mercoledì 11 settembre 2024

Nella vecchia fattoria...


Il disgraziato, che aveva seguito i due sgherri fino alle cantine in cui si erano liberati del corpo, li sentì ricordarsi che nel cubicolo di Brigitta in realtà c'era qualcun altro. Nella concitazione se ne erano dimenticati, ma dovevano assolutamente riferirlo al signor Fasul. Era giunto il momento di andarsene dalla Dam d'Oro il prima possibile per evitare guai. Dopo essersi ritrovati nel palchetto ed essersi raccontati le relative scoperte, decisero di cercare di capire dove venissero spediti i barili ed in che modo.

Usciti con qualche precauzione da parte del venturiero per non farsi riconoscere ed un po' di confusione procurata dal malandrino, si riunirono a Sorca all'ingresso e si posizionarono lungo il vicolo che circondava il vecchio teatro. Il piano era quello di appostarsi di fuori per la notte e vedere cosa succedesse. Esplorando i dintorni del bordello trovarono, su quello che ora era il retro, un portone abbastanza decadente che, a conti fatti, sembrava proprio quello delle cantine. Lì vicino passava anche un naviglio, che poteva essere usato per trasportare i barili senza troppo traffico, e così il malandrino decide di presidiarlo.

La notte in realtà passò abbastanza tranquilla, ma al sorgere del sole, un carro scoperto guidato da due fattori, entrò dentro all’ampio portone e caricarono alcuni barili. Il buon disgraziato, con la scusa di chiedere della carità, ne approfittò per indagare; i fattori però, che dal principio si dimostrarono gentili offrendogli dei cereali presi da un barile, si irrigidirono quando gli furono fatte domande sul contenuto, allontanandosi imprecando. Il gruppo si mise ad inseguire il carro alla bene e meglio, con il monaco in groppa al suo mulo a causa del suo voto, ed il cane del vagabondo e la civetta della strega a cercarne le tracce senza perderlo di vista, fino ad una fattoria in rovina.

Una volta identificato il luogo, decisero di fare comunque una sosta al cimitero, quasi di strada, per risolvere il problema della peste che affliggeva monaco e vagabondo. Girando in un vialetto più appartato e più in disuso, vicino alle tombe più vecchie e antiche del cimitero, trovarono un losco figuro nero girato di spalle, che da lontano prese a salutarli facendo capire di sapere già il motivo della loro visita. Dopo una conversazione in cui capirono che l’uomo possedeva capacità soprannaturali (per esempio facendo uscire fumo blu dal braccio), scoprirono che, per togliere la peste, avrebbero dovuto pagare uccidendo un uomo davanti ai suoi occhi. Sebbene il monaco non fosse d'accordo, il disgraziato non ebbe molti problemi a raccattare un barbone nei pressi del cimitero, sgozzandolo seduta stante. Ma il monaco, vero uomo di chiesa, usò la sua capacità di fare miracoli, usando tutti i suoi punti fede per curare al volo il povero barbone che stava morendo, impedendo di fatto che si consumasse questo brutale omicidio; ma ristabilito il barbone il disgraziato ritirò fuori il coltello e lo sgozzò nuovamente…La figura impose le mani sul disgraziato guarendolo dalla peste, ma maledicendolo: d'ora in avanti avrebbe avuto un cono scuro come la notte sopra di lui, che l’avrebbe seguito ovunque…

Con questa nuova maledizione visibile da lontano la comitiva raggiunse finalmente la fattoria, che scoprì essere su una strada ormai dimenticata e incolta. Nonostante la struttura versasse in cattivo stato, tre fattori stavano lavorando la terra senza accorgersi della loro presenza.

lunedì 2 settembre 2024

Alla Dama d'Oro

Il gruppo chiese velocemente qualche informazione sul “gulo” che bazzicava, e le streghe risposero che che loro non avevano problemi e che non le aveva mai attaccate, probabilmente per timore o semplicemente perché al cimitero la carne non mancava mai. 

Riguardo al guaritore hanno invece confermato la sua presenza, anche se hanno rivelato fosse un praticante di magia nera. Di solito però frequentava il cimitero di giorno. 


Andati via dal cimitero si sono diretti alla Dama d'Oro, il bordello frequentato da uno dei cadaveri ritrovato, che hanno scoperto essere un teatro riconvertito. 

All'ingresso però vengono avvicinati da un tizio corpulento e calvo di nome Orazio, che dice di avere bisogno di un aiuto per entrare perché l’entrata gli è interdetta a causa di uno screzio con i buttafuori la sera precedente: la notte prima è stato tramortito mentre era con una prostituta e derubato; vuole rientrare per recuperare i suoi averi. Orazio promette anche una ricompensa dato che è affidabile, essendo il macellaio del quartiere; ha solo bisogno di qualcuno che lo copra mentre si intrufola. 

