lunedì 12 novembre 2018

The Joker Presents...XXX - Roll Player

Finita Essen e terminata Lucca, non potevo non fare un post su un gioco che nella cui recensione mi sono imbattuto per caso, e che mi ha colpito fino a conquistarmi!
Premetto che recentemente sono pochi i giochi che mi hanno conquistato (ho la test-list piena e la wish-list vuota...) e incomincio a domare la scimmia che ogni tanto urla eccitata sull'onda del sentimentalismo (qualcuno ha detto Silver Tower??), ma questo gioco è balzato in cima ad entrambe le liste con prepotenza, soprattutto ora che è uscito in italiano per la Raven!
Ho fatto un mix di 2 recensioni (una più agile e una più completa), prese da due siti che non conoscevo. Buona lettura!

L’altra faccia del gioco di ruolo
Se vi chiedessi qual è il momento più bello che avete passato giocando a Dungeons & Dragons, cosa mi rispondereste? Forse quando siete passati al 20° livello? Oppure quando avete sconfitto il tanto agognato Drago Rosso? Io invece sono convinto che più della metà delle vostre risposte sarà “Mentre facevo la scheda”… ed effettivamente si, fare la scheda del proprio eroe oltre che ad essere soddisfacente è anche dannatamente divertente e qualcuno ha ben pensato di farci un bel giochino sopra!

Roll Player è infatti un board game per 1 – 4 giocatori creato nel 2016 sulla piattaforma Kickstarter dalla mente di Keith Matejka e distribuito successivamente nel corso del 2017. Scopo del gioco sarà quello di creare la migliore scheda di un personaggio (o PG) fantasy, utilizzando un sistema di draft di dadi.


Una volta distribuita ad ogni giocatore la propria plancia, con rappresentata una razza, vengono scelte a caso delle tessere da integrarvi relative alla classe, l'allineamento e la backstory.
Questa è sicuramente la parte più figa del gioco, si hanno reminiscenze di vecchie partite a D&D, le combinazioni sono talmente tante che non saprei calcolarle, bello anche il sistema di assegnazione dei punti per l'allineamento, sensato e coerente con il suo aspetto grafico.

Una volta determinato il primo giocatore ed il suo colore di riferimento, si pescano a turno otto dadi per il setup iniziale.
I dadi pescati saranno di vari colori, sarà nostra cura posizionarli negli spazi della nostra plancia dove, ad ogni riga, corrisponderà uno dei nostri attributi. Forza, intelligenza, carisma e via dicendo.
In ognuna di queste righe, una volta che nel corso del gioco verrà posizionato un dado, si avrà la facoltà di eseguire un'abilità speciale ad essa abbinata, come ad esempio ritirare un dado, aggiungere o diminuire di uno il valore di un dado, capovolgere un dado e altre cose dadose.

I dadi di colore giallo, quando pescati e posizionati, forniscono monete bonus.
Questo modificare i valori dei dadi serve perché, ad ogni classe del nostro personaggio, corrisponde un range di valori da raggiungere per ottenere più punti. Questi valori danno punti a fine partita soltanto quando si verificano le condizioni descritte. Se la forza dev'essere 18+ non significa che devi essere maggiorenne, ma che i tuoi dadi devono restituire un valore maggiore di 18.
Ma se sono soltanto tre dadi come si fa a fare più di 18? In base alla razza alcune schede hanno per alcuni attributi dei valori da sommare o sottrarre al totale della riga, per esempio nella mia c'era un +2 nella forza. Diciamo che è un caso limite, ma è possibile che accada e non è detto che si abbia la giusta configurazione per riuscire ad assolvere a questa richiesta.
Un altro modo per fare punti è quello di posizionare dadi di determinati colori, secondo lo schema della propria backstory, il che porta a ragionare non poco su come incastrarli nel migliore dei modi.
L'allineamento invece riporta una zona in cui un nostro cubetto si muoverà, in base alle carte che pescheremo e ad un'azione delle nostre abilità, che dovremo cercare di far giungere alla fine del gioco, in zona punti.


