Riporto una serie di articoli da lospaziobianco.it su una delle nostre passioni rimaste finora fuori dal blog (se non per 3 miseri post): i fumetti! In particolare mi è capitata sottomano questa serie di articoli sui miei amatissimi X-Men che ne ripercorre la storia editoriale, e che ho trovato molto interessante per rinfrescarmi le idee, dato che la Disney ne ha acquistato i diritti dalla Sony e che spero diventino quindi i protagonisti di una delle prossime saghe del Marvel Cinematic Universe (anche se i vecchi film non erano malaccio)! Buona lettura.
“Chi
sono gli X-Men, mi chiedete? Un gruppo di supereroi mutanti, riuniti dal
professor Charles Xavier per il duplice scopo di cercare altri come loro e
aiutarli a imparare a utilizzare le loro abilità per il bene della società. E,
inoltre, per proteggere la società stessa dalla minaccia di mutanti malvagi”.
Queste sono le parole fatte pronunciare da Chris Claremont a Kitty Pride, una dei
più importanti elementi del supergruppo mutante, in “A Day Like Any Other”
pubblicata nello “X-Men Special Edition” del febbraio 1983. Definizione
migliore non può esserci.
Un po' di basi
Gli
X-Men sono creati nel 1963 da Stan Lee e Jack Kirby, prendendo spunto dall’idea
alla base di un supergruppo pubblicato dalla DC Comics nel numero 80 della
testata My Greatest Adventure, la Doom Patrol di Bob Haney e Arnold Drake.
Protagonisti della serie DC sono tre giovani invisi al mondo a causa dei loro
superpoteri, che sono guidati nelle missioni da Niles Caudler, ingegnere
paraplegico che si muove in sedia a rotelle.In The X-Men#1, del settembre 1963,
s’introduce Charles Xavier, lui stesso mutante telepate e professore filantropo
di mezza età su una sedia a rotelle che, nella sua tenuta al numero 1407 di
Graymalkin Lane a Salem Center, nella contea di Westchester (stato di New
York), sede di una scuola per giovani dotati, accoglie cinque adolescenti: Jean
Grey, Scott Summers, Henry Philip “Hank” McCoy, Robert “Bobby” Drake e Warren
Worthington III. Questi ragazzi sono
speciali poiché il loro codice genetico è dotato di un gene “x”, mancante nella
maggior parte degli esseri umani, che fornisce loro straordinari poteri
mutanti. Da qui la “X” del nome del gruppo, a indicare il potere “extra” (“x”
in inglese si pronuncia “ex”) che i mutanti possiedono, oltre ad alludere al
fatto che tali mutazioni sono il risultato di un’esposizione alle radiazioni,
tipica causa di acquisizione della maggior parte dei superpoteri nei fumetti
degli anni 60.
Lee e
Kirby se da una parte fanno in sostanza una copia-carbone del Prof. Niles per
il loro Charles Xavier, dall’altra apportano due modifiche rispetto alla
controparte DC che, negli anni, si riveleranno vincenti per i mutanti di casa
Marvel: compongono il gruppo con adolescenti, abbassando l’età media rispetto
ai protagonisti della Doom Patrol e, soprattutto, cambiano l’origine dei poteri
dei protagonisti. Combinata con
questa scelta c’è l’idea del parallelismo tra adolescenza e mutazione: giovani
che vedono il loro corpo e la loro mente trasformarsi in modi che non capiscono
e che talvolta non accettano perché il mondo e la società dove vivono non li
accetta.
GLI ANNI 60: PRIMA GENESI E
DECLINO
Nei primi numeri della testata The X-Men (che in
origine avrebbe dovuto chiamarsi i Mutanti) oltre ai cinque membri della
squadra originaria (Marvel Girl, Ciclope, Bestia, Uomo Ghiaccio e Angelo) è introdotto
il loro arcinemico per antonomasia, Magneto e il suo gruppo, la Confraternita
dei Mutanti Malvagi, composta da Mastermind, Toad, Quicksilver e Scarlet Witch,
questi ultimi due figli dello stesso Magneto.
I temi
affrontati in queste storie iniziali sono, oltre al classico bene vs male, il
pregiudizio, la discriminazione, l’odio razziale e la paura della diversità.
