giovedì 26 aprile 2018

Esploratelo!



Passato l’inverno, gli eroi avevano deciso di continuare a battere i confini lasciati inesplorati ad est, dove il paesaggio si faceva più collinare e bassi e ampi rilievi chiudevano l’orizzonte agli sguardi. In quelle zone avevano scoperto il vecchio traghetto dismesso dello spettro Ortica, combattuto i boggart - gli strani uomini-rana, e la tartaruga conosciuta come Spaccaganasce, e trovato un giacimento aurifero dato poi in gestione alla famiglia di Walker.

E proprio in una collina simile a quella in cui avevano scoperto la vena d’oro, trovarono una fenditura creata nella roccia, che conduceva ad un breve corridoio lastricato di pietra. Entrarono circospetti, ma non poterono evitare l’attacco degli sciami di pipistrelli disturbati dalla luce nel primo atrio. Lo strano corridoio proseguiva dritto fino ad un’ampia stanza centrale, dove una prima indagine fatta da lontano da Walker, grazie alla sua scurovisione, aveva rivelato la presenza di un corpo umanoide steso al centro della camera.
Si affacciarono: la stanza ottagonale aveva tre aperture, oltre a quella da cui provenivano, e il corpo si rivelò uno scheletro con indosso i resti arrugginiti di quello che doveva essere stato un equipaggiamento da avventuriero. Sulle pareti tra le porte, quattro facce mostruose guardavano minacciose il centro della stanza, lasciando presagire guai. Mentre il barbaro ed il mezzelfo si diressero verso l’apertura di destra, il nano rimase di guardia nelle retrovie, toccò a Kastaghir scoprirne la portata quando, preso dalla brama di cercare sul cadavere, attivò una trappola: dalle 4 bocche uscì un gas venefico che – pur non uccidendolo – lo indebolì costringendolo alla ritirata. Le sorprese non erano comunque finite. La camera di destra esplorata dal barbaro si rivelò una cripta contenente 6 alcove con altrettanti scheletri, questa volta vestiti con armature, sebbene arrugginite, ma non appena si avvicinò alla più vicina, i corpi presero vita e cominciarono ad attaccarlo.  Il gruppo decise di ripiegare all’ingresso per decidere il da farsi. Qualcuno propose di lasciare perdere quel luogo che sembrava proprio un tumulo funerario di origine barbarica, mentre qualcun altro – lasciando emergere la propria indole da avventuriero – avrebbe voluto esplorarlo fino in fondo, se non per i possibili tesori, almeno per scongiurare futuri problemi per il regno.
Decisero quindi di rientrare, ora che sapevano cosa aspettarsi. Tornati alla stanza degli scheletri, se ne liberarono facilmente; proseguirono verso il corridoio opposto a quello d’entrata dove un sarcofago giaceva intatto in fondo ad una stanza rettangolare non troppo ampia ma raffigurante diverse scene di battaglie. Era chiaro che la persona sepolta doveva essere importante, e se ne accorsero quando il Signore del tumulo si svegliò dal suo eterno non-sonno per scacciarli dalla sua perenne dimora.
Il non morto doveva essere stato un potente signore di qualche tribù barbara, ma riuscirono comunque ad avere la meglio e a conquistare il cimelio che custodiva gelosamente: una spada bastarda anatema dei folletti! Inoltre una vecchia mappa della zona a sud dello Stagno Candela rivelava alcune locazioni già conosciute, oltre a confermare la presenza di un forte nanico nell’estremo sud-ovest.
Uscendo decisero di liberarsi anche degli scheletri presenti nella cripta gemella alla precedente, il che richiese poco sforzo.

Proseguirono l’esplorazione dei territori circostanti per alcuni giorni senza particolari problemi; poi fecero tappa a Greenbow prima di ripartire per esplorare i territori ad ovest.
Era da tempo che non si inoltravano nella fitta vegetazione della foresta, e le piste dei cacciatori – ora che la zona era stata liberata dai banditi e da buona parte dei pericoli maggiori – erano meglio visibili. Da una radura sentirono arrivare un guaito, che scoprirono appartenere ad un tilacino intrappolato in fondo ad una buca evidentemente nascosta. Si guardarono in giro ma non notarono nessuna presenza ostile, così il barbaro (in piena vena animalista ndM) decise di calarsi dentro la buca per recuperare l’animale e liberarlo. Purtroppo la bestia però non era dello stesso parere e lottò furiosamente col suo salvatore che, pur avendo la meglio rendendo l’animale privo di sensi, dovette richiedere al chierico le sue cure. Giusto in tempo perché l’animale – legato ad un albero – si riprendesse e attaccasse chiunque si avvicinasse all’albero per sciogliere la corda che lo teneva prigioniero. Come se non bastasse Uriel, per dare man forte al compagno, si avvicinò troppo al bordo sdrucciolevole della buca e ci cadde dentro, costringendo Kastaghir ad un surplus di lavoro. Insomma, il salvataggio era costato un dispendio di risorse nemmeno lontanamente immaginabile in partenza, e così il gruppo decise di ritornare alla capitale.

1 commento:

Marco Franzo ha detto...

Farei notare la finezza del doppio significato del testo, a seconda che l'accento sia sulla "a" o sulla "o"...