Carte?
Sì avevo dimenticato le carte, in pratica ad ogni turno verranno pescati cinque dadi dal sacchetto e verranno associati a cinque carte numerate dall'uno al cinque, mettendoli in ordine crescente di valore.
Vengono rivelate cinque carte market che faranno parte del mercato messe in vendita e poi eventualmente scartate se non acquistate.
Si scelgono dado e posizione, poi ovviamente da chi ha preso la carta col valore più basso, si procede con la fase di mercato.
Le carte in vendita possono essere armature, che generalmente danno punti a fine partita se entrano in combo con carte dello stesso tipo. Carte armi che aggiungono poteri da usare una volta per turno e che solitamente agiscono sui dadi. Carte skill che sono potenziamenti delle nostre abilità, o metodi ulteriori per guadagnare monete. Per finire carte trait che danno condizioni ulteriori per fare maggiori punti alla fine. Quest'ultime, per poter essere acquistate, si deve prima agire sul cubetto del nostro allineamento come indicato dalla carta, se siamo impossibilitati dal poterlo muovere perché bloccati dal bordo del quadrante, non possiamo acquistarla.
Ultima cosa sulle carte market, queste possono essere raccolte e scartate, fornendo così due monete dalla riserva.
Il gioco procede seguendo la turnazione, fino al completamento degli spazi della plancia e poi si calcolano i punti. Per ogni dado del nostro colore presente sulla nostra plancia, guadagneremo un punto in più.



Roll Player è la prova che da un’idea banale può nascere un ottimo gioco dal gameplay semplice ed accattivante. 
Il problema è che la velocità di apprendimento del gioco non coincide con la fluidità del gioco stesso… purtroppo nonostante la sua linearità Roll Player tende ad essere un pò troppo lungo (in 4 giocatori siamo sulle 2 ore) ed è facilmente soggetto da paralisi d’analisi, quindi vi consiglio di non giocarci con i forti pensatori. Fortunatamente il tutto viene sotterrato dalla moltitudine di trick che potrete inventarvi con le varie abilità/tratti/armi che acquisirete nel corso della partita. Certo l’interazione è molto bassa tra i giocatori, ma qualche cosa per rompere le uova nel paniere dei vostri avversari esce sempre fuori.

Aggiungo solo che in inglese è uscita la prima espansione che a detta di tutti completa l'esperienza di gioco. Praticamente alle carte Mercato vengono aggiunte delle carte Caccia, scegliendo le quali si devono affrontare dei nemici ricevendo ricompense in base al risultato ottenuto con le proprie stat.
Queste ricompense serviranno per fare punti alla fine del gioco, e/o per affrontare il boss "obbligatorio" finale (in pratica dopo 12 turni tutti dovranno affrontare il boss e in base alle caratteristiche avranno un punteggio da aggiungere ai punti finali).
Unica pecca il costo: 55€ per il solo gioco base più quasi altrettanti per l'espansione... I materiali sono ricchi e colorati (72 dadi e centinaia di carte!), ma comunque parliamo di un gioco senza miniature.
Che dire, mi toccherà aspettare un usato!

domenica 11 novembre 2018

X, X e ancora X...???

