaggio in più. Bisogna trovare un modo per passare."

sabato 5 aprile 2014

COME TUTTO EBBE INIZIO....


Erano ormai diverse settimane che non si parlava d'altro, lungo i vicoli di Restov.
Le trame della politica, i sussurri sui segreti delle famiglie nobili, i dissapori con l'Issia erano passati in secondo piano, almeno per il momento..
I volantini affissi cercavano volontari, le Terre Rubate andavano riconquistate!
Fra i molti allettati dall'opportunità di guadagnarsi un pezzo di buona terra e poi, chissà, magari col tempo, ambire ad una carica nobiliare, si è svolta una prima "scrematura".
Quelli troppo anziani, troppo giovani, troppo delinquenti, troppo incompetenti..numerosi sono stati scartati ma alcuni sono stati accettati.
Ramiel, un giovane mezzelfo sott'ufficiale della guardia cittadina è stato incaricato della selezione di uno dei gruppi di pionieri che entreranno nelle terre rubate, ansioso lui per primo di cominciare l'avventura.
le direttive erano poche ma chiare: ogni gruppo sarebbe stato formato da persone con competenze differenti, combattenti, curatori, esploratori.
E così un nano ed uno gnomo furono scelti come guide , un misterioso spadaccino come combattente, un chierico umano sarebbe stato il loro conforto spirituale e fisico.
Ramiel consegnò a tutti loro un lascia-passare che avrebbe permesso loro di muoversi agevolmente entro i confini del regno ma oltre quei confini sarebbe servito a ben poco quel pezzo di carta.
La loro base di partenza sarebbe stato uno sperduto avamposto commerciale, da dove avrebbero potuto cominciare l'esplorazione della Cintura Verde, il tratto di Terre Rubate che era stato assegnato al loro gruppo.
E questo è tutto quello che sapevano, per il momento...

Tratti dei pg che vi propongo:

marco: rostlandese (+1 tempra)
viso: bastardo (+1 volontà)
lele: nobile orlowsky (+1 DMC e +1 abilità)
teo: pioniere (cavallo e +1 abilità)
mao: issiano (+1 volontà)

martedì 1 aprile 2014

PARTENZA DA ARBORLON




Bremen era stato al Perno dell'Ade, il Lago dove riposavano i Morti al centro della Valle d'Argilla, per parlare con gli Spiriti dei Druidi.
Questi gli avevano dato delle visioni: una di queste era che Paranor era caduta e i druidi tutti massacrati, l'altra era quella della localizzazione della Pietra Nera. Discutendone con Kinson avevano convenuto che la fortezza si trovasse nelle Catene di Confine a nord ovest di Arborlon, sopra il Lago Innisbore e il Passo di Worl Run. Ma la locazione non era chiara e  lo stesso Kinson non era sicuro di poter stabilire esattamente il posto descritto… forse solo in caso gli si fosse parato innanzi avrebbe potuto prendere dei riferimenti. Bremen ricordò che sicuramente un altro uomo era stato da quelle parti, un fabbro di nome Angus Brave, così assieme a Kinson si era recato nella città di Dechtera a Sud per trovarlo.
Purtroppo l'uomo, ormai anziano, era deceduto ma il viaggio non era stato vano. Infatti il fabbro aveva un figlio di nome Lupus Brave, fabbro pure lui, e a questi aveva raccontato svariate volte tutti i suoi viaggi. In qualche modo Bremen sperava che anche il ragazzo, attraversando quei luoghi, avrebbe magari potuto ricordare qualche particolare narratogli dal defunto padre. Il giovane (sui 30 anni) era stato subito affascinato dalla possibilità di intraprendere una simile avventura e quindi era stato accompagnato da Kinson fino ad Arborlon, mentre Bremen avrebbe intrapreso un'altra strada spinto dalle altre visioni che aveva avuto dagli spiriti.
Giunti ad Arborlon, Kinson e Lupus si erano uniti a Kyras, un chierico mezzelfo, e tutti assieme erano stati convocati da Tay Trefenwyd che gli aveva illustrato le aprticolarità della missione.
 “Ricordate - Aveva detto Tay - Molti possono partecipare al recupero della Pietra Nera, ma i soli in grado di trovarla e prenderla sono quelli che hanno affinità con lei, ovvero con sangue elfico o padroni della magia. Ricordate il pericolo che circonda la Pietra, i neri tentacoli che la difendono dai ladri, l’inconfondibile aura di male. Trovare la Pietra è solo il primo passo: il secondo consiste nell’impadronirsene, e il terzo nel trasportarla fin qua: non sarà né facile né privo di pericoli. Se la Pietra è rimasta indisturbata per tanti secoli, deve essere protetta molto bene”.


