lunedì 3 novembre 2014

RITORNO AD ARBORLON


Lasciato alle spalle il passaggio del Baen Draw e l'accampamento deserto degli hobgoblin stimarono che ci sarebbero voluti almeno ancora 4/5 giorni di viagio per tornare alla capitale degli elfi.
Il primo giorno sarebbero arrivati fino ai piedi della catena montuosa del Kensrowe, la seconda tappa sarebbe stata a metà della pianura del Sarandanon, da lì fino ai margini del bosco (incrociando nuovamente l'avamposto elfico), poi un giorno e mezzo di percorrenza del bosco fino all'attraversamento del Rill Song per arrivare ad Arborlon.
Ma per prima cosa bisognava avvisare che erano in possesso della Pietra. Così inviarono un messaggio a Tay con la piuma magica chiedendogli di andare loro incontro il prima possibile. Inoltre dovevano cercare di ristabilire Kyras. Pozioni o cure non avevano sortito alcun effetto e a nessuno veniva in mente qualche soluzione, quando Lupus prese la parola e disse: "Magari basta levargli la Pietra di dosso..." e così fece mentre lo diceva. Subito Kyras ebbe un sussulto e fece una smorfia, pur restando semi-incosciente. Di contro Lupus cadde al suolo come una pera matura privo di sensi: la Pietra ne aveva assorbito tutte le energie. Ci vollero quasi tutte le pozioni di ristorare per rimettere in piedi Kyras, ma non ne avevano altre per Lupus che quindi aveva a malapena la forza di reggersi in sella.
Ripresero il viaggio verso est, in mezzo alla foschia. Con il passare delle ore, la pioggia divenne più fitta e avanzarono avvolti nella penombra di una giornata cupa e scura.
Si lasciarono alle spalle l’Innisbore e il passo di Baen Draw e si accamparono a sera in un bosco di alti abeti, in una valle ai margini del Kensrowe. Quel giorno non avevano trovato tracce di Hobgoblin, così decisero di accendere un piccolo fuoco il più possibile al riparo dalla vista.
Ma mentre Kinsom cercava legna con Azael, il ranger notò degli strani filamenti sul terreno e negli alberi che terminavano in una serie di trappole: una fossa fatta di fili di ragnatela, lacci e lance ed alcuni altri meccanismi sia a rete che a tensione.
Non fecero tempo a ritornare al campo che dai rami e dagli alberi emerse un ragno gigante, un vdova nera, seguito da una repellente creatura purpurea alta 1,80 con artigli e lame a forma di falce al posto delle braccia e con la faccia da ragno ma che camminava eretta come un uomo. Il ragno si avventò sul ranger mentre la strana creatura su Azael ed Obann.


Dopo un aspro combattimento riuscirono ad avere la meglio sulle due creature e riuscirono così a riposarsi per il resto della notte. Dormirono poche ore, mangiarono per poi proseguire.
Era tornata la pioggia, e con essa una nebbia che copriva di grigio la regione.
La nebbia e la pioggia però li avrebbero anche nascosti alla vista. Per gran parte del tempo avanzarono a piedi, portando i cavalli alla briglia, per risparmiare le loro forze ed evitare che si azzoppassero nella terra impregnata di pioggia. Stavano con i sensi all’erta per scrutare nella nebbia, preoccupati non tanto di essere scoperti dagli Hobgoblin, quanto di incappare accidentalmente in loro. Fortunatamente non incontrarono nessuno e così si accamparono in una piccola forra fitta di giovani frassini.
Si svegliarono presto all’alba e passarono verso nord lungo il letto di un ruscello, per non lasciare tracce del loro passaggio. L’oscurità li avvolgeva ancora completamente e cadeva una pioggia sottile, che presto finì. Continuarono ad avanzare nel più completo silenzio, interrotto soltanto dallo scalpiccio dei cavalli nell’acqua finchè furono di nuovo all’asciutto, sentendo il tonfo soffocato degli zoccoli sulla terra morbida.
Davanti a loro, i campi prendevano il posto delle fila di basse colline. In qualunque direzione da adesso in avanti però si sarebbero trovati allo scoperto. Cominciarono a scendere la collina in un turbine di polvere, avviandosi lungo la pianura. La parte centrale del Sarandanon si estendeva dinanzi a loro: i campi coltivati erano un mosaico di terra scura e di messi verdi. Superarono d’un balzo un canaletto e finirono su un ampio tratto erboso.
Ora si trovavano nella prateria e presto si sarebbero adentrati nella pianura vera e propria, dove era  situato l’avamposto elfico (dove era morto crocifisso Retten Kip).
Azael prese la fiala che aumentò la sua furtività, ed assieme a Kinsom andò in avanscoperta. Sentivano il fruscio degli steli di grano agitati dal vento e il profondo silenzio della prateria, con la sensazione che qualcosa era successo di recente, appena qualche ora prima. Trovarono tracce di lotta con i corpi di una staffetta elfica e di diversi hobgoblin. fecero cenno agli altri di avanzare fino ad una collinetta che li avrebbe tenuti al ripare, mentre loro avanzavano più vicino.
Quando furono nei pressi del piccolo gruppo di costruzioni che costituiva l’avamposto, osservarono meglio ciò che era successo laggiù. Il vento - poco più di una brezza leggera – soffiava verso di loro, e sentivano l’odore di morte, una sgradevole mescolanza, acre e densa, di terra e dell’olio con cui si ungevano la pelle gli Hobgoblin assieme agli aromi freschi e delicati dei tessuti elfici.
Strisciando sul terreno, raggiunsero un punto da cui potevano scorgere la stalla e il recinto dei cavalli. Non videro nessuno. Il recinto sembrava vuoto. Nello spiazzo tra gli edifici niente si muoveva. Dalla casa non giungeva alcun rumore. Non sembrava essere sopravvissuto nessuno.
Perciò procedettero carponi, dentro un fosso al limitare di un campo di grano, da cui potevano vedere la facciata della casa e della stalla. Appena Kinsom fece per avanzare nello spiazzo due giavellotti saettarono verso di lui (uno colpendolo), poi 2 Bugbear uscirono dal loro nascondiglio caricandoli brandendo le mazze.

