Concludo la trilogia sulle novità di Games Workshop con un simpatico articolo tratto dal sito di informazione fantasy Isola Illyon, scritta dal blogger Yuri Montorsi nel 2015, che tratta di "End of times", la saga con cui l'universo fantasy di mamma GW è passato dal Vecchio Mondo a Age of Sigmar.
Non seguendo più la GW ne ero all'oscuro, ma l'articolo mi ha intrigato, perché - c'è poco da dire - il background dei prodotti della casa inglese è sempre stato fantastico!
Warhammer è sempre stato un
universo ricco di particolari e bello da leggere, sia che si parli del 40’000
che del Fantasy Battle. Ha saputo distinguersi in mezzo a tutti gli altri
competitor game grazie ad un buon background, oltre che a pezzi di buona qualità
e di ottima varietà. È da un po’ di tempo, però, che le cose sono cambiate,
e venti oscuri soffiano su Fantasy Battle, venti di cambiamento.
Una ventata d’aria fresca che andremo ad analizzare insieme.
GAMES OF WARHAMMER
“Settra does not serve! Settra Rules!” – con queste ultime parole Settra, il primo Re della Prima Dinastia dei Reami di Nehekhara, non-morto famoso per la sua indole dispotica e autoritaria, finiva in polvere davanti a nientepopodimenoche Nagash, il più grande dei Necromanti. Ma come, non era morto? Ebbene, signori, no. È morto e vegeto, ovviamente, ma sta portando caos e distruzione in tutto il Vecchio Mondo, causando la fine dei Tempi. Le divinità stanno abbandonando le razze, consegnandole ai quattro dèi del caos, che aspettano al varco gli sventurati umani infedeli.
“Settra does not serve! Settra Rules!” – con queste ultime parole Settra, il primo Re della Prima Dinastia dei Reami di Nehekhara, non-morto famoso per la sua indole dispotica e autoritaria, finiva in polvere davanti a nientepopodimenoche Nagash, il più grande dei Necromanti. Ma come, non era morto? Ebbene, signori, no. È morto e vegeto, ovviamente, ma sta portando caos e distruzione in tutto il Vecchio Mondo, causando la fine dei Tempi. Le divinità stanno abbandonando le razze, consegnandole ai quattro dèi del caos, che aspettano al varco gli sventurati umani infedeli.
Il primo libro
di The End Times si conclude con la disfatta dell’Impero al
Nord, la caduta di Karl Franz, L’imperatore, e con il Caos che
avanza verso l’Impero stesso.
Considerando il caos e la
morte che il conflitto sta causando, gli Dèi del Caos decidono di
corrompere completamente il pianeta (già abbastanza messo male di suo,
d’altronde) e affidano il ruolo a Nurgle, dio della pestilenza e di
tutto ciò che è pus, sangue infetto e punti neri. Nurgle (dato
che è una divinità e non siamo in Forgotten Realms) decide di mandare i suoi
tre campioni a distruggere quello che rimane dell’Impero. Battaglia dopo
battaglia, i campioni della peste si fanno strada attraverso le aspre lande
dell’Impero fino a giungere davanti alla capitale del Regno, Altdorf.
Ad attenderli ci sono altri tre pezzi da novanta: Louen Cuordileone,
condottiero di Bretonnia, Manfred Von Carstein, dei conti Vampiro, e l’armata
Imperiale (di ritorno dal fronte, probabilmente).
La guerra che ne
scaturisce è, ovviamente, di proporzioni bibliche, ma termina in un nulla di
fatto. All’orizzonte, però, una figura si palesa: è L’Imperatore Karl
Franz in persona! La cometa, un po’ per
dare il colpo di grazia, si schianta proprio sul cadavere ma, anziché
renderlo una marmellata di umano, lo riporta in vita e lo rende un dio.
Tutto bene quel che finisce bene, quindi, e gli dèi del caos vengono (per ora)
rispediti indietro. Purtroppo nemmeno lui può nulla contro il potere del Caos
e, dopo un bellissimo duello, finisce ucciso.
Passiamo ad analizzare gli Elfi;
se qualcuno di voi pensava bene di Tyrion, cambierà completamente
opinione. Il nostro principe/sosia di Asuryan, dio elfico, è
intento nel combattere demoni su demoni nel tentativo di salvare la sua
bellissima isola, mentre Alarielle, la regina degli Elfi alti, sta
viaggiando verso Athel Loren, foresta/casa degli Elfi Silvani.
Ebbene, qui succedono un po’ di cose: in primis muore Ariel (la
principessa degli elfi silvani), che viene sostituita da Alarielle (che, nel
frattanto, dà anche due botte allo scultoreo Orion, il Re della Foresta).
In secundis Tyrion si sente un po’ abbattuto da questo tradimento e, mentre
progetta la sua vendetta, viene anche a sapere che Malekith (Re
Bruschetta degli Elfi Oscuri) in realtà è il vero e unico Re Fenice.
