Vi ricorda qualche locandina anni '80? Beh, non è un caso! La serie uscita luglio scorso su Netflix è un chiaro omaggio alla filmografia della nostra infanzia. Un mix tra E.T. e X-Files!
Ecco alcune considerazioni prese dalla rete (da wired e da movieplayer.it).
"È una via di mezzo tra i Goonies, Stand by me e ET. Ci sono
mostri ed esperimenti. I protagonisti sono quattro bambini, appassionati di
D&D e di Star Wars. Comincia e finisce allo stesso modo, in uno scantinato
dell’Indiana, nella cittadina di Hawkings, a poche settimane dal Natale, con
quattro bambini che giocano a Dungeons & Dragons: una quest, un
mago contro un mostro e un tiro di dadi fatale (“se fai 13 vinciamo!”).
Stranger Things, la nuova serie tv di Netflix, è un
continuo rimando alla cultura degli anni ‘80. Questa è la prima cosa che
noterete. Dentro ci sono la sua musica, la sua letteratura e i suoi film. Una
storia che sa di estate (rubata e già passata), amicizia e coraggio."
"Il
mistero attorno alla scomparsa del dodicenne Will Byers nella
fittizia cittadina di Hawkins, in Indiana, il 6 novembre 1983, e gli inquietanti
fenomeni paranormali che, in contemporanea, iniziano a turbare la
tranquillità dei personaggi, ha conquistato il pubblico che ha 'divorato' gli
otto episodi della serie.
Proviamo
ora ad indagare le ragioni di quello che, a parte tutto, può essere
definito senz'altro un clamoroso successo:
1. Un coming of age fra sentimenti e
avventura
Partiamo
dall'anima narrativa di Stranger Things: un'opera che, dietro gli
stilemi dell'horror e del thriller soprannaturale, si propone anche come un
canonico racconto di formazione, assumendo come prospettiva
privilegiata quella dei giovanissimi protagonisti. Mike Wheeler, Lucas
Sinclair e Dustin Henderson, i compagni di giochi del
piccolo Will, sono tre preadolescenti per i quali la sparizione del proprio
coetaneo costituirà un'occasione irripetibile: proiettare le situazioni e le
sfide del loro gioco preferito, Dungeons & Dragons, dal piano
ludico della finzione a quello più concreto - e doloroso - della realtà. Non a
caso Dungeons & Dragons rimarrà il parametro di riferimento
durante la loro indagine per ritrovare Will: un'avventura affrontata
con un misto di timore ed eccitazione, e nel corso della quale Mike, Lucas
e Dustin dovranno mettere alla prova e ridefinire la reciproca amicizia.
2. Outsider alla riscossa
Strettamente
correlata al racconto di formazione è la caratteristica peculiare di questi
quattro compagni di giochi: ragazzi comunissimi, è vero, ma di cui gli autori
sottolineano la natura di outsider rispetto al microcosmo sociale a cui
appartengono. Mike e i suoi amici, appassionati di giochi da tavolo, di Dungeons
& Dragons, di Guerre stellari e
de Il Signore degli Anelli, presentano quelle sfumature cosiddette
"nerd" che hanno contraddistinto quasi tutti i bambini cresciuti
negli anni Ottanta e Novanta e che qui sono sapientemente accentuate, anche per
favorire l'empatia del pubblico. I modelli presi in prestito dai fratelli
Duffer sono evidentissimi, da I Goonies a Stand by
Me - Ricordo di un'estate, così come il "Club dei Perdenti" del
capolavoro It di Stephen King:
come da tradizione, anche i piccoli eroi di Stranger Things vengono
puntualmente derisi e vessati dai bulletti di turno e anche per loro, quando
meno se l'aspettano, arriverà il momento della 'riscossa', scoprendo di
possedere più risorse e più coraggio di quanto avessero mai immaginato.