Vedendo la scena Kyras cercò di raggiungerli il prima possibile, mentre Obann decise di restare al fianco di Lupus al riparo della collinetta, per non mettere in pericolo la Pietra.
Ancora una volta la lotta fu sanguinosa ed incerta, ma alla fine i goblinoidi superstiti furono abbattuti, e così poterono controllare adeguatamente anche ciò che restava (ben poco) all'interno dell'avamposto. Trovarono tracce di cavalli elfici, di lotta e di devastazione, e pure il corpo martoriato (o meglio quello che ne restava) di retten Kipp, abbandonato su un fianco della casa.
Era rischioso restare lì, quindi proseguirono senza perdere tempo su un territorio leggermente ondulato, lontano dalle zone coltivate e per questo coperto di erba alta.
Erano ora nella zona incolta e nelle depressioni fra i rilievi e poco più tardi, in una radura illuminata dal sole e rallegrata da fiori selvatici giunsero ai margini del bosco, mentre il sole faceva capolino sotto le alture lasciando il posto ad un rosso tramonto.
Qualcosa attirò la loroattenzione: due frecce elfiche conficcate nel terreno in modo da sostenersi a vicenda: era un segnale! Una pattuglia doveva essere nelle vicinanze.

Un elfo molto più alto e robusto della media, allampanato e dall’aria piuttosto goffa, come se rischiasse da un momento all’altro di inciampare nei suoi stessi piedi venne verso di loro. Aveva il viso caratteristico degli Elfi, ma dava l’impressione che la sua testa fosse stata attaccata al corpo sbagliato. Era ancora giovane, nonostante il portamento fece comprendere quanto fosse esperto ed erudito, con la faccia liscia e ben rasata, i capelli biondi e gli occhi azzurri, ed un largo e radioso sorriso sul volto. Indossava la veste ordinaria dei Druidi: Tay Trefenwyd era uno studioso degli elementi, delle forze che creano e distruggono, dell’equilibrio di terra, aria, fuoco e acqua nell’evolversi della vita. Dietro di lui subito si fecero vedere diversi cacciatori elfi: erano li per scortarli fino ad Arborlon. Tay li mise subito al corrente che Jerle Shannara stava per essere incoronato re e che bisognava andare subito da lui perchè la guerra incombeva e decisioni difficili ed immediate dovevano essere prese.
Scortati dai cacciatori elfi, il resto del viaggio proseguì duramente ma senza problemi fino a giungere dopo quasi due giorni ad Arborlon.

