Per la sera del giorno seguente Lord Jarmaath aveva indetto una festa che si sarebbe tenuta nel giardino del suo palazzo. L'invito era esteso a tutti i presenti ed ai soldati disponibili. Benchè non ancora ripresosi completamente, sentiva necessario dimostrare a tutti la gratitudine per la grande impresa.
Durante la giornata ci si accorse che i danni provocati dall'invasione erano davvero ingenti. Chi non era impegnato di pattuglia aiutava a spostare le macerie lungo le strade e a seppellire i cadaveri. Ma Brindingford aveva già risposto ad un precedente tentativo di invasione (sventata grazie ai cinque eroi) cogliendo l'occasione per espendersi e diventare un centro commerciale di riferimento nella Valle del Rauvin. Mai la cittadina aveva dovuto subire tale strazio, ma anche questa volta l'umile e laboriosa gente della Valle si sarebbe rimboccata le maniche e sarebbe ripartita.
I soldati erano radunati nel cortile esorcizzando i ricordi e la paura con vino e schiamazzi al fuoco di enormi pire. Per la festa Lord Jarmaath aveva dato fondo alle riserve di palazzo con carne e vino di ottima qualità.
Poi era intervenuto solennemente per ricordare innanzitutto i caduti ed elogiare i sopravvissuti, oltre che l'ottimo comandante Lars Ulverth, salutato da un boato della folla.
Il pensiero andò subito ad Echoes, il chierico che aveva speso la sua vita per la causa di Brindingford e dell'intera Valle del Rauvin. Jarmaath si dilungò nel narrare l'impavidità per la quale si era distinto negli scontri, fino a quello fatale contro il generale hobgoblin Hravek Kharn. Anche la sovrintendente Loranna di Traghetto di Drellin venne ricordata, vittima dei malvagi ammaliamenti degli infidi avversari, e annunciò che tutte le vittime sarebbero state celebrate da un monumento che avrebbe fatto costruire nella piazza, nel luogo in cui si era svolta la battaglia finale ed il suo tragico epilogo.
Il corpo del chierico intanto era già stato richiesto da Torea, la sacerdotessa del tempio locale di Tyr, che avrebbe voluto creare un santuario in suo onore nel nome del dio della giustizia, che ancora una volta aveva prevalso.
Jarmaath passò poi a sottolineare il lavoro nascosto ma non meno imposrtante di tutti i chierici della città coordinati da Tredora Goldenbrow, che avevano saputo collaborare andando al di là del loro credo; era inoltre riuscito a pronunciare parole di lode anche nei confronti di Lady Kaal, che aveva saputo gestire mirabilmente la situazione quando egli era stato ferito.
Un ringraziamento speciale era stato rivolto poi ai nobili Grugach, che erano intervenuti pur non essendo direttamente coinvolti, e che avevano apportato un aiuto significativo dal cielo grazie ai loro gufi giganti.
Infine Jarmaath si era soffermato al nome di ogni eroe, citandone le imprese in battaglia: il fiero Liyn, che in passato aveva commesso qualche sbaglio, ma che aveva ripagato con la sua stessa vita la sua dedizione alla causa mettendo al servizio di Brindingford la sua prodigiosa abilità con l'arco; l'impavido Manion, che si era lanciato da solo verso i nemici alla breccia e che poi si era gettato contro Kharn, sprezzante del pericolo; il coraggioso Tiff, capace di annientare da solo diverse ondate di nemici e senza il quale i sortilegi della Mano Rossa avrebbero potuto causare la caduta di brindingford; ed il prode Khoril, che a cavallo del suo grifone aveva sconfitto da solo il drago Abithriax.
Ad ogni impresa erano seguite urla di gioia e di tripudio, in un crescendo di grida e di gioia.
Poi Lord Jarmaath invitò i quattro a salire all'interno del castello, dove la festa sarebbe continuata privatamente con alcuni ospiti.
La prima notte dopo la battaglia era scesa. Le ferite bruciavano ancora ma gli umori erano allegri.
L'inverno mostrava ancora il pieno delle sue forze, ma il calore dei cuori - almeno per stanotte - l'avrebbe tenuto fuori dalle mura di Brindingford.
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