In
questi primi anni il titolo non riesce a vendere come altri albi della Marvel
(Fantastic Four e Amazing Spider-Man su tutti) e nel 1966, Lee & Kirby
lasciano la testata. Durante
questa run è da mettere in evidenza l’esordio del mutante irlandese Sean
Cassidy, a.k.a. Banshee, nel numero 28.
Dal
numero 58 si torna nuovamente alla singola storia per albo e la presenza di un
team regolare di autori, Thomas e Adams, donano alla testata un leggero aumento
delle vendite grazie allo svecchiamento delle storie e alla presenza regolare
di due nuovi protagonisti introdotti nei numeri precedenti: il fratello di
Scott Summers, Alex a.k.a. Havok, creato da Thomas, e Lorna Dane (che in
seguito assumerà il nome di battaglia di Polaris), creata da Drake.
Tuttavia
la Marvel ha già preso la propria decisione sul destino della testata e il
numero 66 è l’ultimo che contiene storie inedite poiché dal successivo e
ininterrottamente per cinque anni fino al numero 93 dell’aprile 1974 X-Men
conterrà ristampe delle vecchie storie.
GLI ANNI 70: SECONDA GENESI
Nonostante le ristampe, le vendite della testata non
scendono mai sotto la soglia minima oltre la quale per la Marvel scatta la
chiusura e, inoltre, i vari eroi mutanti continuano ad apparire frequentemente
in altre testate come Amazing Spider-Man e Avengers. Così nel 1975 ai piani
alti della Casa delle Idee decidono di dare un’altra possibilità agli X-Men e
nel mese di maggio viene dato alle stampe Giant Size X-Men#1 con Len Wein ai
testi e Dave Cockrum alle matite. I due autori introducono un nuovo gruppo di
Uomini X, molto diverso dall’originale in quanto formato completamente da adulti
provenienti da varie parti della Terra, tutti con un bagaglio culturale e
filosofico differente e, soprattutto, tutti già addestrati all’uso dei propri
poteri mutanti. La storia contenuta nello speciale, divisa in quattro capitoli,
presenta il Prof. Xavier che, per salvare il team originale prigioniero
sull’isola vivente di Krakoa, gira il mondo per reclutare un nuovo gruppo. Alla
fine dell’avventura del team originale resta soltanto Ciclope e la nuova
squadra X sarà composta da Colosso (Piotr Nikolaievitch Rasputin), proveniente
dall’Unione Sovietica, Nightcrawler (Kurt Wagner), tedesco occidentale,
Tempesta (Ororo Munroe), keniana e Thunderbird (John Proudstar), nativo
americano della nazione Apache. A questi personaggi, tutti qui alla prima
apparizione, si affiancano poi Banshee, il giapponese Shiro Yoshida, a.k.a
Sunfire (che aveva fatto il suo esordio in X-Men#64) e soprattutto il canadese
Wolverine che aveva fatto la sua prima apparizione su The Incredible Hulk#180
nel 1974.
Quest’albo speciale ha talmente
successo che la Marvel, mentre in un primo momento pareva intenzionata a
proseguire con un secondo numero di Giant Size X-Men, decide invece di
rilanciare la testata The X-Men con storie inedite, mettendo in cabina di
regina un giovane autore di origine britannica (anche se cresciuto negli USA)
che si sta distinguendo sulla collana dedicata al personaggio di Iron Fist:
Chris Claremont. La scelta di un autore semiesordiente è spinta anche dalla
considerazione di non “bruciare” la carriera di qualche sceneggiatore più
famoso, nel caso questa nuova incarnazione della serie mutante segua il trend
negativo della precedente.
Claremont
parte subito con il botto e già nel secondo numero della sua gestione, il 95,
fa morire uno dei nuovi elementi degli X-Men: Thunderbird (sebbene la sua morte
fosse già stata comunque pianificata da Len Wein, autore dei soggetti dei
numeri 94 e 95). Da quel momento in poi per l’autore è un continuo crescendo di
storie e saghe che vedono il ritorno in scena delle Sentinelle, l’emergere
della Fenice (#101), l’introduzione degli Starjammers (#107) e di Alpha Flight
(#120) e la saga di Proteus (#125-128), oltre all’introduzione di personaggi
comprimari come Amanda Sefton (#98), l’Uomo Multiplo, Mystica e Moira
MacTaggert (#96). Claremont tratta i suoi personaggi come veri esseri umani, ne
approfondisce la psiche, le motivazioni, i comportamenti, siano essi quelli dei
supereroi che quelli delle loro controparti malvagie in una linea di
demarcazione che nelle storie diviene sempre più sottile e di difficile
individuazione. All’azione vera e propria nelle pagine di X-Men si sostituisce
una sorta di soap-opera mutante con trame e sottotrame che si sviluppano e
s’intrecciano anche per decine di numeri prima di arrivare a una risoluzione (e che mi ha fatto amare questa testata!!!n.d.r.).
