Ero convinto di aver già scritto qualcosa in merito, ma con una rapida ricerca sul blog mi sono accorto che mancava un post dedicato. Ho deciso di colmarlo con questo bel sunto preso da L'antro atomico del Dr. Manhattan!
HEROQUEST E I SUOI FRATELLI: I
GIOCHI DA TAVOLO MB CON MINIATURE E IL GENUINO MOMENTO EMOZIONE© CHE TI TIRANO
ANCORA DIETRO
Questa è la meravigliosa storia
dei giochi da tavolo MB con miniature creati con Games Workshop, di HeroQuest e
dei suoi due fratelli StarQuest e Battle Masters. Di serate in cui con i tuoi
amici o tuo fratello si trasformava il tavolo della cucina o il pavimento del salotto
in un dungeon, un campo di battaglia fantasy, un'avventura nello spazio
profondo. Cercando di non far crepare il nano, di sconfiggere quei maledetti
alieni e di non far cascare per la 653esima volta le dannate miniature dei
cavalcatori di lupi...
Tutto ha inizio il primissimo
giorno dell'estate del '90. Sei a casa di un tuo amico degli scout, avete
finito le pizze e al Bentegodi la Spagna ha appena battuto due a uno, grazie a
un calcio di rigore, il Belgio di quello che avevate eletto idolo della serata,
il grande portiere Preud'homme. Ma solo perché aveva questo nome da deodorante.
Il padrone di casa tira fuori un
gioco da tavolo. Si chiama HeroQuest.
Riavvolgi. Qualche anno prima,
Stephen Baker propone alla filiale inglese della Milton Bradley (MB), azienda
del Massachusetts che ha di fatto lanciato il gioco da tavolo nel remoto 1861,
un nuovo gioco basato sulle miniature Games Workshop. La MB, che dall'84 è di
proprietà della Hasbro, ha già alle spalle dei giochi da tavolo scenografici e
di grande impatto, come Brivido (la cui prima versione, Castello incantato/Which Witch?, è nata nel 1970) o L'Isola di Fuoco (1986), ma HeroQuest - che
debutta in Europa nell'89 e in Nord America l'anno dopo - è diverso.
Un board game di avventura che
sposa le dinamiche da GdR fantasy, con un master stregone (Morcar, ma negli USA
diventa Zargon) che crea il suo dungeon grazie a una serie di componenti, e
quattro eroi - barbaro, nano, elfo e mago - chiamati a sfidarlo e a sconfiggere
le forze del Caos. Ci sono le trappole, ci sono gli incantesimi del mago e
dell'elfo, ci sono i combattimenti con i dadi. Ci sono le miniature, create per
Games Workshop da Citadel. C'è che quella sera ci giocate fino a tardissimo, e
HeroQuest diventa un appuntamento fisso per tutto il resto di quell'estate, pur
priva sulla volata finale di notti magiche.
Non avevi (e non avresti neanche
in seguito, you know) mai giocato a un GdR cartaceo e quello era il tuo primo
impatto con quel tipo di gioco, con le miniature Games Workshop, con la voglia
di menare un master stronzo, legittimata dalla struttura 4 vs 1. Usavi sempre
il barbaro, e l'avevi ribattezzato Conad. Lasciamo correre.
Il successo di HeroQuest dà vita
a tutta una serie di espansioni, che aggiungono nuove imprese, miniature e
tasselli per il dungeon: La Rocca di Kellar (Kellar's Keep, 1989), Il Ritorno
del Signore degli Stregoni (The Return of the Witch Lord, 1989), L'Orda degli
Ogre (Against the Ogre Horde, 1990), I Maghi di Morcar (Wizards of Morcar,
1991), The Frozen Horror (Barbarian Quest Pack, 1992), The Mage of the Mirror
(Elf Quest Pack, 1992), HeroQuest: Le nuove imprese - La Compagnia della Morte
(Heroquest: Advanced Quest - The Dark Company, 1992).
Oltre a un HeroQuest Adventure
Design Kit per crearsi da soli le imprese. Alcune di queste espansioni escono
solo in Europa, altre solo negli USA, per complicare le cose a chi vorrà un
giorno comprarle tutte. Ne hai giocate un paio in seguito, durante gli anni
dell'università, ma non riesci a ricordare quali. E vabbè.
Nel '91 arriva anche una versione
più complessa del gioco base, Advanced HeroQuest, con un regolamento più
articolato e una mappa modulare. Segue a ruota l'espansione Terror In The Dark.
Nel '95, il posto di HeroQuest e Advanced HeroQuest verrà preso da Warhammer
Quest, appunto ambientato nel mondo di Warhammer e rimasto in produzione fino
al '98.
C'era anche il videogioco di
HeroQuest, sfornato da Gremlin Interactive nel '91 per Amiga e diversi altri
home computer dell'epoca (ce l'aveva Fedo!! n.d.r.). Le partite non sfuggivano all'occhio vigile di un
Lando Buzzanca capellone malvagio. Ne furono pubblicati anche un'espansione,
HeroQuest: Return of the Witch Lord, e un seguito, HeroQuest II: Legacy of
Sorasil (Amiga 1200 e CD32, 1994).