• PREVISIONI PER IL VIAGGIO
TRAGUARDO: Le Terre di Confine
PERCORSO: attraversare il fiume Rill Song e proseguire attraverso la foresta fino alla distesa del Sarandanon. Costeggiare il lago Innisbore passando poi per il Baen Draw fino al Passo Worl Run e su per le catene delle Terre di Confine
STIMA: 2 giorni per attraversare a piedi il Rill Song e la foresta ed arrivare nel Sarandanon più altri
4 giorni a cavallo per arrivare ai piedi delle Terre di Confine

SUGGERIMENTI PER IL VIAGGIO

- Silenzio assoluto evitando centri abitati.
- Compiere il tratto nella foresta a piedi e solo con l’equipaggiamento indispensabile.
- Viaggiare con armature leggere (al massimo medie) per non affaticarsi troppo
- All’arrivo nel Sarandanon raggiungere avamposto per rifornimenti, equipaggiamento e cavalli
- 1 Cacciatore elfo a testa come scorta (3 in totale)
- 1 Scout (Preia Starle ) per guidare il gruppo assieme a Kinson nelle Terre dell'Ovest

1° GIORNO: PARTENZA
Così partirono in 7 da Arborlon, all’alba e con la pioggia: una fila di persone avvolte nel mantello e incappucciate, irriconoscibili nella penombra,. Scesero lungo il Carolan fino alle prime cateratte del Rill Song, e attraversarono il fiume servendosi del traghetto a disposizione della cittadinanza e senza fare parola con nessuno, e si avviarono verso ovest passando tra le ombre dell’antica foresta.
Avrebbe piovuto tutto il giorno rendendo più faticoso il tragitto rallentandolo.
Avanzarono per tutto il giorno nella pioggia, tra sentieri fangosi e scivolosi, e più volte furono costretti a superare tratti allagati a causa della pioggia.
Scesa la notte, si accamparono, senza fuoco e facendo turni di guardia assieme ai cacciatori elfi, mentre Preia Starle (lo scout elfo) andava ad ispezionare le vicinanze.
Per uscire dalla foresta e raggiungere la distesa aperta della valle era necessaria un’altra giornata; poi il panorama sarebbe cambiato drasticamente, perché avrebbero attraversato la regione agricola dove si producevano le derrate alimentari che nutrivano la nazione degli Elfi. Al di là di quella, dopo altri quattro giorni di viaggio, c’erano le Terre di Confine, la loro destinazione.
Durante l'ultimo turno di guardia, mentre Lupus osservava gli alberi carichi di pioggia, e i suoi occhi si erano abituati al buio, cominciò a scorgere strane forme, strane figure nella pioggia, anche in assenza di luna e di stelle, e poi una sagoma scura che si strofinava tra i cespugli: un cinghiale!
Avvisata subito la sentinella che era con lui, questa riferì a Lupus di svegliare subito gli altri poichè quello on era un cinghiale selvatico.
Mentre quindi il giovane svegliava Kinsom e gli altri, già si sentivano i rumori della lotta tra la bestia e il cacciatore e solo dopo alcuni minuti riuscirono ad avere la meglio sull'animale.
Dopo un'attenta analisi infatti si accorsero che gli occhi rossi che si spegnevano non erano quelli di una bestia normale, mentre notarono il collare che avvolgeva il collo robusto e una strana conformazione dei denti, affilati innaturalmente come lame. Era sicuramente un cinghiale appartenente ad una tribù hobgoblin. Questi infatti li utilizzavano sia come animali da caccia grazie al loro fiuto, sia come "spazzini" per gli avanzi di cibo e in alcune occasioni anche come cavalcature.
Il fatto di essersi imbattuto in uno di questi era preoccupante.
Infatti mentre il gruppo stava riposando in una chiazza di erba asciutta sotto una quercia, Preia Starle, di ritorno dall'ispezione, si avvicinò a loro, dopo aver conferito con uno dei cacciatori che, raccolte le sue cose, se ne stava già andando:
“Ho mandato Retten Kipp fino al Sarandanon per assicurarsi che i cavalli e i rifornimenti siano pronti. Ci stavo andando io, ma io sono tornata indietro per avvertirvi che ho trovato tracce di Goblin e Hobgoblin, 2 grosse squadre. Sembra vadano a caccia. Il tipo di tracce lo fanno pensare. Si tengono vicino al Kensrowe a nord della prateria”