GLI ANNI 80: L’ERA CLAREMONT
Nel 1980 Chris Claremont dà il via a una delle sue run
più ambiziose e famose, la Saga della Fenice Nera, che si sviluppa per ben
dieci numeri, dal numero 129 al 138 di X-Men. Dopo che Jean Grey ha ottenuto i
poteri semidivini della Fenice, essa rimane vittima della corruzione del
proprio potere e, manipolata mentalmente da Mastermind, diventa Fenice Nera e
nella sua sete di distruzione annienta un intero pianeta alieno. Inizia così il
decennio d’oro per gli X-Men, con la testata che dal numero 114 ha cambiato il
nome in Uncanny X-Men e diventa il titolo mensile più venduto della Marvel.
Alla saga della Fenice Nera seguono altre importanti storylines come Giorni Di
Un Futuro Passato (#141-142), la saga di Deathbird e della Covata (#155-157 e
161-166), la scoperta del popolo mutante sotterraneo dei Morlocks (#169) e il
Processo di Magneto (#200).
Nel
1982 Claremont scrive, al di fuori della testata regolare, una graphic novel
con protagonisti gli X-Men, disegnata da Brent Anderson: Dio Ama, L’Uomo Uccide.
In questi dieci anni tanti sono i
personaggi che vanno a popolare l’universo mutante della Marvel a cominciare da
Katherine Anna “Kitty” Pride/Shadowcat (#129), Alison Blaire/Dazzler (#130),
Forge (#184), Longshot, Elizabeth “Betsy” Braddock/Psyloche, Rogue, Rachel Anne
Summers/Fenice, Jubilation Lee/Jubilee (#244) fino a villains del calibro del
Club Infernale (#129), Madelyne Prior (#168), Apocalisse, Sinistro (#221), Mojo
e Sabretooth. Tra le scelte narrative da ricordare sicuramente vanno menzionate
la decisione di Xavier di partire per lo spazio insieme all’amata Lilandra e
lasciare Magneto alla guida della Scuola per giovani dotati e l’avvicendamento
a capo degli X-Men di Tempesta al posto del leader storico Ciclope.
Gli anni ’80 sono anche il periodo della nascita e
dello sviluppo dei comic shop, negozi specializzati nella vendita di fumetti, e
la Marvel legandosi a questo evento e alle ottime vendite di Uncanny X-Men
spinge per la creazione di nuove X-testate.
La
prima a esordire è The New Mutants (marzo 1983), seguita da Alpha Flight
(agosto 1983), dedicata a un gruppo mutante canadese, X-Factor, con il gruppo X
originale (febbraio 1986), Excalibur (ottobre 1988), ambientato in Gran
Bretagna, e Wolverine (novembre 1988). Sfruttando il numero sempre maggiore di
serie mutanti e le obbligate connessioni che esse hanno tra loro, Claremont dà
il via a una serie di eventi crossover (o X-over) tra le varie testate, con
cadenza annuale. Ecco nascere dunque il Massacro Mutante, seguito dalla Caduta dei Mutanti e da Inferno.
All’inizio dell’ultimo decennio
del secolo scorso, Uncanny X-Men vende qualcosa come 500.000 copie ogni mese e
quelli mutanti sono i titoli blockbuster della Marvel. Claremont è affiancato
da un disegnatore sempre più acclamato dai fan, Jim Lee, ma entra sempre più
spesso in contrasto con l’editor della testata, Bob Harras, che interviene
frequentemente nella modifica di storie, personaggi e anche maxisaghe pensate
dallo scrittore. Quando la Casa delle Idee decide di lanciare un secondo albo
mensile dedicato agli X-Men, Claremont e Harras sono ormai ai ferri corti per
questioni creative: l’editor vuole riportare nelle storie il prof. Xavier,
personaggio mai amato da Claremont che lo aveva allontanato dal palcoscenico
principale. A questo si aggiunga che l’autore ha in mente tutta una serie di
sviluppi per i suoi personaggi che vanno contro quanto la casa editrice vuole
in quel periodo: sfruttare il più possibile il fenomeno mutante per incassare
più soldi possibile. Molte delle idee di Claremont, prima tra tutte il fare
diventare Wolverine un personaggio malvagio per poi ucciderlo, vanno contro
questa politica e così, dopo sedici anni ininterrotti alla scrittura delle
x-storie, Claremont decide di andarsene dalla Marvel.