Ebbene sì, colui che si era
scottato passando oltre le fiamme, cacciato successivamente e marchiato col
nome di “traditore” in realtà era il re: la Guardia della Fenice sapeva
tutto e pertanto avevano scelto di non fiatare mai più (ma proprio mai
più) per mantenere le cose così. Tyrion non ci vede più, partono i santi ed i
fanti, e va a combattere Malekith di persona molto arrabbiato (passando prima a
picchiare un po’ il povero Orion). Nel duello finale (muoiono molti personaggi
nel frattanto) una freccia colpisce Tyrion al cuore (scoccata
da un arciere misterioso chiamato Alith Anar) e, per mandare via pari
tutti, tira anche una frecciatina nella schiena al Re Bruschetta. Tutto
bene ciò che finisce bene, gli Elfi tutti uniti fuggono dall’Ulthuan e vanno a
cercare la loro mascolinità altrove. Tyrion (morto) e suo fratello Teclis (vivo,
ma piangente sulla salma del fratello) rimangono nell’Ulthuan.
L’attenzione si sposta
quindi ad alcuni anni prima, questa volta nelle verdeggianti foreste di
Lustria (una sorta di foresta amazzonica con città simil Maya
Azteche), patria degli Uomini Lucertola. Questi esseri, da molti considerati
saggi e onniscienti, sono da molto tempo sotto assedio da parte dei
demoni. Come se non si stessero già divertendo abbastanza i nostri
lucertoloni, ad aumentare il party degli imbucati arrivano gli Skaven (gli
uomini ratto), intenti a fare casino e ad arraffare. Assediano le tre grandi
città di Tlaxlan, Xlanhuapec e Itza. La prima città cade in
seguito allo spropositato uso, da parte degli Skaven, delle Fornaci
della Peste (sfere piene di calzini puzzolenti e pezzi di formaggio
avariato). Lo Slann della città (una sorta di sommo stregone-rana) decide di
non dare tutto per perso e fa schiantare una cometa sulla città (e
la sua SAG passa da 22 a 4). La seconda città è conosciuta come città
delle nebbie (a causa della nebbia presenta che in confronto la
nebbia in Val Padana è nulla), e metà delle truppe Skaven si perdono in questa.
L’altra metà, usando bussole (o marchingegni simili), trova la città. Botte,
urla, lamenti, gli Skaven stanno per vincere quando, improvvisamente,
al quinto giorno, all’alba, da est, arrivano rinforzi. La
città è salva, e Theoden corre verso Itza. L’ultima città subisce il
bombardamento peggio che nel film “Le Crociate” e, quando il momento della
mischia giunge, arrivano altri rinforzi (si pensa fosse Thranduil) e salva la
città. Purtroppo però la guerra deve ancora essere vinta e, alla fine, Mazdamundi (uno
Slann Mago di 20°) capisce che deve assolutamente tornare a Itza per salvare i
Lucertoloni. Gli Skaven attivano la loro macchina infernale (un
cliché, considerando che quei ratti hanno sempre una qualche arma-scassino da
usare e fare danni) e, ovviamente, fanno esplodere la luna del Caos. Le
meteore distruggono Lustria, mentre sono solo pochi gli Uomini Lucertola che
riescono a salvarsi a bordo di alcune navicelle.
L’attenzione si sposta quindi sui
nani che, come in tutti i libri di ogni scrittore, le stanno prendendo e sono
tristi. Gli eterni difensori, infatti, non hanno ancora capito che
non si sta giocando a Risiko, e che quindi la difesa vince: perdono una
città dopo l’altra, con annessi personaggi importanti, guerrieri e risorse. Gli
Skaven invasori avanzano neanche avessero le Porsche, mentre i sopravvissuti di
altri assedi alle città naniche si dirigono verso la capitale per l’ultima,
strenua difesa. Mentre le città della porta bianca cedono, Re Thogrim
guida un attacco e, assieme ai rinforzi, spezza l’assedio. Gli
Skaven battono in ritirata e metà dell’armata sopravvissuta di sopravvissuti
agli assedi viaggia verso i regni degli umani per aiutare dove può. Il
regno dei nani, però, è costretto dal fato a terminare. All’interno della città
il Re viene decapitato dal signore della morte Skaven, Snikch, che
distrugge la città dall’interno proclamando la fine del regno dei nani.
Torniamo quindi nel regno degli
Umani dove, a Middleheim, si consuma l’ultima battaglia. Valten, eroe
degli uomini, e Martak, il patriarca supremo dei Collegi della Magia, tentano di
difendere la città da Archaon, il prescelto degli dei del caos. Ci si
mettono pure gli Skaven (che ormai sono ovunque) e la città, purtroppo,
cade. Sia Valten che Martak fanno una fine ignobile, ed il regno degli
uomini è destinato a terminare…
Seguendo la già citata trilogia
famosa, The End Times fa scempio di personaggi importanti e non, fondendo
fazioni, cambiando fazione ai personaggi e distruggendone altre. C’è da dire,
però, che la ventata d’aria fresca intriga, intriga parecchio. Tra
chi piange i propri morti e chi va in fibrillazione per i nuovi eventi: da
quando The End Times è uscito, la Games Workshop è in subbuglio. Che sia la
mossa vincente?
Dopo 2 anni penso si possa dire di no... Non conosco il fatturato della GW, ma mi sembra che i vecchi appassionati - gli unici disposti a continuare a sborsare ingenti somme - abbiano abbandonato la GW per continuare a giocare a Warhammer Fantasy con regole fanmade bilanciate, oppure passare a regolamenti più snelli.
Fatto sta che sembra debba uscire la nona edizione...(e voglio proprio vedere come risolveranno la rivoluzione di background creata con End of times).
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