venerdì 12 febbraio 2016

Le case, le pietre...e l'oro


Dopo qualche giorno la situazione si era normalizzata. Sebbene Oleg fosse abbattuto per aver perso l'utilizzo di parte delle strutture quali il magazzino e le stalle, i danni erano stati contenuti rispetto a quello che sarebbe potuto accadere.
Arrivati gli approvvigionamenti da Restov, assieme alle notizie sulla storia di Achiros decisero di partire alla volta della miniera assieme ai nani. I particolari della vicenda del paladino erano ormai inutile, e con la sua vita era svanita anche la possibilità di avere un alleato in più contro il Re Cervo; la storia comunque aveva toccato i quattro compagni. Achiros, paladino di Erastil, si era innamorato della moglie di un signorotto locale, e aveva incominciato ad intrattenere con essa un rapporto clandestino. Non appena il marito lo venne a saper, per salvare il buon nome della famiglia, accusò il paladino di averla stuprata e lo chiamò in giudizio, con la moglie, nella chiesa di Erastil. Quando però anche la donna lo accusò pubblicamente reggendo il gioco al marito, Achiros si infuriò e uccise entrambi, scappando poi da dal tempio davanti agli spettatori pietrificati e dandosi alla macchia nelle Terre Rubate.

La storia accompagnò il gruppo in viaggio per i giorni successivi, fino alla miniera, dove in un pomeriggio i nani stimarono le potenzialità della vena. Sicuramente c'erano delle buone prospettive, ma il lavoro richiesto per mettere in piedi un'attività del genere sarebbe stato oneroso in termini di tempo e di denaro. Dopo alcune ore di trattativa, si arrivò finalemnte ad un accordo tra i nani e gli avventurieri: l'intera gestione della miniera sarebbe stata affidata ai nani; per i primi 9 mesi il 60% del ricavato sarebbe andato ai nani, il 40% al gruppo, poi per l'anno successivo le percentuali sarebbero diventate 55% e 45%, fino ad arrivare al 50% e 50% l'anno seguente.

Decisero quindi di ritornare a casa e decidere finalmente cosa fare per estirpare la piaga dei banditi, che sembrava non volersi arrestare nonostante il duro colpo subìto col primo assalto del gruppo.
Probabilmente una tattica attendista, di studio del territorio e intercettazione degli approvvigionamenti in termini di uomini e provviste, sembrava la migliore scelta.
Sarebbero quindi partiti verso il punto in cui qualche settimana prima si erano accampati per intercettare le staffette di banditi, cercando questa volta di svelare anche il mistero che avvolgeva la collina attorno al forte del Re Cervo.

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