lunedì 12 agosto 2019

Alba dei Re per PC...!!!



Gli RPG classici, alla maniera di D&D, con i loro enormi libri di regole, hanno raggiunto un'età veneranda. 44 anni, per la precisione, sono passati dalla prima edizione di D&D del compianto Gary Gigax e Dave Arneson. D&D ha fatto scuola, non c'è nemmeno bisogno di dirlo, e uno dei titoli più recenti che sono andati proprio a lezione da D&D è Pathfinder.
Nato nel 2009 con il design di Jason Bulmahn, Pathfinder non si discosta molto da D&D tanto che i maligni lo hanno soprannominato "D&D 3.75" (visto che si ispira alla versione 3.5 del gioco di Giygax). Dove Pathfinder si distingue è soprattutto nella caratterizzazione delle singole classi che ora sono più ricche sul lato delle opzioni di crescita e nelle abilità.
Il successo di Pathfinder è stato indiscutibile, arrivando addirittura a vendere più copie di D&D dal 2011 al 2014. Alla luce di tutto questo era abbastanza prevedibile che, prima o poi, arrivasse un port videoludico e infatti eccoci qua: OwlCat Games e l'ormai leggendario Chris Avellone hanno portato al pubblico dei CRPG una trasposizione abbastanza classica di Pathfinder.
'Classico' è, per l'appunto, un aggettivo che useremo frequentemente in questa recensione visto che chi conosce la serie di titoli che hanno usato l'engine Infinity (nato con Baldur's Gate dalle menti dei developer Bioware) si troverà perfettamente a suo agio in Pathfinder: Kingmaker.

La visuale è isometrica, i combattimenti in tempo reale, con opzione pausa, e il sistema di combattimento è quello classico D&D. Oltre a questo ci sono le schermate che abbiamo imparato a conoscere da tempo: mappa, personaggio, inventario, diario, bestiario. I dialoghi con gli NPC sono a scelte multiple con alcune delle opzioni dipendenti da tiri di dado su certe abilità dei personaggi. Insomma, tutto è come ci si aspetta da un RPG classico (per l'appunto) a fine 2018 sul pianeta Terra (ehm).
Prima di iniziare l'avventura, come di consueto, si costruisce il proprio personaggio e l'entusiasmo, in questa fase, è decisamente alto per gli appassionati del genere RPG. Pathfinder: Kingmaker è infatti una riproduzione estremamente fedele del gioco 'pen and paper' e la sola esplorazione dei vari archetipi di personaggi è pura gioia. Le opzioni sono pressoché infinite e ricche di sfumature e personalità. Vi perderete nei suoi meandri e troverete sicuramente diverse configurazioni di vostro interesse. 
Poi sarà la volta di inizare l'avventura e, anche qui, Pathfinder: Kingmaker utilizza la ricetta consueta. La storia viene spesso raccontata anche tramite pagine illustrate di un libro, ma il grosso del lavoro di introduzione lo fanno sequenze scriptate in-game in cui i vostri personaggi interagiscono con eventi e NPC. È d'obbligo notare che l'intera introduzione è gameplay...gli eventi si sviluppano e ne siete direttamente protagonisti. Le vicende narrate nell'introduzione hanno il pregio di mettervi subito al centro dell'azione e di fungere da tutorial. Al termine del prologo inizia l'avventura vera e propria con un party di personaggi al seguito.