Erano determinati ad espugnare l'avamposto nanico. Lo dovevano a Uriel e Bodeguilla.
Rientrarono in quella che era diventata anche per loro una tomba nella pietra. La luce nelle prime stanze garantiva loro una certa sicurezza nei confronti del troll di pietra. Ma Hargulka? La sua abilità in combattimento denotava una certa intelligenza tattica, sicuramente superiore alla media dei troll. Avrebbe teso loro una trappola? Quale altre risorse nascondeva nella sua stanza?
La prima sorpresa la trovarono sul tavolo di pietra della grande stanza centrale: nel posto occupato la prima volta dal corpo di uno sfortunato gnomo ora giaceva la salma di Bodeguilla, decapitata.
La seconda sopresa fu nel magazzino prima delle grotte: buona parte del materiale accatastato alle pareti era stato riversato al centro della stanza, come se fosse una barricata. Agli occhi del nano la maggior parte era ancora in buone condizione e avrebbe potuto essere portato a Greenbow.
Al centro del dormitorio il corpo di Nargrundi giaceva ancora immobile. Al collo non c'era però più la collana.
Avanzarono cauti fino alla camera del capo: di Hargulka e del troll di pietra nessuna traccia. Solo nel momento in cui esplorarono di nuovo la stanza coi cadaveri, come risvegliato dalla luce, il troll di pietra si mosse verso il gruppo, attaccando con tutta la sua brutalità. Si difesero sfruttando la larghezza dei corridoi in modo da bloccare il passaggio ai troll, mentre dalle retrovie Jorge e Astrae avrebbero bersagliato i nemici. Dopo un lungo scambio di colpi la creatura cadde, ma di Hargulka nessuna traccia. Che fosse fuggito nella notte?

Si addentrarono nella sua camera. Era vuota. Tutto sembrava lasciato intatto. Provarono a cercare per tutta la stanza. Il barile, che tanta curiosità aveva destato in loro, era in realtà pieno di un liquido puzzolente che sembrava acqua sporca. Sotto al carro ribaltato Walker trovò uno scrigno, ma non appena tentò di aprirlo, venne punto da uno stiletto, che però non gli causò nessuna conseguenza se non una leggera ferita. Dentro allo scrigno trovarono diversi oggetti preziosi: la statuetta di un drago scolpita in un legno pregiato, alcuni gioielli e monili, tre bottiglie la cui etichetta indicava come vino, un boccale di argento cesellato, 1484 monete di rame, 3550 d'argento e 652 d'oro. Come avrebbero trasportato tutto a Greenbow?
Appesa alla parete ovest della camera era appesa una grossa mappa disegnata sul retro di una pelle che poteva essere appartenuta ad un tilacino. Kastaghir la staccò e l'arrotolò, riservandosi di esaminarla più tardi, al sicuro.
Dopo aver esaminato per bene le stanze scoperte il giorno precedente, tornarono alla stanza di Nargrundi, che non avevano ancora esplorato. La caverna era la più alta di tutto il complesso ed ilpavimento era cosparso di ossa rosicchiate. Nella parte nord della stanza una collezione di varie teste umanoidi recise era disposta lungo un grande cerchio di sangue essiccato disegnato sul pavimento. Provarono a percepire auree magiche, temendo particolari riti e influssi malefici, ma risultò solamente un macabro vezzo del suo ospite.
Anche Nargrundi aveva accumulato un suo gruzzoletto, in una nicchia della parete nord- ovest della caverna: 1092 monete di argento e 888 monete d'oro, più una pietra preziosa di colore rosa.
Uscirono finalmente vittoriosi, sebbene Hargulka gli fosse sfuggito. Da solo ci avrebbe messo tanto tempo per riorganizzare le forze dei troll, ed ora avevano il vantaggio di aver scoperto i loro piani.

Tornati all'accampamento con lo scrigno carico di monete, decisero di esaminare la mappa prima di prendere in considerazione il da farsi.
Sulla mappa erano indicati vari luoghi, tra cui la fortezza nanica, la capitale Greenbow e i luoghi naturali di maggior riferimento. Alcune aree erano contrassegnate con grosse X accompagnate da alcuni "NO", ed alcune frecce che partivano dalla fortezza sembravano indicare le direzioni per una futura invasione. La mappa confermava i timori di Restov comunicatigli da Jorge!  Rimaneva da capire il significato delle grosse X, che sembravano localizzate in punti ben precisi: riconobbero infatti a nord il bosco in cui avevano incontrato per la prima volta i due folletti, e ad est l'albero cavo che era stata la tana degli gnefri. Cosa collegasse questi luoghi agli altri non riconosciuti rimaneva però un mistero.

venerdì 9 novembre 2018

W la fuga!

