mercoledì 4 novembre 2015

Gnefri vs. Coboldi

Avevano deciso di tornare al vecchio Sicomoro per cercare di capire se fosse stato possibile stringere una qualche tipo di alleanza con la razza, tra gnefri o coboldi, che vi abitava contro il re Cervo.
Purtroppo Sirio, ancora scosso dall'esperienza al forte, decise di abbandonare il gruppo e cercare fortuna come mercenario in quelle lande desolate. I cinque amici lo lasciarono augurandogli buona fortuna.

Il viaggio fu privo di sorprese e quando arrivarono ai piedi della collina notarono numerose tracce di una battaglia che aveva coinvolto entrambe le razze, ma solo quelle gli gnefri si dirigevano dentro la fenditura nel tronco. Sembrava avessero portato dentro anche qualche prigioniero coboldo.
Walker decise di entrare in avanscoperta, sfruttando la sua scurovisione, e così si addentrò per qualche metro lungo gli stretti tunnel scavati nel sottosuolo notando poche stanze e qualche gnefro. Il dedalo sembrava molto più grande e avrebbe potuto esplorare diverse decine di quelle creature ripugnanti e dei loro parassiti.
Usciti, decisero di cercare di risalire, attraverso le tracce, al covo dei coboldi, ma era giunto il crepuscolo e decisero di accamparsi sulla collina a fianco del sicomoro, al riparo dai primi alberi del bosco. Durante la preparazione del campo però Kastaghir notò una pattuglia di gnefri uscire dall'albero e dirigersi verso il limitare della foresta poco più distante da loro. Decisero in fretta di intercettarli per cercare di carpire qualche informazione. Arrivati al limitare del bosco videro uno di quegli esseri infilarsi dentro un cespuglio. Uriel gli si diresse contro e questo scappò fuori verso il sicomoro, ma il chierico gli sbarrò la strada a cavallo per bloccargli la fuga, mentre Dev'yid controllava il bosco per evitare sorprese. Walker però - vedendo scappare lo gnefro - gli scoccò una freccia che lo atterrò. Se volevano qualche informazione non rimaneva che stabilizzare lo gnefro e portarselo con sé. Decisero quindi di accamparsi ad una ragionevole distanza dal sicomoro e la notte passò tranquilla.
L'indomani decisero di interrogare lo strano essere, metà folletto e metà gnomo, ma molto più brutto e d'aspetto vile, e riuscirono ad ottenere la direzione della tana dei coboldi in cambio della libertà. Quindi proseguirono e verso metà mattina arrivarono di fronte ad una sporgenza rocciosa che presentava un cartello: miniera d'argento. Era chiaramente ormai dismessa, ma era il luogo ideale per un nascondiglio. Stavano per decidere il da farsi, quando una voce  li chiamò: "Ehi voi, gente alta! Venite, venite dal nostro capo Scaglia Fuliggine, forse potreste aiutarci!".
Un coboldo per niente impaurito li stava invitando ad entrare... Eppure i coboldi non erano malvagi?Forse era una trappola! Nonostante i dubbi il gruppo decise di addentrarsi nella miniera: la situazione era troppo strana per risultare una trappola... man mano che il gruppo seguiva il coboldo di guardia all'interno delle caverne, altri ne sbucavano dai passaggi laterali e tutti li seguivano incuriositi. Poi arrivarono davanti ad un coboldo di statura un po' più grande: "Sono Scaglia Fuliggine, capo di questa tribù. Forse potete aiutarci a scacciare la maledizione gialla che ci affligge da mesi!".
Il capo raccontò che la maledizione era iniziata da quando gli gnefri avevano rubato la statuetta del loro dio cornuto: i coboldi erano diventati sempre più deboli e sempre meno numerosi, e le sorti della tribù sembravano destinate all'estinzione. Nemmeno lo sciamano Tartouk era riuscito a preservare la tribù dal peggio. Da come ne parlava Scaglia Fuliggine, questo sciamano aveva un ruolo strano: arrivato pochi mesi prima della comparsa della maledizione, era lui che aveva introdotto il culto di questa divinità cornuta. Inoltre sembrava aver offuscato la leadership del loro capo, anche perché Scaglia Fuliggine sembrava averne paura. Il gurppo si fece portare al cospetto dello sciamano e fu subito evidente che Tartouk stava nascondendo qualcosa: Kastaghir non ricordava nessuna divinità cornuta tra quelle conosciute e aveva notato come alcune risposte date dal coboldo fossero palesemente false. Inoltre a Dev'yid sembrò strano un coboldo con la pelle di colore violaceo: di solito le squame dei coboldi tendevano al verde o al marrone, o comunque a qualche sfumatura che ricordasse più il terreno...
Lo sciamano comunque, sebbene incalzato, si mostrò sempre gentile e quasi servile nei confronti del gruppo e appoggiò la richiesta fatta loro da Scagli Fuliggine.

Decisero di prendersi un po' di tempo per pensare... Per sconfiggere il re Cervo un'alleanza con gli gnefri era da escludere: troppo deboli, oltre che odiati dal nano e dallo gnomo. I coboldi, sebbene in numero minore, sembravano comunque più organizzati e avrebbero potuto tentare un'azione diversiva. Non avevano interessi ad espandersi nell'area e il loro numero esiguo li rendeva facilmente controllabili, anche in futuro. Decisero di parlare solo a Scaglia Fuliggine palesandogli i dubbi sullo sciamano. Proposero quindi un accordo: liberare i coboldi dallo sciamano in cambio di un'allenaza.
Il capo tribù era comunque titubante... Gli gnefri sarebbero comunque rimasti un pericolo costante, e la loro sconfitta era fondamentale per la sopravvivenza dei coboldi. Il gruppo si offrì di risolvere entrambe i problemi e in cambio strappò un timido "vedremo" al capo coboldo. Sapevano tutti comunque che la tribù non avrebbe avuto molte altre scelte...

1 commento:

Marco Franzo ha detto...

Seconda sessione di fila senza sleppe, ma io mi sono divertito lo stesso! Potere del sandbox...Quando le decisioni spettano al 90% a te, io ci trovo più gusto (e ho masterizzato per anni e molto volentieri avventure story-driven, cioè ad eventi guidati.
Ma direi che l'evento più significativo l'altra sera è stato l'abbandono di Viso...sigh...che però speriamo ci faccia visita spesso!