2° GIORNO: IL VIAGGIO NELLA FORESTA
La pioggia continuò a cadere per tutto il giorno seguente, senza interruzione. La compagnia proseguì attraverso la foresta, con ogni senso all’erta per la presenza degli Hobgoblin e pronta a tutto. Le ore trascorrevano lente, dall’alba al tramonto, senza molte differenze, perché in tutta la giornata il solo chiarore era la luce grigia che filtrava tra le nubi plumbee e le foglie cariche di pioggia. La marcia era lenta e monotona. Nei boschi non incontrano nessuno. Nell’umido grigiore nulla si muoveva. La notte giunse e passò senza inconvenienti, ma Preia Starle era visibilmente preoccupata: Retten Kipp non era ancora ritornato.


3° GIORNO: L’AVAMPOSTO DEL SARANDANON

All’alba del terzo giorno giunsero nelle vicinanze del Sarandanon. La pioggia era cessata e il cielo cominciava a schiarirsi. Il sole fece capolino dalle nubi sotto forma di stretti raggi sullo sfondo turchino. L’aria si riscaldava e la terra cominciava ad asciugarsi. Poco più tardi, in una radura illuminata dal sole e rallegrata da fiori selvatici, si imbatterono nell’arco di Retten Kipp, spezzato e infangato. Non c'erano altre tracce del giovane cacciator elfo. Ma le impronte degli Hobgoblin erano dappertutto.
La mattinata si riscaldava, l’umidità dei due giorni precedenti sparì, gli alberi si diradarono fino a rendere visibile il Sarandanon: un’ampia distesa che si estendeva in tutte le direzioni fino ai monti dell’Ovest, dove si perdeva nella foschia. Vi entrarono verso mezzogiorno, dopo avere incontrato per ben due volte le tracce dei Cacciatori degli Hobgoblin senza però vederli. Ora eravano ansiosi di trovare i cavalli promessi e di allontanarsi dalla zona.
Controllando il terreno alla ricerca di Hobgoblin, Kinson scoprì dappertutto le tracce del loro passaggio, ma non la loro presenza. Forse li avevano scoperti. Pareva la conclusione inevitabile, dopo il ritrovamento dell’arco spezzato in mezzo a un mucchio di orme del nemico.
Si trovavano ora su un territorio, leggermente ondulato, lontano dalle zone coltivate e per questo coperto di erba alta: era una zona incolta e nelle depressioni fra i rilievi.
A meno di un miglio dall’avamposto elfico, Kinson sentì nuovamente la presenza dei goblinoidi: probabilmente li stavano aspettando!
Lasciando gli altri ad aspettare il loro ritorno, Kinson Ravenlock e Preia Starle proseguirono da soli, piegando prima a sud e poi a nord, per giungere all'avamposto da una direzione diversa da quella prevista dal nemico. Quando giunsero nei pressi del piccolo gruppo di costruzioni che costituva l’avamposto, Preia invitò Kinsom ad annusare il vento, poco più di una brezza leggera. Soffiando verso di loro, portava l’odore del nemico, una sgradevole mescolanza, acre e densa, di terra e dell’olio con cui erano soliti ungersi la pelle gli Hobgoblin. Non avevano fatto alcun tentativo di nasconderlo, e questo li aveva messi subito in allarme: in genere gli Hobgoblin erano molto scaltri.