Tornando al gioco da tavolo, sai
che ci sono stati vari tentativi di riportare in pista HeroQuest, come la
brutta fazenda del crowdfunding per l'edizione 25° anniversario, ma questo è il
racconto di quei giochi MB e di quegli anni lì (rima). E bisogna passare al
cugino venuto dallo spazio.
All'altro Warhammer, la
declinazione sci-fi Warhammer 40,000, è legato invece il secondo gioco di
Stephen Baker per MB, StarQuest. Uscito nel '90, era a tutti gli effetti un mod
fantascienzo di HeroQuest, con l'Alieno come master e il relitto dell'astronave
a fare da dungeon per mettere alle strette gli space marine guidati dagli altri
giocatori. Alla fine è una versione molto semplificata di Space Hulk e
Warhammer 40,000 di Games Workshop, ma ai tempi lo trovi la cosa più bella del
mondo.
Il marine dello spazio con la
Power Armour bianca sulla scatola, dipinto da David Sque, diventa all'istante
una delle prime cose che ti vengono in mente quando pensi ai soldati del
futuro. Subito dopo i marine di Aliens, certo. Vorresti tanto sapere che fine
abbia fatto la tua scatola di StarQuest, ma i traslochi sono master feroci e
senza scrupoli, che spesso non fanno prigionieri.
Di StarQuest, che in molti altri
paesi era chiamato Space Crusade, uscirono due box di espansione: L'attacco
degli Eldar (Eldar Attack), con i suoi guerrieri esper, e Missione: Dreadnought
(Mission Dreadnought). Anche qui c'era una versione con tabellone modulare,
Advanced Space Crusade, e la storia è andata avanti in vari modi. Ad esempio
con Tyranid Attack, sostanzialmente un Advanced Space Crusade senza la licenza
MB prodotto da Games Workshop nel '93.
E pure qua c'era un videogioco
della Gremlin, giocato anch'esso fino alla nausea: Space Crusade (1992), con la
sua brava espansione The Voyage Beyond.
Il terzo titolo prodotto da MB in
collaborazione con Games Workshop in quegli anni è un altro gioco a cui ti lega
una fiumara di ricordi che quando si gonfia per la pioggia ti porta via. Sempre
Stephen Baker, che anni dopo avrebbe partecipato alla creazione di Heroscape,
inventa questa versione molto semplificata di Warhammer: Battle Masters (1992).
Su un grande tappeto di plastica, un quadrato da un metro e mezzo per lato
diviso in esagoni, si danno battaglia le forze dell'Impero e quelle del Caos.
Con un torre di plastica e una quantità enorme di miniature.
Battle Masters diventa il gioco
preferito per te e tuo fratello, quando non siete attaccati all'Amiga. Tu
prendi sempre i cattivi, il Campione degli Ogre lo chiami Bud e gli Orchi fanno
macello dei cavalieri imperiali. Ma quei dannati Cavalcatori di Lupi si
staccano dalla basetta e cascano ogni tre secondi. Prima o poi devo incollarli,
ti ripeti. E te lo ripeti per settimane, ma non lo fai mai.
Anche di Battle Masters - che in
Germania è Die Claymore-Saga, nei Paesi Bassi Ridderstrijd e in Francia un
ovviamente risibile Seigneurs de guerre - sono uscite due espansioni, che si
limitavano ad aggiungere delle nuove unità ai due schieramenti, senza nuove
carte battaglia: I Lord Imperiali e I Predatori del Caos. Che fine abbia fatto
Battle Masters lo sai, perché tuo padre un giorno lo ha gettato via. L'avevate
lasciato nel lato sbagliato del ripostiglio, quello con le cose da sgombrare.
Gettato via, un gioco che ora varrebbe centinaia di euro (nuovo, su Amazon, lo
danno via alla modica cifra di ottocentoROTL carte). Quando l'hai scoperto, non
hai pianto. Beh, non troppo,
Era del resto ormai il '94, ed erano passati quegli
altri mondiali. Quelli in cui Michel Preud'homme si era portato a casa il
premio di miglior portiere della competizione, nonostante le tre pere rimediate
da Klinsmann e compagni agli ottavi. Succede.
1 commento:
E' anche vero che questi hanno per noi un fascino legato al senso di novità e di stupore che ci hanno trasmesso.
Oggi pensare a giochi che occupino lo spazio di Battle Master sarebbe semplicemente insensato, così come proporre giochi che richiedano tempi di gioco lunghi e addirittura modalità campagna per il target a cui sarebbero diretti: una volta avevamo molto più tempo e c'erano solo loro (Heroquest è un gioco dai 10 anni, ma noi ce ne siamo innamorati dopo le medie...).
Rimane il fatto che la bulimia ludica odierna, se da un lato soddisfa più palati, dall'altro non suscita più lo stesso stupore.
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