“Bremen ha avuto altre 3 visioni oltre quella della Pietra Nera. In una di queste si trovava all’interno dell’antica fortezza di Paranor, e intorno a lui c’erano soltanto morti. Non c’era più anima viva, nella rocca: tutti erano stati uccisi dal tradimento, dalla slealtà e dalla perfidia. Il castello dei Druidi era avvolto in un sudario di tenebra e la tenebra, fra le sue ombre, si muoveva ancora, sotto forma di assassini in attesa, di una forza omicida. Dietro quella tenebra splendeva però, con la sicurezza dell’oro, il lucente medaglione dei Grandi Druidi. Il pendente con l’immagine della mano levata che stringe una fiaccola accesa, il venerato Eilt Druin. Temo che sia già successo. Penso che i Druidi siano tutti morti. Spero di sbagliarmi. In ogni caso, vivi o morti che siano, dovete recuperare l’Eilt Druin, secondo la prima visione. Prese tutte insieme, le visioni mostrano che il medaglione servirà a forgiare l’arma che distruggerà Brona. Una spada, una lama con un potere particolare, un’arma dotata di una magia che il Signore degli Inganni non possa sconfiggere. Non so di che magia si tratti. So soltanto che occorre un’arma e che, a prestar fede alla visione, quell’arma è una spada. Bisogna determinare come deve essere forgiata, la magia che dovrà possedere, il potere di cui dovrà essere infusa e scoprire come renderla indistruttibile. Una sola cosa è certa: il medaglione era chiaramente visibile sul manico dell’arma. Tutto ciò potrebbe trovarsi all’interno delle Storie dei Druidi, la raccolta di volumi che si trova nella Biblioteca di Paranor. Il re Jerle Shannara andrà con Bremen e l'esercito verso est per incontrarsi con Risca e l'esercito dei nani guidato da re Rayburr: dovranno fronteggaire assieme l'esercito del Signore degli Inganni dando a voi il tempo di trovare il modo di forgiare la Spada. Nel frattempo io resterò quiad Arborlon per custodire la pietra nera e preparare le difese della città. Voi dovrete tornare a Paranor, veloci e silenziosi. Sarete accompagnati da una staffetta fino al primo avamposto, ma in seguito dovrete proseguire a piedi e solamente un paio di cacciatori vi accompagneranno: Obann e Mereth. Il gruppo deve viaggiare nascosto, senza dare troppo nell'occhio, quindi dovrete essere pochi. Lupus resterà per il momento qui e gli presterò tutte le cure necessarie per rimetterlo in forze.”
Tay proseguì:
"Il vostro primo compito è di tornare a Paranor e trovare l'Eilt Druin. E' il medaglione dei Grandi Druidi fin dai tempi di Galaphile, d‘oro, in lega con una piccola percentuale di altri metalli per irrobustirlo, incastonato in una cornice d’argento sbalzato. Raffigura una mano che stringe una torcia accesa, simbolo dei Druidi fin dall’epoca della fondazione del nostro ordine. Si dice che il medaglione è magico, ma nessuno conosce la natura della sua magia. La frase Eilt Druin è in lingua elfa e significa: “Dalla Conoscenza il Potere”. Il medaglione ora è portato da Athabasca, il Druido a capo dell'ordine. trovate lui (sperando che sia ancora vivo) e troverete il medaglione."
"Come seconda cosa dovrete trovare il modo di forgiare la Spada e di infondervi la magia del medaglione. Per fare questo occorre che nella biblioteca di Paranor recuperiate Le Storie dei Druidi e me le portiate. Al loro interno troveremo sicuramente come ciò sia possibile."
"Il vostro ultimo impegno sarà di rendere Paranor sicura ed inaccessibile. Al suo interno è celata una potente magia di protezione, sicuramente la stessa che ha intimorito l'esercito nemico facendolo evacuare. Voi dovrete ridestare questa magia, che è sepolta nelle viscere del Pozzo. Tenete questo sacchetto di polvere magica. Gliela dovrete buttare dentro e poi andatevene in fretta. La magià è già attiva e pulsante di vita propria. State attenti. E' letale! E ricordate di ciò che è apparso nella visione di Bremen: tradimento, slealtà, perfidia e ombre che si muovono nelle tenebre in attesa!"
"Azael saprà indicarvi la strada più sicura per arrivare all'ingresso Ovest, l'entrata più sicura e grazie a questa mappa guidarvi all'interno della fortezza, visto che ci è già stato in passato. Partirete domani all'alba. Re Jerle intanto fa dono a ciascuno di voi di questi Stivali Elfici e di queste 3 pozioni (cura ferite leggere, moderate e ristorare inferiore). Come daccordo gli oggetti trovati durante la vostra ricera (a parte logicamente la Pietra nera) vi appartengono: la perla del potere (1° livello: 1000 mo), la pietra magica trasparente a forma di fuso (che sostenta una creatura in assenza di cibo e acqua: 4000mo) e la Pietra del peso, detta anche Pietrafardello, alla quale come da voi richiesto ho rimosso la maledizione e che ora è un prezioso diamante nero (5000mo).

1 commento:

Tay Trefenwynd ha detto...

Oh bhe..... e 900px a testa.
Come dicevo con Viso tra un bicchiere di vino e l'altro: cercate di usare sapientemente le tante risorse che vi ho fornito e pensate bene (anche guardando la mappa) a come procedere perchè come sempre di tempo non ne avete tanto!
E come sempre gli innesti volanti di altri PG (e i colpi di scena) sono sempre alla finestra! :-)