Gli RPG classici, alla maniera di D&D, con i loro enormi
libri di regole, hanno raggiunto un'età veneranda. 44 anni, per la precisione,
sono passati dalla prima edizione di D&D del compianto Gary Gigax e Dave
Arneson. D&D ha fatto scuola, non c'è nemmeno bisogno di dirlo, e uno dei titoli
più recenti che sono andati proprio a lezione da D&D è Pathfinder.
Nato nel 2009 con il design di Jason Bulmahn, Pathfinder non
si discosta molto da D&D tanto che i maligni lo hanno soprannominato
"D&D 3.75" (visto che si ispira alla versione 3.5 del gioco di
Giygax). Dove Pathfinder si distingue è soprattutto nella caratterizzazione
delle singole classi che ora sono più ricche sul lato delle opzioni di crescita
e nelle abilità.
Il successo di Pathfinder è stato indiscutibile, arrivando
addirittura a vendere più copie di D&D dal 2011 al 2014. Alla luce di tutto
questo era abbastanza prevedibile che, prima o poi, arrivasse un port
videoludico e infatti eccoci qua: OwlCat Games e l'ormai leggendario Chris
Avellone hanno portato al pubblico dei CRPG una trasposizione abbastanza
classica di Pathfinder.
'Classico' è, per l'appunto, un aggettivo che useremo
frequentemente in questa recensione visto che chi conosce la serie di titoli
che hanno usato l'engine Infinity (nato con Baldur's Gate dalle menti dei
developer Bioware) si troverà perfettamente a suo agio in Pathfinder:
Kingmaker.
La visuale è isometrica, i combattimenti in tempo reale, con
opzione pausa, e il sistema di combattimento è quello classico D&D. Oltre a
questo ci sono le schermate che abbiamo imparato a conoscere da tempo: mappa,
personaggio, inventario, diario, bestiario. I dialoghi con gli NPC sono a
scelte multiple con alcune delle opzioni dipendenti da tiri di dado su certe
abilità dei personaggi. Insomma, tutto è come ci si aspetta da un RPG classico
(per l'appunto) a fine 2018 sul pianeta Terra (ehm).
Prima di iniziare l'avventura, come di consueto, si
costruisce il proprio personaggio e l'entusiasmo, in questa fase, è decisamente
alto per gli appassionati del genere RPG. Pathfinder: Kingmaker è infatti una
riproduzione estremamente fedele del gioco 'pen and paper' e la sola
esplorazione dei vari archetipi di personaggi è pura gioia. Le opzioni sono
pressoché infinite e ricche di sfumature e personalità. Vi perderete nei suoi
meandri e troverete sicuramente diverse configurazioni di vostro interesse.
Poi sarà la volta di inizare l'avventura e, anche qui,
Pathfinder: Kingmaker utilizza la ricetta consueta. La storia viene spesso
raccontata anche tramite pagine illustrate di un libro, ma il grosso del lavoro
di introduzione lo fanno sequenze scriptate in-game in cui i vostri personaggi
interagiscono con eventi e NPC. È d'obbligo notare che l'intera introduzione è
gameplay...gli eventi si sviluppano e ne siete direttamente protagonisti. Le vicende narrate nell'introduzione hanno il pregio di mettervi subito al centro dell'azione e di fungere da tutorial. Al termine del prologo inizia l'avventura vera e propria con un party di personaggi al seguito.
Il sistema di gioco prevede una enorme mappa strategica
della zona in cui vi trovate. All'inizio la 'fog of war' avvolge tutte le
locazioni e sta a voi esplorare muovendovi proprio su questa mappa; quando si
entra in una locazione specifica la visuale passa a quella isometrica classica.
Rispetto ad altri titoli simili (la serie Pillars of Eternity ad esempio)
Pathfinder: Kingmaker introduce un limite di tempo nella missioni.
Questo è abbastanza frustrante perché le distanze da coprire
sulla mappa sono sempre enormi e il vostro gruppo deve riposarsi a cibarsi con
una precisa regolarità (pena pesanti malus in varie stat). Le side quest si
accumulano nel modo classico (l'avevo detto che avremmo usato questo aggettivo
spesso...), parlando con gli NPC e sbloccando i diversi step durante le
missioni.
Ma tornando alla navigazione sulla mappa strategica va detto
che gli incontri casuali abbondano, è possibile tentare di evitarli, ma il più
delle volte dovrete combattere. Niente di male, visto che i problemi di
balancing che il titolo aveva alla release sono stati risolti con diverse
patch.
Graficamente siamo su buoni livelli con animazioni
efficienti (ma non superlative) e una buona art direction che riesce a dare un
minimo di personalità all'universo di gioco. Ho scritto 'un minimo' perché
Pathfinder: Kingmaker, e qui iniziamo con i problemi, è decisamente formulaico,
ovvero ha il vizio di percorrere fedelmente TUTTI gli stilemi del genere, non
solo a livello di meccaniche, ma anche a livello di narrativa e di
progressione. Non c'è letteralmente nulla che mi abbia fatto sollevare un
sopracciglio per la sorpresa in Pathfinder: Kingmaker. Gli scenari esterni sono
poco originali, come anche gli interminabili, e noiosi, dungeon.