Lo fa scrivendo il suo “testamento editoriale” nei
primi tre numeri della nuova testata che si affianca a Uncanny dall’agosto
1991, X-Men, il cui primo numero è a tutt’oggi il singolo albo a fumetti più
venduto della storia con circa tre milioni di copie vendute e almeno sette
milioni e mezzo di copie preordinate dalle fumetterie statunitensi (l’albo esce
con cinque diverse cover che unite assieme formano un’unica immagine).
Le due testate vedono
protagonisti gruppi distinti degli X-Men: su Uncanny tornano il prof. Xavier e
Ciclope formando il “blue team” composto da Bestia, Wolverine, Rogue, Gambit e
Psylocke, mentre sulla nuova testata esordisce il “gold team” con a capo
Tempesta e formato da Marvel Girl, Uomo Ghiaccio, Arcangelo e Colosso. Entrambi
i gruppi sono coordinati dallo stesso Xavier aiutato da Banshee, Forge e
Jubilee.
La nascita di X-Men porta con sé una piccola
rivoluzione delle altre testate mutanti con The New Mutants che si trasforma in
X-Force, scritta da Fabian Nicieza e Rob Liefeld e disegnata da quest’ultimo, e
X-Factor che è affidata a Peter David e Larry Stroman con protagonista un
gruppo completamente nuovo poiché i membri originari sono tornati, come detto,
negli X-Men.
In
seguito le redini delle due testate passano a Scott Lobdell (Uncanny) e Fabian
Nicieza (X-Men), che rimangono a lungo, il primo fino al 1997 e il secondo fino
al 1995. Tra i disegnatori all’opera, in questo periodo, sui mutanti sono
sicuramente da segnalare Andy Kubert e John Romita Jr.
Durante
quegli anni gli X-Men rimangono sulla cresta dell’onda, continuando a
incrementare le loro vendite e le maxi saghe crossover da ricordare di questo
decennio sono molteplici. Partendo da Programma Extinzione e la Muir Island Saga, quando ancora le storie erano
scritte da Claremont, si passa alla Canzone dell’Executore, Attrazioni
Fatali, Phalanx Covenant, L’Era Di
Apocalisse (la mia avventura fuemttistica con gli X-men si èfermata qui. n.d.r.), Onslaught e Operazione: Nessuna Tolleranza.
I
personaggi che entrano in scena in questi anni sono tutti di primo piano a cominciare
da Cable, Gambit (UXM#266) e Alfiere (UXM#282) e, come è logico aspettarsi,
spopolano le miniserie dedicate a vari personaggi mutanti, la maggior parte
delle quali di qualità inferiore alle testate regolari. Eventi di prim’ordine da ricordare in questo periodo sono sicuramente il
matrimonio di Jean Grey e Scott Summers (XM#30) e la perdita dell’adamantio da
parte di Wolverine per opera di Magneto nel crossover Attrazioni Fatali.
Dal 1999 è Alan Davis che si occupa sia dei testi sia dei disegni
della serie X-Men e delle sceneggiature di Uncanny. Durante la gestione Davis
le due testate funzionano come un unico albo bisettimanale con le storie che
spesso sono uniche e passano da un titolo all’altro.
La fine del millennio vede un lento declino nelle
vendite delle testate mutanti, anche a causa del continuo avvicendarsi di vari
autori con stili e approcci diversi alle storie, e la continua emorragia di
lettori che puntano sempre più su altri titoli, convince la Marvel a operare un
rilancio degli X-Men.
GLI ANNI 2000: LA RINASCITA
Puntando anche sul ritorno di
Claremont alla Casa delle Idee (nel 1998 ai testi dei Fantastici Quattro), si
decide di operare un taglio netto con il recente passato mediante l’evento
Revolution che si sviluppa su tutti gli albi mutanti nel maggio del 2000 e crea
un “gap” narrativo di sei mesi tra due numeri consecutivi di ogni testata.