Il sistema di gioco prevede una enorme mappa strategica della zona in cui vi trovate. All'inizio la 'fog of war' avvolge tutte le locazioni e sta a voi esplorare muovendovi proprio su questa mappa; quando si entra in una locazione specifica la visuale passa a quella isometrica classica. Rispetto ad altri titoli simili (la serie Pillars of Eternity ad esempio) Pathfinder: Kingmaker introduce un limite di tempo nella missioni.
Questo è abbastanza frustrante perché le distanze da coprire sulla mappa sono sempre enormi e il vostro gruppo deve riposarsi a cibarsi con una precisa regolarità (pena pesanti malus in varie stat). Le side quest si accumulano nel modo classico (l'avevo detto che avremmo usato questo aggettivo spesso...), parlando con gli NPC e sbloccando i diversi step durante le missioni.
Ma tornando alla navigazione sulla mappa strategica va detto che gli incontri casuali abbondano, è possibile tentare di evitarli, ma il più delle volte dovrete combattere. Niente di male, visto che i problemi di balancing che il titolo aveva alla release sono stati risolti con diverse patch.
Graficamente siamo su buoni livelli con animazioni efficienti (ma non superlative) e una buona art direction che riesce a dare un minimo di personalità all'universo di gioco. Ho scritto 'un minimo' perché Pathfinder: Kingmaker, e qui iniziamo con i problemi, è decisamente formulaico, ovvero ha il vizio di percorrere fedelmente TUTTI gli stilemi del genere, non solo a livello di meccaniche, ma anche a livello di narrativa e di progressione. Non c'è letteralmente nulla che mi abbia fatto sollevare un sopracciglio per la sorpresa in Pathfinder: Kingmaker. Gli scenari esterni sono poco originali, come anche gli interminabili, e noiosi, dungeon.
A livello sonoro Pathfinder: Kingmaker offre invece una buona colonna sonora (anche questa definibile 'classica' visti gli strumenti e i tipi di melodie) e un ottimo parlato recitato da professionisti. Gli scontri soffrono dello stesso problema di scarsa originalità a cui abbiamo accennato. Combattimenti poco sfidanti (a livello normale) in cui possiamo tranquillamente tenere l'intero gruppo gestito dalla IA affiancati a pochi scontri (solitamente i boss delle quest) in cui è invece necessario fare un micromanaging preciso di azioni e uso delle abilità. Questi scontri impegnativi sono in effetti molto interessanti visto che è necessario studiare l'avversario ed elaborare una strategia di buffing e debuffing per uscirne vincenti. Peccato che si arriva a questi scontri dopo interminabili viaggi in cui si affrontano orde di nemici inutili, poco interessanti e che vi scaricano la consueta quantità ridicolmente elevata di loot altrettanto inutile.
Ma anche il movimento sulla mappa strategica è lungo e inutilmente noioso. Pathfinder: Kingmaker sembra più deciso a darci una simulazione di avventura fantasy che un RPG divertente e coinvolgente: i momenti morti sono troppi e troppo frequenti.

C'è però un momento in cui Pathfinder: Kingmaker sembra cambiare marcia, ovvero quando si ottiene un territorio da amministrare come signore locale. Qui il gioco si fa decisamente più frenetico perché, oltre alle solite scorribande che guiderete personalmente, dovreste gestire letteralmente una marea di problemi e sfruttare le occasioni per migliorare i vostri possedimenti.
Il controllo affidato al giocatore è pressoché totale; potrete costruire diversi edifici nei vari paesi (così come fondare cittadine nuove di zecca), incaricare consiglieri e decidere direttamente come affrontare le minacce man mano che queste si materializzano. Il tutto si concretizza nel decidere quali personaggi (quelli del vostro party o gli NPC) si occuperanno delle varie questioni e sarà poi questione di passare il classico check del dado per conoscere i risultati, oppure andare di persona, con il party, a risolvere la faccenda nel modo classico (spesso menando le mani).
Un libro illustrato interverrà a presentarvi gli eventi della trama e offrirvi anche alcune scelte relative alle azioni da intraprendere.
Avrete anche la possibilità di espandere i vostri possedimenti, e con questi i relativi bonus ottenuti. Va poi anche aggiunto che esiste la possibilità di gestire il proprio territorio in automatico, ma così facendo si perderà l'accesso alle quest uniche e ai relativi loot.
La sensazione di essere un signorotto medievale alle prese con questioni spinose che vengono portate al vostro cospetto c'è tutta, ed è francamente una bella novità che aggiunge molto a un RPG che rischiava, altrimenti, di essere troppo allineato con la formula classica. Va però notato che questa parte del gameplay viene introdotta piuttosto tardi nell'avventura; noi l'abbiamo incontrata dopo dodici (12) ore di gioco! Forse un po' troppo per un titolo che non brilla di originalità nelle sue prime ore di gioco...

In ulltimo vanno segnalati diversi problemi sul lato dei bug. Abbiamo infatti incontrato diversi crash, quest buggate e strani punteggi nelle statistiche dei personaggi. Il gioco viene patchato regolarmente ma rimane la sensazione che il livello di polish sia comunque inadeguato per un titolo di queste ambizioni. In definitiva Pathfinder: Kingmaker è una 'mixed bag'. Si tratta di un RPG estremamente competente ed efficiente che svolge perfettamente 'il compitino' del genere arricchendolo della profondità dei personaggi del sistema di regole Pathfinder e di una interessante parte gestionale.
Gli incontri con gli NPC seguono lo schema classico a risposte multiple; le scelte influiscono direttamente sull'umore del gruppo e sulla coerenza in relazione al vostro allineamento morale.
Tuttavia il divertimento soffre di scelte di design troppo punitivo sul lato del tempo dedicato a funzioni noiose (viaggiare, riposare, eliminare orde di nemici insulsi), di scarsa originalità in diversi aspetti e di una salva di bug potenzialmente molto frustranti.

1 commento:

Marco Franzo ha detto...

I vecchi grognard amanti degli isometrici lo definiscono l'erede di Baldur's Gate! Magari per le nuove generazioni non è il top, ma per me che mi sono divorato i 2 capitoli di Baldur's potrebbe essere il metadone di ruolo definitivo!!!!