lunedì 18 febbraio 2013

Calcolate gente, calcolate...


Intanto di Liyn ancora nessuna notizia. Appena si ripresero, sorreggendo l'amico mago, si diressero in direzione della porta segreta lasciata indietro. Khoril entrò per primo nello stretto corridoio che terminava in una intersezione a T; nessun rumore. Il paladino arrivò fino all'incrocio: a sinistra una porta chiusa, a destra una porta semiaperta. Al centro di questa Liyn in piedi stava frugando il corpo del chierico hobgoblin riverso a terra.
La stanza - a forma di ottagono - era vuota. L'unica cosa degna di nota nella stanza era un complesso diagramma circolare del diametro di circa tre metri disegnato sul pavimento al centro della camera, che ad una prima analisi di Tiff sembrava essere un'intarsiatura di argento alchemico e di ferro freddo. Il cerchio sembrava un circolo di evocazione per richiamare creature da altri piani.
La stanza dall'altra parte del corridoio invece era una camera arredata sontuosamente, chiaramente il rifugio provato di una persona importante. La camera era arredata in modo ricercato, con il pavimento ricoperto di tappeti, e gli archi delle pareti tappezzati condue arazzi colorati raffiguranti un drago a cinque teste trionfante sulle ceneri di una città bruciata in una scena, e torreggiante sui corpi insanguinati e martoriati di draghi dalle scaglie di platino in un'altra.
Un letto a baldacchino a quattro piazze era collocato a sud-est, e a sud-ovest si trovava un grande mucchio di cuscini e di pellicce, oltre le quali vi era una fontana tempestata di pietre preziose scolpita per sembrare un drago a cinque teste dalle quali sgorgava dell'acqua. Khoril si avvicinò e annusò il liquido, sembrava davvero acqua fresca; bevve. Il liquido dissetante che scendeva nell'esofago diede una piacevole sensazione di fresco alla gola arsa dalla battaglia. Si ritrovò a pensare che Azarr Kal - per quanto malvagio - aveva sicuramente degli ottimi gusti. Sotto lo spesso materasso Manion trovò cinque chiavi d'ossa, ognuna dipinta con un colore diverso: rosso, blu, verde, nero e bianco. Oltre alle chiavi e agli oggetti di raffinata arte però non trovarono nulla.

Le sorprese però non erano finite. Proprio nell'intersezione dei due corridoi sia Khoril che Manion percepirono - grazie alle loro cinture naniche - un altro passaggio segreto. Facilmente aperto dall'elfo rivelò un'altra stanza. Anche qui il coraggioso paladino precedette i compagni. Il corridoio si allargava fino a quattro metri e mezzo per contenere una grande scalinata che conduceva verso una camera a forma di diamante ad ovest. Su ogni gradino vi erano scolpite decine di rune serpentine e uncinate. La stanza a forma di diamante sembrava vuota, eccetto che per cinque scrigni adagiati contro le pareti. Ogni scrigno sembrava costruito con le scaglie e le ossa di un drago di uno dei cinque colori, con teschi di draghi usati a mo' di coperchi. Al centro della stanza si ergeva però un diavolo barbuto, il guardiano del tesoro del Fano di Tiamat.
Manion, nella sua irruenza, gli si scagliò subito contro, ma arrivato in cima alla scalinata venne investito da un turbinio di fiamme elementali che gli inflissero solo pochi danni: per sua fortuna le protezioni magiche che aveva addosso erano ancora attive. Lo scontro col diavolo fu breve: anche Khoril - anche lui protetto magicamente degli elementi - scelse di  attraversare il Muro dell'ira di Tiamat per combattere il mostro che in breve dovette soccombere agli attacchi dei due esperti guerrieri.
Finalmente si trovavano davanti al tesoro accumulato dall'orda della Mano Rossa. Non erano nè stupidi nè inesperti, e si aspettavano qualche sorta di protezione sugli scrigni. Ancora una volta l'impavido Khoril si propose per aprire gli scrigni: in fondo era quello con ancora le maggiori protezioni addosso.
Cominciarono dallo scrigno rosso. Appena inserita la chiave un'esplosione di fuoco colpì l'area attorno allo scrigno e investì il paladino. Per fortuna le protezioni di Khoril furono sufficienti, sebbene le fiamme gli inflissero qualche ferita. All'interno una picola borsa di perle nere, un minuscolo cofanetto di mithral contenente quattro pietre preziose e diverse pozioni.
Poi a turno fu la volta degli altri scrigni. E delle altre trappole...
Nello scrigno blu numerosi oggetti da battaglia; nello scrigno verde un libro e una pergamena che sembrava essere un contratto; nello scrigno nero dei sacchi pieni di gemme; mentre lo scrigno bianco era pieno di monete.
Gli occhi di tutti e cinque brillarono, ma come avrebbero fatto a trasportare tutto ciò che avevano trovato?

1 commento:

Marco Franzo ha detto...

Viso, hai finito di toccarti con Pathfinder? Guarda che diventi cieco!