Strisciando sul terreno, raggiunsero un punto da cui potevano scorgere la stalla e il recinto dei cavalli. Non videro nessuno. Il recinto sembrava vuoto, senza cavalli. Nello spiazzo tra gli edifici niente si muoveva. Dalla casa non giungeva alcun rumore. Eppure c’era qualcuno nascosto lì.
Perciò procedettero silenziosi a carponi dentro un fosso al limitare di un campo di grano, da cui potevano vedere la facciata della casa e della stalla.
Kinson si accorse, in entrambi gli edifici, di movimenti inquieti e furtivi: cacciatori degli Hobgoblin in agguato.  Respirando lentamente, con calma, avanzarono in silenzio.
Sentivano solo il fruscio degli steli di grano agitati dal vento e il profondo silenzio della prateria, con la sensazione che qualcosa non andava. Infine raggiunto il punto scelto, riparati in mezzo al frumento, erano abbastanza vicini alle case perché si potesse scorgerne bene la facciata.
Kinsom si accorse subito dell'espressione sbigottita di Preia Starle e seguendo il suo sguardo ne comprese immediatamente il motivo: Retten Kipp era crocefisso alla porta del granaio con grossi chiodi conficcati nelle mani e nei piedi. Il sangue gli sgorgava dalle ferite rigando il legno. Capelli e abiti pendevano come da uno spaventapasseri. Kipp mosse leggermente la testa. Il cacciatore elfo, benché in fin di vita, non era ancora morto.
Ecco perché gli Hobgoblin non si erano preoccupati di nascondere la loro presenza. Con Retten Kipp come esca, sapevano che gli Elfi sarebbero usciti allo scoperto.
I due tornarono indietro, lungo il fosso e attraverso i campi, lasciandosi alle spalle l’avamposto e i suoi occupanti e dopo quasi un’ora si riunirono ai compagni.
Ora si accese una feroce discussione nel gruppo, con i due cacciatori elfi che spingevano assieme a Kyras per andare a cercare di salvare retten Kipp, mentre Kinsom, Preia e Lupus lo davano già per spacciato, mettendo l'importanza della missione davanti alla certa possibilità di cadere in trappola. Alla fine i diplomatici argomenti di Lupus e l'autorità di Preia Starle ebbero la meglio. Così si lasciarono alle spalle Retten Kipp e gli Hobgoblin dirigendosi verso un secondo avamposto a qualche miglio di distanza.
A metà pomeriggio il sole calava verso le cime appuntite delle Terre di Confine e dovettero uscire dall’ombra di qualche piccola altura per camminare allo scoperto. Davanti a loro scorsero quasi ovunque tracce di Hobgoblin, diversi gruppi, ma non seppero dire quanto numerosi. Sarebbe stato comunque meno pericoloso muoversi che rimanere fermi. L’avamposto distava poche miglia. Guardando nella direzione dell'avamposto, videro solo alcuni campi coperti di germogli di grano: era comunque davanti a voi, in una radura dietro a delle collinette ed era assolutamente necessario recuperare dei cavalli.
Si avviarono lungo la pianura. La parte centrale del Sarandanon si estendeva dinanzi a loro: i campi coltivati erano un mosaico di terra scura e di messi verdi: adesso erano inevitabilmente allo scoperto, chiaramente visibili da qualsiasi direzione.
Kyras e Lupus li videro quasi subito, mentre l'avamposto compariva innanzi a loro: dalla destra un polverone alzato da cavalieri al galoppo che si stavano avvicinando, benchè fossero comunque ancora lontani.
In quel momento comparvero 6 Goblin, usciti dal loro nascondiglio nell’avamposto, che adesso era a malapena visibile dietro i campi. I goblin erano appiedati, ma si lanciarono di corsa verso il gruppo di viaggiatori, per rallentarli fino all’arrivo dei compagni a cavallo.