A livello sonoro Pathfinder: Kingmaker offre invece una
buona colonna sonora (anche questa definibile 'classica' visti gli strumenti e
i tipi di melodie) e un ottimo parlato recitato da professionisti. Gli scontri
soffrono dello stesso problema di scarsa originalità a cui abbiamo accennato.
Combattimenti poco sfidanti (a livello normale) in cui possiamo tranquillamente
tenere l'intero gruppo gestito dalla IA affiancati a pochi scontri (solitamente
i boss delle quest) in cui è invece necessario fare un micromanaging preciso di
azioni e uso delle abilità. Questi scontri impegnativi sono in effetti molto
interessanti visto che è necessario studiare l'avversario ed elaborare una
strategia di buffing e debuffing per uscirne vincenti. Peccato che si arriva a
questi scontri dopo interminabili viaggi in cui si affrontano orde di nemici
inutili, poco interessanti e che vi scaricano la consueta quantità ridicolmente
elevata di loot altrettanto inutile.
Ma anche il movimento sulla mappa strategica è lungo e
inutilmente noioso. Pathfinder: Kingmaker sembra più deciso a darci una simulazione
di avventura fantasy che un RPG divertente e coinvolgente: i momenti morti sono
troppi e troppo frequenti.
C'è però un momento in cui Pathfinder: Kingmaker sembra
cambiare marcia, ovvero quando si ottiene un territorio da amministrare come
signore locale. Qui il gioco si fa decisamente più frenetico perché, oltre alle
solite scorribande che guiderete personalmente, dovreste gestire letteralmente
una marea di problemi e sfruttare le occasioni per migliorare i vostri
possedimenti.
Il controllo affidato al giocatore è pressoché totale;
potrete costruire diversi edifici nei vari paesi (così come fondare cittadine
nuove di zecca), incaricare consiglieri e decidere direttamente come affrontare
le minacce man mano che queste si materializzano. Il tutto si concretizza nel
decidere quali personaggi (quelli del vostro party o gli NPC) si occuperanno
delle varie questioni e sarà poi questione di passare il classico check del
dado per conoscere i risultati, oppure andare di persona, con il party, a
risolvere la faccenda nel modo classico (spesso menando le mani).
Un libro illustrato interverrà a presentarvi gli eventi
della trama e offrirvi anche alcune scelte relative alle azioni da
intraprendere.
Avrete anche la possibilità di espandere i vostri
possedimenti, e con questi i relativi bonus ottenuti. Va poi anche aggiunto che
esiste la possibilità di gestire il proprio territorio in automatico, ma così
facendo si perderà l'accesso alle quest uniche e ai relativi loot.
La sensazione di essere un signorotto medievale alle prese
con questioni spinose che vengono portate al vostro cospetto c'è tutta, ed è
francamente una bella novità che aggiunge molto a un RPG che rischiava,
altrimenti, di essere troppo allineato con la formula classica. Va però notato
che questa parte del gameplay viene introdotta piuttosto tardi nell'avventura;
noi l'abbiamo incontrata dopo dodici (12) ore di gioco! Forse un po' troppo per
un titolo che non brilla di originalità nelle sue prime ore di gioco...
In ulltimo vanno segnalati diversi problemi sul lato dei
bug. Abbiamo infatti incontrato diversi crash, quest buggate e strani punteggi
nelle statistiche dei personaggi. Il gioco viene patchato regolarmente ma
rimane la sensazione che il livello di polish sia comunque inadeguato per un
titolo di queste ambizioni. In definitiva Pathfinder: Kingmaker è una 'mixed
bag'. Si tratta di un RPG estremamente competente ed efficiente che svolge
perfettamente 'il compitino' del genere arricchendolo della profondità dei
personaggi del sistema di regole Pathfinder e di una interessante parte
gestionale.
Gli incontri con gli NPC seguono lo schema classico a
risposte multiple; le scelte influiscono direttamente sull'umore del gruppo e
sulla coerenza in relazione al vostro allineamento morale.
Tuttavia il divertimento soffre di scelte di design troppo
punitivo sul lato del tempo dedicato a funzioni noiose (viaggiare, riposare,
eliminare orde di nemici insulsi), di scarsa originalità in diversi aspetti e
di una salva di bug potenzialmente molto frustranti.
1 commento:
I vecchi grognard amanti degli isometrici lo definiscono l'erede di Baldur's Gate! Magari per le nuove generazioni non è il top, ma per me che mi sono divorato i 2 capitoli di Baldur's potrebbe essere il metadone di ruolo definitivo!!!!
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