Questo espediente permette a Claremont di ripartire da zero sia su Uncanny (dal
numero 381) che su X-Men (dal numero 100), dividendo nuovamente gli X-Men in
due gruppi, mettendo da parte molti dei personaggi nati dopo il suo abbandono
del 1991, recuperandone alcuni secondari della sua passata gestione e
portandoli in primo piano.
Claremont commette tuttavia alcuni passi falsi in
questa sua seconda gestione degli Uomini X, come il ritardare la spiegazione
dei fatti intercorsi nei sei mesi non raccontati, ad esempio il perché Jean
Grey e Psylocke si fossero scambiate i poteri ed è anche costretto a adattare i
suoi piani all’imminente uscita del primo film sugli X-Men, per rendere più
accessibile la serie ai neofiti.
Tutto ciò porta numerose critiche da parte dei
lettori e di riviste e siti specializzati e quando Joe Quesada diventa editor
in chief della Marvel, con nuove idee di sviluppo per l’universo mutante,
propone a Claremont di concentrarsi su una sola delle X-testate oppure di
crearne una ex novo con un gruppo di X-Men in missione lontani dallo Xavier
Institute. L’autore sceglie questa seconda ipotesi e dopo solo nove mesi diventa lo sceneggiatore di X-treme X-Men.
L’evento
di questo periodo è sicuramente l’approdo alla guida della testata X-Men del “Mago di Glasgow”, lo scozzese Grant Morrison. Sostenuto nella parte
grafica da artisti del calibro Frank Quitely, Igor Kordey, Ethan Van Sciver,
J.P. Leon e altri artisti del genere,
Morrison rivoluziona lo status quo mutante introducendo moltissime novità a
cominciare dalle nuove uniformi nere in kevlar che si richiamano a quelle
indossate dagli X-Men nel film loro dedicato.
L’autore
rompe con il passato e dà un tono più serio, cupo e realistico alla serie
iniziando subito con il primo blocco di storie “E is for Extinction”
(NXM#114-116) dove una nuova criminale, Cassandra Nova, sorella malvagia di
Xavier, distrugge l’isola-stato di Genosha uccidendo 16 milioni di mutanti.
Proprio alla fine di quest’arco narrativo Morrison fa poi fare “outing” al
Prof. Xavier che, controllato mentalmente dalla sorella, rivela al mondo intero
di essere un mutante, aprendo le porte del suo istituto pubblicamente a tutti i
mutanti che vogliono imparare a controllare i propri poteri e creando varie
scuole collegate in tutto il mondo. A Morrison dobbiamo anche l’inizio della
relazione tra Scott ed Emma Frost, quando ancora il primo era sposato con Jean
Grey e la morte di quest’ultima, uccisa da Magneto.
Lo
sceneggiatore scozzese decide poi di passare alla DC Comics e abbandona le X testate nel 2004, segnando, di fatto, l’inizio di un
nuovo, ennesimo rilancio dei titoli mutanti. L’errore
che tuttavia commette la Marvel in questo rilancio mutante è quello di tenere
le tre serie completamente distinte e indipendenti l’una dall’altra, causando
palesi incongruenze nella continuità generale dell’universo mutante.
Col maxi evento Marvel del 2005:
House of M, Brian Michael Bendis, deus ex
machina dietro il rilancio dei Vendicatori, scrive questo crossover estivo per
le matite di Oliver Coipel e narra la storia di un mondo dove i mutanti sono la
maggioranza della popolazione creato dai poteri di Wanda Maximoff/Scarlet,
figlia di Magneto. Nell’epilogo della saga tutti gli eroi del Marvel Universe
si oppongono alla Casata di M (la famiglia di Magneto) e la storia si conclude
con la frase magica di Scarlet che è il punto di partenza dell’ennesimo,
scontato, rilancio mutante: “No more mutants!”, basta mutanti.