Walker ripercorse lo stretto e ripido sentiero tra le rocce fino ai piedi della collina, desideroso di scoprire la sorte del compagno caduto.
Nel mentre, grazie alla sua esperienza, Grimlock era riuscito a guidare Kastaghir lontano dalla torre e costeggiando le pendici della montagna, al riparo dalle feritoie di avvistamento della fortezza nanica, presto si ricongiunsero col compagno ranger. Il corpo di Uriel giaceva scomposto e privo di vita ai piedi del dirupo da cui erano entrati nel cuore della roccia; il chierico constatò che per lui non c'era più nulla da fare.
Decisero però di conservarne le spoglie per poterlo riportare intatto alla capitale, e così, trovato un riparo nel quale leccarsi le ferite e riposarsi, Kastaghir lanciò riposo inviolato sul corpo del mezzelfo. L'indomani avrebbero ritentato l'ingresso alla fortezza.
Durante i turni di guardia eprò, alcuni rumori provenienti dalla foresta li misero in allerta. Forse una pattuglia di troll di ritorno? Coi nervi tesi per la stanchezza ed il morale a terra si acquattarono fra la vegetazione. Qualcuno si stava avvicinando.
D'improvviso un volto conosciuto spuntò tra le fronde degli arbusti: era Astrae! Poco dietro di lei la seguivano Bodeguilla, Tamar, ed uno sconosciuto; un umano con gli abiti da viaggiatore che poco sembrava avere a che fare con tutta la situazione...
"Sono Jorge, e sono stato inviato da Restov per consegnarvi personalmente un'importante missiva! Vi aspettavamo a Greenbow per fine mese, come i vostri concittadini mi hanno detto siete soliti fare per gestire le faccende più burocratiche, ma non avendovi visto - e vista l'urgenza della mia comunicazione - ho chiesto al vostro compagno Dev'yid di poter venirvi a cercare. Le informazioni che porto mi avevano messo in allerta riguardo alla vostra incolumità, e temevo potesse essere troppo tardi!"
Estrasse dalla borsa la missiva col sigillo di Restov: gli informatori che si trovavano a sud avevano notato un importante movimento di troll verso la Cintura Verde, forse l'avanguardia di una possibile invasione. Il regno del nord chiedeva ai governanti di Restov di vigilare sui movienti nel confine meridionale, mettendoli allo stesso tempo in guardia del potenziale pericolo. Questo coincideva con ciò che aveva scoperto il gruppo, il quale condivise col mmessaggero la situazione.
Jorge si offrì di aiutare il gruppo in quanto mago, e forti degli inaspettati rinforzi decisero di riprovare ad entrare nella fortezza l'indomani mattina, lasciando Tamar a guardia del corpo di Uriel.