3. L'orrore senza volto
Esaminate
le componenti del racconto di formazione, l'altro aspetto alla base di Stranger
Things è la sua dimensione horror. Il cimento dei vari
personaggi della serie con il paranormale, con l'oscurità dei
boschi dell'Indiana e con il pericolo senza nome, assume un valore
emblematico rispetto alle differenti prove che ciascuno di loro deve
affrontare: che si tratti di un percorso di crescita, del primo incontro con la
sofferenza e la morte, dell'elaborazione di un lutto o del terrore
originato dalla possibilità di una perdita. Sul piano narrativo, qual è
dunque la personificazione dei singoli spettri di ciascuno dei protagonisti?
Gli autori evitano di identificare da subito un antagonista ben preciso, ma
giocano piuttosto con le tenebre, con il "non visto". E a rendere ancora più perturbante questa demoniaca
presenza risultano essere appunto la sua indefinitezza, assimilabile a quella
del villain eponimo di It, e la sua associazione
con il più temibile avversario di Dungeons & Dragons: il Demogorgone,
mostro infernale comparso già nella letteratura del Medioevo, e qui ripreso
come fonte delle suggestioni più spaventose per questi piccoli eroi.
4. Un tuffo negli anni Ottanta, fra nostalgia e
disillusione
È l'elemento di cui più si è parlato in relazione alla
serie, nonché il fulcro di quell'effetto nostalgia su cui Netflix
non ha mancato di puntare fin dal marketing. Dal periodo dell'ambientazione ai
numerosissimi riferimenti dal punto di vista della cultura pop, Stranger
Things pesca a piene mani dall'immaginario di quel decennio, come
un'ideale "macchina del tempo" che strizza continuamente
l'occhio ai suoi spettatori di età compresa fra i trenta e i cinquant'anni.
Attenzione, però: sarebbe riduttivo catalogare la serie dei fratelli Duffer
come un puro divertissement citazionista, benché nei sei
episodi abbondino la citazioni più o meno esplicite. Stranger Things dimostra infatti
l'intelligenza di non riproporre quell'immaginario in maniera sterile e
derivativa, innervandolo invece di alcuni tratti decisamente moderni:
a partire dalla sottile disillusione, dallo sfiduciato distacco
rispetto alla generazione precedente, che trapela dalle parole e dai
comportamenti dei due protagonisti adolescenti, Nancy e Jonathan.
5. Atmosphere: la colonna sonora
E sempre nell'ambito dell'omaggio agli Eighties, impossibile
tralasciare l'apporto di una colonna sonora perfettamente funzionale
alle atmosfere della serie. Ai musicisti Michael Stein e Kyle
Dixon è stato affidato l'incarico di comporre le musiche originali di Stranger
Things: una partitura synth le cui sonorità elettroniche,
simili a quelle dei film di John Carpenter,
fungono da eccellente veicolo di suspense. A queste si aggiunga una
vera e propria compilation di metà anni Ottanta: con l'eccezione di
alcuni pezzi del decennio precedente, volti ad esprimere l'anima idilliaca e
country della provincia americana (Tie a Yellow Ribbon Round the Ole Oak
Tree di Tony Orlando e The Bargain Store di Dolly Parton) o
a vagheggiare lo spirito della cultura hippie post-sessantottina (White
Rabbit dei Jefferson Airplane), la soundtrack della serie ci traghetta
tra Africa dei Toto e Hazy Shade of Winter delle
Bangles, Waiting for a Girl Like You dei Foreigner e Atmosphere dei
Joy Division, con il breve spazio per un 'anacronismo' (la recente cover di Peter Gabriel di Heroes di David Bowie).
Con una particolare importanza riservata a Should
I Stay or Should I Go, storico successo dei Clash, ma anche una
canzone dal significato speciale per Will, che da Jonathan aveva assimilato
l'amore per la musica rock."
Non avete ancora aperto torrent per cercarvi il file? Beh, fatelo, perché io mi sono visto le 8 puntate in meno di una settimana e merita davvero, se non altro per l'atmosfera nostalgica a cui è capace di riportare!!
4 commenti:
Allora direi che puoi portarmi una chiavetta con gli episodi lunedì 😊
Aggiudicato!
io la sto guardando, terzo episodio!
Fica vero?
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