Cominciarono a scendere la collina in un turbine di polvere mentre i Goblin appiedati si spargevano nei campi dinanzi a loro per impedirgli la fuga. Alcuni erano armati di spada e scudo, altri di archi.
Intanto, visibili per la prima volta, apparvero a nord i loro compagni sui cavalli rubati agli elfi. Insieme, erano troppi per pensare di sconfiggerli in battaglia campale. La cosa migliore sarebbe stata lanciarsi dritto contro i Goblin appiedati per sfondare il loro blocco e impadronirsi dei cavalli ancora nel recinto, per poi cercare di distanziare gli Hobgoblin a cavallo.
Se avessero piegato a sinistra - come cercavano di spingerli a fare i Goblin appiedati, sarebbero tornati fra le collinette, dove il terreno li avrebbe costretti a rallentare consentendo agli Hobgoblin a cavallo di intercettarli. Se si fossero diretti a destra, sarebbero finiti in mezzo agli inseguitori a cavallo. E, naturalmente, era in utile tornare indietro. Di conseguenza, la cosa migliore era andare avanti, spezzare lo schieramento dei Goblin appiedati e lanciarsi al galoppo verso ovest.
La manovra non risultò comunque semplice, costretti a combattere e correre sotto la pioggia di frecce dei cavalieri in avvicinamento. Più volte Kyras dovette attingere a tutte le sue risorse per ristabilire i compagni gravemente feriti, anche se non fu sufficiente, tanto che la sola Preia Starle riuscì a montare in sella e fuggire a cavallo assieme al chierico e ai 2 compagni umani.
Superato d’un balzo un canaletto e trovatisi finalmente su un ampio tratto erboso, erano nella pianura e lasciandosi alle spalle l’avamposto cominciò la fuga nella prateria.
Grazie ad alcune manovre gli Hobgoblin vennero progressivamente distanziati e al tramonto non erano più visibili all’orizzonte. Tuttavia, anche dopo avere messo i cavalli al passo perché non si ferissero nell’oscurità della notte, proseguirono il cammino per non rischiare di essere scoperti casualmente da qualche altro gruppo di nemici.
Kinsom li portò verso nord lungo il letto di un ruscello scoperto da Lupus, per non lasciare tracce della loro deviazione e quando l’oscurità li avvolse, continuarono ad avanzare nel più completo silenzio, interrotto soltanto dallo scalpiccio dei cavalli nell’acqua finchè furono di nuovo all’asciutto, sulla terra morbida. Cavalcarono per tutta la notte e si accamparono poco prima dell’alba in una piccola forra fitta di giovani frassini.

4° GIORNO: CONTINUA IL VIAGGIO NASCOSTI DALLA PIOGGIA E DALLA NEBBIA

Dormirono poche ore, e al loro risveglio era tornata la pioggia, e con essa una nebbia che copriva di grigio la regione. Era un tempo deprimente, ma le condizioni atmosferiche avrebbero garantito una buona coperura, perciò continuarono a cavalcare per tutto il giorno e per buona parte della notte, invisibili a coloro che li cercavano. Per gran parte del tempo avanzarono a piedi, portando i cavalli alla briglia, per risparmiare le loro forze ed evitare che si azzoppassero nella terra impregnata di pioggia. Al termine della giornata erano quasi fuori dal Sarandanon e non c'era più alcun segno degli inseguitori.
Mentre si accampavano per la notte un dubbio sfiorò la mente dei fuggitivi: erano quasi certi che, se avessero voluto, i goblinoidi avrebbero potuto ucciderli tutti, quindi la loro fuga non poteva essere addebitata solamente alle grazie della dea bendata..... la conclusione era una sola: benchè ignari della sua ubicazione, anche i servi del Signore degli Inganni cercavano la Pietra Nera.