All'alba ripercorsero il sentiero fino all'ingresso. All'interno delle grandi camere di pietra scolpita risuonava un silenzio innaturale...
Con i cinque sensi tesi a captare il benché minimo segnale di pericolo avanzarono verso le grotte nelle quali avevano incontrato il troll a due teste, ma non trovarono niente di diverso rispetto al giorno prima.
Avevano deciso che Grimlock, forte della sua innata velocità, sarebbe avanzato fino all'ingresso della grotta del gigante per attirarlo nella grande stanza col tavolo in pietra, ma quando Nargrundi sbucò dalla sua grotta non inseguì il barbaro. Il gruppo fu così costretto ad avanzare, ma nel mentre il mostro si era portato dietro l'ingresso del dormitorio per poter attaccare di sorpresa il gruppo. Iniziò così lo scontro che fu cruento, ma grazie alle magie di potenziamento di Kastaghir e ai dardi magici di Jorge il troll cadde a terra. Walker gli tagliò la testa mentre il chierico lo perquisiva, notandogli al collo un amuleto particolarmente lavorato. Decisero che prima di razziare la tana dei mostri avrebbero perlustrato tutta l'area: mancavano ancora due corridoi e non volevano avere altre soprese.
Il barbaro avanzò nel corto corridoio ad ovest, dove si apriva una grande stanza arredata: un carro ribaltato fungeva da letto, mentre da un enorme tronco d'albero era stato ricavato un trono sul quale sedeva assorto un grande troll, vestito da guerriero, che non appena si accorse dell'intrusione sembrò risvegliarsi da un lungo torpore. Ringhiò qualcosa in lingua gigante, e solo Kastaghir capì le minacce e gli improperi che gli stava rivolgendo contro, come colto da un'ira improvvisa e letale.
Mentre il resto del gruppo stava aspettando all'inizio dello stretto corridoio, il chierico, ancora una volta incuriosito, si mise a perlustrare la stanza a nord, trovandosi di fronte ad uno spettacolo raccapricciante: una moltitudine di cadaveri senza testa giaceva ammucchiata lungo le pareti, che fossero umani, elfi, gnomi o bestie. Il fetore della morte lo fece vacillare. Nel buio notò anche una grande statua di pietra raffigurante un grosso troll, con incastonate sulla superficie una miriade di pietruzze luccicanti.
Nel frattempo lo scontro tra Grimlock e Hargulka (questo era il nome con cui il troll chiamava se stesso in terza persona) era iniziato; il barbaro, aiutato dal nano, stavano incalzando il gigante, che menava poderosi fendenti con la sua mazza magica: ad ogni colpo infatti un grosso boato risuonava nella stanza e i due eroi sembravano sul punto di cedere. Anche Hargulka però aveva subito numerosi danni e indietreggiò fino ad un barile appoggiato al muro. Grimlock e Walker, approfittarono dell'occasione propizia per ripiegare e farsi curare dal chierico, ritornato fra i ranghi dei compagni.
Sembrava che entrambe le parti aspettassero la prima mossa dell'avversario.
Fu il troll a comparire per primo davanti all'apertura della grotta, dove gli eroi stavano aspettando in opportunità. Rimasero però sorpresi quando il mostro armeggiò con un monile che portava al collo e scagliò nell'ingresso una palla di fuoco!

Colto di sopresa il gruppo dovette ulteriormente ripiegare nella stanza del dormitorio. Dovevano decidere in fretta a come reagire: scappare ancora o resistere contro un nemico che non si aspettavano così forte? Non fecero in tempo ad organizzarsi che dalla stanza a nord un enorme troll caricò Kastaghir. Quella che sembrava una statua si era rivelato un troll di pietra! Intanto anche Hargulka ricomparve nel corridoio scagliando un'altra palla di fuoco, protetto dall'enorme mostro. Provarono a cotrattaccare, ma i fendenti del troll e le palle di fuoco scagliate da Hargulka affievolivano ad ogni minuto le loro speranze di vittoria. Non rimase loro che fuggire. Ancora. Astrae e Bodeguilla, che da quando erano entrati erano rimasti indietro a copertura dei compagni, ora erano rimasti indietro, finché il ladro cadde sotto i colpi del troll senza che i compagni riuscissero a portarne via il corpo.
Scapparono velocemente verso l'entrata: la vulnerabilità naturale al troll di pietra avrebbe garantito loro qualche chance in più, ma le risorse di Hargulka rimanevano pericolose. Ritornarono ancora una volta sconfitti nel loro accampamento. Questa missione stava richiedendo sacrifici forse troppo alti...

lunedì 5 novembre 2018

Sgarabonzi bonzi boh...?!?

Dopo un mai così lungo silenzio, ecco un post che non ci si aspetterebbe (ma dato che è già pronto, è perfetto!).
Un articolo preso dalla Tana dei Goblin in cui viene recensito un pezzo del libro "Jocelyn uccide ancora", scritto da un caustico autore che si firma Sgarabonzi e che ho scoperto essere, oltre che un appassionato di giochi da tavolo et similia, un utente più che attivo in Tana.
Un po' come per "La stanza profonda", l'hobby nerd per eccellenza sta piano piano entrando anche nell'immaginario collettivo mainstream, e questo per me - aldilà dello stile forse un po' eccessivo dello scritto - è un gran bel sintomo.
Lascio le parole quindi direttamente all'articolo e allo stralcio del libro!