I personaggi lo reputano sincero e decidono di aiutarlo. All'ingresso, un ragazzino lentigginoso, molto giovane, li accoglie e gli dà da comprare una maschera a ognuno, che serve perché, qualora qualcuno volesse mantenere l'anonimato, lo può fare. 

In tutto questo, il venturiero prende appunto una maschera in più che passa a Orazio, il quale si riesce a intrufolare. Quando però provano ad entrare nella hall, non sono particolarmente agili o scaltri e Orazio viene visto, e per paura comincia a correre e sparisce dalla vista. 

I personaggi dicono che non era con loro e quindi in realtà non sanno assolutamente perché sia lì. L’allungo di una piccola somma di denaro chiude la questione. 

Provando a indagare un po' su Orazio, il ragazzino racconta che hanno avuto dei problemi con la sicurezza e quindi è stato allontanato. Versione dei fatti diversa da quella raccontata da Orazio. 


Chiusa la discussione, cominciano a salire sui palchi e intravedono, guardando bene anche tra i clienti, qualcuno della banda dei Pigliargento. 

Si dirigono sui palchi e vanno nel palco di Brigitta, la prostituta che era con Orazio la sera prima. Approfittano del palchetto vuoto accanto per provare a vedere cosa sta succedendo e vedere se per caso si ripete quello che è successo. 

Entrati nel palchetto, il malandrino usa il suo occhio di vetro per guardare nel palchetto accanto e vede Brigitta con un cliente, un tizio brizzolato e balbuziente, che fanno all'amore.

Nell'atrio principale, quindi praticamente la platea, i personaggi vedono che c'è diversa gente che gioca a carte, fa baldoria e capiscono che invece tutti i palchetti sono riconvertiti a veri e propri cubicoli delle prostitute.


La situazione però degenera rapidamente quando Orazio prova a irrompere nel cubicolo di Brigitta, sfonda la porta, entra e con un pugno tramortisce il suo cliente e poi comincia a incalzare Brigitta, accusandola di essere complice del furto tirandole anche uno schiaffone. 

Il venturiero però, incrociato il macellaio nel corridoio, gli era entrato appresso e, all’ingresso delle prime due guardie corse ad immobilizzare l’aggressore, tramortendolo, soccorre Brigitta in un angolo nascosto della stanza, cercando di farsi dare qualche informazione in più.

Nel frattempo nella stanza arriva un tizio calvo e basso, con i baffi lunghi (che assomiglia a Ben Kingsley nel ruolo del Mandarino negli Avengers), chiamato Pero Fasul, proprietario della Dama d'Oro. Rivolgendosi ad Orazio, spiega che il motivo per cui la sera prima era stato aggredito è perché gli ha rifilato della carne avariata. Gli dice che ha sbagliato a provare nuovamente a farsi giustizia da solo e che pagherà l’affronto con la vita, non sapendo però di essere ascoltato dal venturiero nascosto nell’alcova (il cliente di Brigitta, il brizzolato, era tramortito, e ovviamente non ha visto niente).

Gli sgherri entrati per primi, preso dalla concitazione e intimoriti dalla rabbia del loro capo, si dimenticano del venturiero che aveva soccorso la prostituta, e se ne vanno col corpo inerme del macellaio.

In tutto questo gli avventurieri rimasti nascosti nel palchetto affianco, sono riuscito a captare sprazzi di conversazioni, ricostruendo la storia.

Fasul rivolge quindi ai suoi sgherri le ultime parole: "Sapete cosa fare: potete portare il cadavere alle lavandaie; fate un bel lavoro senza farvi vedere."


Gli sgherri quindi obbediscono, portando il corpo di sotto, nei locali delle cantine, nei sotterranei della Dama d'Oro. Il disgraziato però, seguitili, vede che il cadavere viene messo in una botte, scrivendogli sopra la parola "emundare" con la pece. Detto questo se ne vanno.


Nel frattempo il malandrino, cogliendo nell’azione di Orazio un ottimo diversivo, era andato a indagare sulla morte di Clelio, il frequentatore del bordello trovato tra i cadaveri. Si scopre così che ad ucciderlo è stata la prostituita Gisella per difendersi da un’aggressione (versione confermata anche da Brigitta al venturiero, ormai in confidenza). Il malandrino allora, andando da Gisella, cerca di scoprire ulteriori informazioni facendole capire che sa dell’omicidio tirandole il canino estratto dal cadavere, ma la prostituta rimane molto seria e molto rigida, rivelando semplicemente che è stata una questione di legittima difesa, che lui era ubriaco, la malmenava e si era stufata. Per non far gettare una cattiva nomea sul bordello, la cosa è stata insabbiata e ci ha pensato il capo.