Passato l’inverno, gli eroi avevano
deciso di continuare a battere i confini lasciati inesplorati ad est, dove il
paesaggio si faceva più collinare e bassi e ampi rilievi chiudevano l’orizzonte
agli sguardi. In quelle zone avevano scoperto
il vecchio traghetto dismesso dello spettro Ortica, combattuto i boggart - gli
strani uomini-rana, e la tartaruga conosciuta come Spaccaganasce, e trovato un
giacimento aurifero dato poi in gestione alla famiglia di Walker.
E proprio in una collina simile a
quella in cui avevano scoperto la vena d’oro, trovarono una fenditura creata
nella roccia, che conduceva ad un breve corridoio lastricato di pietra.
Entrarono circospetti, ma non poterono evitare l’attacco degli sciami di
pipistrelli disturbati dalla luce nel primo atrio. Lo strano corridoio
proseguiva dritto fino ad un’ampia stanza centrale, dove una prima indagine fatta
da lontano da Walker, grazie alla sua scurovisione, aveva rivelato la presenza
di un corpo umanoide steso al centro della camera.
Si affacciarono: la stanza
ottagonale aveva tre aperture, oltre a quella da cui provenivano, e il corpo si
rivelò uno scheletro con indosso i resti arrugginiti di quello che doveva
essere stato un equipaggiamento da avventuriero. Sulle pareti tra le porte, quattro
facce mostruose guardavano minacciose il centro della stanza, lasciando
presagire guai. Mentre il barbaro ed il mezzelfo si diressero verso l’apertura di
destra, il nano rimase di guardia nelle retrovie, toccò a Kastaghir scoprirne
la portata quando, preso dalla brama di cercare sul cadavere, attivò una
trappola: dalle 4 bocche uscì un gas venefico che – pur non uccidendolo – lo indebolì
costringendolo alla ritirata. Le sorprese non erano comunque finite. La camera
di destra esplorata dal barbaro si rivelò una cripta contenente 6 alcove con
altrettanti scheletri, questa volta vestiti con armature, sebbene arrugginite,
ma non appena si avvicinò alla più vicina, i corpi presero vita e cominciarono
ad attaccarlo. Il gruppo decise di
ripiegare all’ingresso per decidere il da farsi. Qualcuno propose di lasciare
perdere quel luogo che sembrava proprio un tumulo funerario di origine
barbarica, mentre qualcun altro – lasciando emergere la propria indole da avventuriero
– avrebbe voluto esplorarlo fino in fondo, se non per i possibili tesori,
almeno per scongiurare futuri problemi per il regno.
Decisero quindi di rientrare, ora
che sapevano cosa aspettarsi. Tornati alla stanza degli scheletri, se ne
liberarono facilmente; proseguirono verso il corridoio opposto a quello d’entrata
dove un sarcofago giaceva intatto in fondo ad una stanza rettangolare non
troppo ampia ma raffigurante diverse scene di battaglie. Era chiaro che la persona
sepolta doveva essere importante, e se ne accorsero quando il Signore del
tumulo si svegliò dal suo eterno non-sonno per scacciarli dalla sua perenne
dimora.
Il non morto doveva essere stato
un potente signore di qualche tribù barbara, ma riuscirono comunque ad avere la
meglio e a conquistare il cimelio che custodiva gelosamente: una spada bastarda
anatema dei folletti! Inoltre una vecchia mappa della zona a sud dello Stagno
Candela rivelava alcune locazioni già conosciute, oltre a confermare la
presenza di un forte nanico nell’estremo sud-ovest.
Uscendo decisero di liberarsi
anche degli scheletri presenti nella cripta gemella alla precedente, il che
richiese poco sforzo.
Proseguirono l’esplorazione dei
territori circostanti per alcuni giorni senza particolari problemi; poi fecero
tappa a Greenbow prima di ripartire per esplorare i territori ad ovest.
Era da tempo che non si
inoltravano nella fitta vegetazione della foresta, e le piste dei cacciatori –
ora che la zona era stata liberata dai banditi e da buona parte dei pericoli
maggiori – erano meglio visibili. Da una radura sentirono arrivare un guaito,
che scoprirono appartenere ad un tilacino intrappolato in fondo ad una buca
evidentemente nascosta. Si guardarono in giro ma non notarono nessuna presenza
ostile, così il barbaro (in piena vena
animalista ndM) decise di calarsi dentro la buca per recuperare l’animale e
liberarlo. Purtroppo la bestia però non era dello stesso parere e lottò
furiosamente col suo salvatore che, pur avendo la meglio rendendo l’animale
privo di sensi, dovette richiedere al chierico le sue cure. Giusto in tempo
perché l’animale – legato ad un albero – si riprendesse e attaccasse chiunque
si avvicinasse all’albero per sciogliere la corda che lo teneva prigioniero. Come
se non bastasse Uriel, per dare man forte al compagno, si avvicinò troppo al
bordo sdrucciolevole della buca e ci cadde dentro, costringendo Kastaghir ad un
surplus di lavoro. Insomma, il salvataggio era costato un dispendio di risorse
nemmeno lontanamente immaginabile in partenza, e così il gruppo decise di
ritornare alla capitale.
1 commento:
Farei notare la finezza del doppio significato del testo, a seconda che l'accento sia sulla "a" o sulla "o"...
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