Alessandro Gori - acidshampoo qua sulla Tana - è un apprezzatissimo autore satirico; ci sembra una bella cosa presentarvi il suo ultimo libro. Attenzione: contiene giochi da tavolo. E parolacce. Ma soprattutto giochi da tavolo.
"Jocelyn Uccide Ancora - spiega Alessandro - è un almanacco eterogeneo, fluido e caleidoscopico fatto di tante cose. Racconti, cronache dall'adolescenza profonda, guide pratiche, parodie, poesie, lettere perdute e dialoghi teatrali. Sulla prima pagina campeggia la dedica a Reiner Knizia e, appunto, si parla anche di giochi da tavolo. È un libro comico, spesso di una comicità virata al nero, ma è un libro pure intimistico e cupo. Questo libro invece che firmarlo con nome e cognome come i primi tre, l'ho firmato come Lo Sgargabonzi."

Mio babbo lavorava per la Banca Popolare dell’Etruria. È stato pure direttore della sede centrale aretina. È andato in pensione nel 2007, quindi non è responsabile dei successivi casini. Dico sul serio, non è responsabile dei successivi casini. Però della Banca tutto posso dire tranne che male. Negli anni ‘80, per Natale, la banca dava un buono di cinquantamila lire ai propri dipendenti da spendere nei negozi di giocattoli locali, per un regalo ai figlioli. Era un modo per sostenere l’economia della città di Arezzo, città di Pietro Aretino, Totò, nonché quartier generale della Massoneria ma, per fortuna, anche dell’Opus Dei. Fin da piccolo a casa mia c’è stato questo atteggiamento che “il gioco sì, ma che sia istruttivo”. E non era un diktat dei miei, persone notoriamente semplici, ma del sottoscritto, bambino prodigio e invidia del vicinato, che usava quella massima fin dai tre anni. Quarta di copertina Io nasco in una frazione di mille abitanti in mezzo alla Val di Chiana, che a sua volta nasce e vive tutta intorno all’eccellenza locale: la fabbrica di cucine di lusso Del Tongo. Qua siamo tutti figli di consanguinei, basta tentare di farsi dare il resto giusto da qualsiasi elettrauto per accorgersene, quindi non sorprende che i miei compagni di classe alle elementari spasimassero per macchinine, robot, biliardini, Exogini e Skifiltor. Io no. Fin da piccolo ho sempre amato i giochi da tavolo. Il mio primo fu Doctor, Doctor! della MB, un deduttivo ospedaliero in cui, per farla breve, dovevi scoprire se il male s’era già preso le ossa. Mi venne regalato nello stesso Natale in cui scoprii che Babbo Natale non esisteva. Entrò mio padre vestito di tutto punto da Santa Claus, tranne la barba e il cappello perché alla Upim li avevano finiti. Si capiva dalla faccia che era lui. E mia mamma subito: “Sergio!”. Essendo l’unico bambino coi cromosomi quasi a posto, trascorrevo interi pomeriggi a studiarmi regolamenti in attesa di giocare con gli amici. Apparecchiavo per sei giocatori attorno a un tavolo circolare Del Tongo e passavo da una sedia Del Tongo all’altra. Il problema era per quei giochi a informazione nascosta tipo Cluedo: ogni volta che ero il colonnello Mustard dovevo autosuggestionarmi di non sapere quali carte indizio avevano in mano il professor Plum e la signora Pavone, anche se Plum e la Pavone ero sempre io. Già dal primo giro capivo che Miss Scarlett era l’assassina eppure, quando toccava a lei, dovevo comportarmi da una che si pensa Enzo Tortora. Intanto i miei compagni di classe passavano i pomeriggi agli allenamenti di calcio e il giorno dopo in classe era tutto un ieri il mister qui, ieri il mister là mentre sbranavano panini con la frittata, le cozze e i Lego. Io invece trascorrevo la ricreazione con le mie compagne di