I mutanti presenti sulla Terra sono ridotti ad appena
198, ottenendo in questo modo un duplice risultato: da un lato si riduce
drasticamente il numero di personaggi mutanti (anche lo stesso Charles Xavier
perde i propri poteri) che ormai saturano l’universo Marvel, la maggior parte
dei quali erano utilizzati, dopo la creazione, per un paio di storie e poi
lasciati nel dimenticatoio. Dall’altro si centra l’obiettivo che ha più a cuore
Quesada, quello di far tornare i mutanti a essere dei reietti, emarginati
dall’Homo Sapiens, tornato di nuovo a essere la razza predominante. Di
fatto l’editor in chief della Marvel annulla una delle novità che Morrison
aveva introdotto all’inizio della sua run sugli X-Men, quando la Bestia
scopriva che nel giro di pochi decenni gli Homo Sapiens si sarebbero estinti
lasciando il pianeta delle mani dell’Homo Superior la cui popolazione stava
crescendo sempre più.
Passano un po' di anni con un'alternanza di autori/disegnatori/testate...
A Giugno del 2009 la Marvel
pubblica la testata X-Men Forever scritta da Chris Claremont nella quale
l’autore dovrebbe proseguire le trame narrative che aveva in mente nel 1991
quando ha abbandonato gli X-Men. La serie è preceduta da un one-shot X-Men
Forever Alpha che ristampa i primi tre numeri di X-Men, del 1991, e che
conducono direttamente a quanto narrato all’inizio della nuova serie. Tuttavia,
quella che in teoria doveva essere la storia degli X-Men se Claremont fosse
rimasto a scrivere le loro avventure, presto si trasforma in un titolo da
“universo alternativo” e lo stesso autore ammette che le storie narrate nella
testata sarebbero comunque state impossibili da narrare anche dieci anni prima
senza minare le fondamenta del mondo mutante del Marvel Universe.
Ad Aprile del 2012 inizia
tuttavia l’evento definitivo che darà il via a quella sorta di “light reboot”
chiamato Marvel Now Revolution (la progressiva chiusura delle varie testate,
mutanti e non, e il loro nuovo inizio con team creativi nuovi di zecca):
Avengers VS X-Men. Questa maxi saga in dodici parti, nella quale vengono
finalmente risolte tutte le varie sottotrame ancora aperte dai tempi di House
of M, viene scritta a più mani da B.M. Bendis, Jason Aaron, Ed Brubacker,
Jonathan Hickman e Matt Fraction, con ai disegni John Romita jr., Oliver Coipel
e Adam Kubert, e vede il ritorno sulla Terra dell’entità Fenice alla ricerca di
un nuovo ospite per la sua forza, ha individuato in Hope Summers (la prodigiosa bambina nata dalla decimazione dei mutanti alla fine di House of M). I Vendicatori
e gli X-Men si confrontano sui modi di protezione della ragazza mutante. Nel
corso della mini Hope prova a ricevere la forza della Fenice, ma incapace di
controllarla viene colpita da Iron Man che, invece di ucciderla, scinde
l’entità cosmica in cinque parti che si impossessano di Ciclope, Emma Frost,
Colosso, sua sorella Magik e Namor.
I cinque sono corrotti dal potere cosmico e, alla fine, Ciclope si trasforma nella Fenice Nera e uccide il suo mentore, Charles Xavier. Alla fine Hope, con l’aiuto di Scarlet, riesce a sconfiggere e a disperdere la forza della Fenice e Capitan America pone Scott Summers agli arresti per l’omicidio del Professor X.
OGGI: L’ARRIVO DI BENDIS E LA "MARVEL NOW REVOLUTION" MUTANTE
Nell’ottobre del 2012, a seguito
della conclusione di AvX nella Casa delle Idee parte l’iniziativa Marvel Now!
con l’ingresso di nuovi titoli, l’azzeramento della numerazione della maggior
parte delle testate e lo stravolgimento dei vari team creativi.
Gli X-Men, assieme ai Vendicatori, fanno da padroni in
questa iniziativa con nuove testate e quelle esistenti stravolte. I titoli che
continuano la corsa con la stessa numerazione sono Wolverine and the X-Men, con
Aaron ai testi e Bradshaw ai disegni e l’inossidabile X-Factor di Peter David e
Leonard Kirk.
Con una pletora di nuove serie aperte, a cinquanta anni dalla nascita gli X-Men sono dunque più vivi che mai, sempre più
pilastro portante del Marvel Universe e ben lungi dall’avere risolto i problemi
di coesistenza con l’homo sapiens. E questo non può fare che ben sperare per
altri cinquanta anni di avventure mutanti.
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