Manion aveva salutato il vecchio Warklegnaw e si era diretto verso nord. Con un po' di fortuna i giganti avrebbero catalizzato l'attenzione delle avanguardie della Mano Rossa il tempo necessario per raggiungere l'orda e poterne constatare l'entità. Decise di passare in mezzo alla boscaglia evitando anche i più piccoli sentieri per non incontrare qualche pattuglia di cavalca-worg; uno scontro ora, anche se si fosse risolto a suo vantaggio (come era probabile, viste le avanguardie incontrate finora), con il nemico così vicino e da solo, senza la possibilità di curarsi, avrebbe potuto compromettere la sua missione. Passare in mezzo al bosco certo era più difficoltoso, ma poteva permettersi di andare più spedito. Il Bosco delle Streghe era molto umido e cupo e ora che l'aveva percorso un paio di volte per la sua lunghezza, capiva perchè gli avevano dato proprio quel nome. L'ambiente non era molto dissimile a quello in cui era nato e vissuto fino alla sua adolescenza, ma la vicinanza col fiume Rauvin, che in diversi punti ristagnava formando paludi, gli conferiva un'atmosfera sinistra e minacciosa, come se nascondesse insidie dietro ogni albero nodoso e ricurvo. La vegetazione infatti non era cresciuta come negli altri boschi, ma la particolare conformazione dei monti e l'esposizione al sole avevano costretto gli alberi ad una lotta disperata verso la fredda luce, formando così intricate geometrie di legno e fogliame. Cercò di evitare tutti i rumori che gli potevano sembrare causati da animali o bestie selvatiche; non c'era tempo di esercitarsi con la spada contro un altro orsogufo. In compenso ora i tamburi si sentivano così forte che non riusciva più a distinguerli dal battito del proprio cuore affannato. Il sole scendeva presto al nord - questo l'aveva imparato bene - specialmente d'inverno. Gli ultimi raggi stavano scendendo dietro le montagne quando arrivò in cima ad una collina che dava sul corso del fiume.
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Quello che vide lo lasciò pietrificato. La parte del bosco che avrebbe dovuto lambire la riva del fiume non esisteva più. Una larga fetta di vegetazione a sud del fiume era stata disboscata, come lasciavano presumere i grossi tronchi accatastati ai margini dell'area, ed al suo posto sorgeva l'accampamento di guerra più grande che avesse mai visto. Centinaia di tende spuntavano come funghi per tutta la piana, tanto da nascondere il terreno sulle quali erano state costruite. I vessilli con la Mano Rossa sventolavano sotto il cielo plumbeo. Le torce stavano già illuminando i confini del campo ed ancora si poteva scorgere una colonna di soldati che stava marciando fino a perdersi dentro alla parte di foresta che si sviluppava verso nord. Era come se un lungo, scuro verme attraversasse un rivolo d'acqua, rigurgitato dal cuore della foresta stessa. Si accorse che stava rabbrividendo, ma se lo giustificò col freddo dovuto alla definitiva scomparsa del sole. I tamburi battevano ancora più forte, sollecitando allo stesso tempo la costruzione, da parte di quelli che da così lontano gli sembravano attrezzati carpentieri, delle ultime strutture del campo, e la marcia di quel millepiedi mostruso che vi si stava riversando. Era difficile stimare con precisione quanti potessero essere... Di sicuro le tende - abbastanza grandi da poter ospitare 4 o 6 soldati ciascuna - dovevano essere non meno di 500. In aggiunta a queste poi vi erano diverse tende più grandi e spiazzi vuoti che si ripetevano in diverse parti del campo e che suggerivano un'organizzazione fuori dal normale. Il conto dei soldati era ancora più difficile: da quello che poteva vedere, considerando gli hobgoblin che si stavano ancora riversando di qua dal fiume, l'accampamento avrebbe potuto contenere dai 2000 ai 6000 soldati.
Gli occhi gli vagavano febbrilmente su tutto il campo per cercare di carpire qualche particolare rilevante, ma era troppo vasto per poter essere osservato con precisione. Una cosa però gli era balzata quasi subito all'occhio: non vi erano solo hobgoblin a fare parte della Mano Rossa; oltre ai worg ed ai goblin che li montavano, che andavano e venivano continuamente lungo la Via dell'Alba in avanscoperta, alcune zone dell'accampamento erano popolate anche da altre bestie. Aveva intravisto sicuramente alcuni barghest, che si muovevano nervosi in mezzo alle tende, e poi anche qualche altra mostruosità intelligente che ogni tanto si alzava in volo dal cuore della foresta: chimere e viverne forse reclutate durante il tragitto. In fondo - stava pensando - ad accodarsi ad un esercito così grande, avrebbe potuto guadagnarci anche la bestia più solitaria, ed anche la meno intelligente avrebbe capito che avrebbe potuto essere - in un modo o nell'altro - vantaggioso. Alla testa della colonna dei soldati hobgoblin c'erano poi anche alcuni giganti delle colline - ne poteva vedere ora circa una dozzina - e la loro imponente statura destava quasi ammirazione, tanto si levavano sopra le cime degli alberi.
A suscitare lo sgomento maggiore era stato però il drago rosso che stava sorvolando l'area, lanciando sguardi inquisitori per tutto il campo. Il suo lento e pesante battere d'ali non provocava alcun rumore, sovrastato com'era dai tamburi, ma Manion si stava immaginando lo spostamento d'aria che potevano causare. Le dimesioni in fondo non erano poi tanto diverse dal drago verde che avevano incontrato due giorni prima al ponte sulla Gola del Teschio. Aveva ancora vivide in mente le immagini del fiotto d'acido che lo investiva, e quel dolore lancinante che gli aveva avvolto tutto il corpo. I draghi non erano come le altre creature che aveva combattuto. Il loro soffio era un'arma potentissima e letale che avrebbe costretto anche il più resistente dei guerrieri ad indietreggiare ed interrompere ogni attacco. Era impossibile affrontare un drago solo con la forza bruta. Sicuramente però ora avrebbe fatto buon uso della brutta esperienza. Avevano guadagnato qualche giorno di vantaggio rispetto all'orda, ma non erano riusciti a sfruttare questo tempo al meglio. Tre giorni erano sicuramente un regalo prezioso per gli abitanti di Traghetto di Drellin che stavano evacuando, ma c'era stata troppa indecisione tra i compagni, specialmente adesso che c'era bisogno di scegliere in fretta.
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Minacce che si aggiungevano a minacce, pericoli a pericoli. Migliaia di soldati armati e ben organizzati, centinaia di mostri ed un altro drago: un mare di distruzione che aveva sfondato gli argini, pronto ad inondare la Valle del Rauvin ed a sommergerla sotto il clangore delle armi ed il fetore dei loro corpi mostruosi.
Doveva tornare a riferire agli altri ciò che non avrebbe voluto vedere, e lo doveva fare il più presto possibile...
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