classe a cantare La Valle dei Timbales (I Figli di Bubba, Sanremo dell’88) e per questo venivo preso come futuro uranista dai compagni e pure dai genitori degli stessi, tanto che indissero un consiglio extrascolastico perché dicevano che anche Leopoldo Mastelloni da bambino era così. C’era solo il “piccolo” (notare le virgolette) dettaglio che, dopo la scuola, io queste bambine le slimonavo indiavolato, nudi in mansarda con la porta sprangata perché la nonna non ci scoprisse, mentre i miei virili amici scoprivano il sesso fra di loro negli spogliatoi con le saponettine Lux insinuanti o al massimo con gli zii di Vicenza. La mia invece era un’infanzia perfetta da cui si poteva solo peggiorare. E infatti. In quegli anni praticamente mi son fatto tutto il catalogo MB ed Editrice Giochi, un po’ meno quello della Ravensburger e della Clementoni perché mi hanno sempre fatto tristezza già dai titoli. Giochi tipo “Concilia?”. Concilia questi gran cazzi. All’infanzia felice ha fatto puntualmente seguito un’adolescenza turbolenta, durante la quale sono tornato compulsivamente nei negozi di giocattoli, proprio come Pacciani tornava agli Scopeti: per portare avanti disperatamente la mia passione, unica ancora di salvezza in un mondo che sentivo non appartenermi più. Purtroppo era cambiato tutto, i coloratissimi scaffali dei miei anni verdi erano diventati monopolio di Pino Insegno. Entravi dal giocattolaio e trovavi Pino Insegno, ovunque, anche in più copie. In pratica era tutto un florilegio di trasposizioni a gioco da tavolo dei programmi televisivi più di merda del momento. Di solito erano quiz preserali presentati da Insegno, genio totale, avanguardista, folle e visionario, un moderno Pasternak, sempre superiore ai programmi che gli affibbiavano. Descrizione Poi sì, c’era l’ennesima edizione del Risiko! classico, il gioco più brutto del mondo, il capolavoro d’un titolo di guerra che riesce nell’impresa impossibile di essere piatto e noioso. Soprattutto era la cartina tornasole di quelli che ci giocavano. Zero strategia, zero tattica, ma quelli che invece di attaccare posizionavano carrarmatini sorseggiando una Du Demon piccola venivano presi per grandi statisti, pensatori illuminati e discreti leccatori di fica. Infine c’erano i giochi di ruolo, mai sopportati neppure quelli. Uno con la maglietta dei Megadeth raccontava ad altri quattro con la maglietta degli Iron Maiden che si risvegliavano in un antro umido e sinistro, e quelli subito facevano il gesto di sbadigliare e stirarsi e guardarsi intorno straniti in una cucina Del Tongo col tavolo tondo e la nonna in poltrona col sacchettino della stomia perché il male s’era già preso l’antro pilorico. Completamente solo e in completa ritirata da quella straniante contemporaneità, ebbi un’estrema reazione d’orgoglio, e fu così che decisi di buttarmi su quello che per anni avevo rifiutato: il mondo del calcio. In culo al dottor Verde, all’hotel Boomerang e ai Bastioni Gran Sasso, iniziai tutti i giorni ad andare agli allenamenti al campo sportivo del mio paese, non me ne perdevo mezzo. Intanto dei miei vecchi amici non ce n’era uno solo che solcasse ancora quel rettangolo di gioco. Erano ormai tutti operai Del Tongo, capocatena Lebole o morti per droga. Intorno a me solo mocciosi velocissimi coi capelli alla Dragon Ball. Pensavo che i miei risultati in quel campo sarebbero stati disastrosi, al massimo patetici, ma fu con estremo stupore che in breve tempo diventai centromediano metodista della Sampdoria con un contratto di seicentomila euro a stagione.