Ora che la loro copertura era saltata dovevano valutare attentamente il da farsi. Grimlock era dell'idea di iniziare una guerriglia fatta di piccole schermaglie per sfoltirne le fila, mente Dev'yid voleva indagare meglio sulla statua all'interno della locanda e sulle pelli di centauro; se gli Spriggan avevano ucciso alcuni esemplari, avrebbero potuto andare alla ricerca della tribù a sud per chiederne il supporto per riconquistare la città.
Walker fece comunque notare che da quello che sapevano i centauri erano comunque selvaggi e poco socievoli e che sarebbe stato un rischio, ma alla fine valutarono che sarebbe stato il male minore. In fondo gli Spriggan erano allertati e avrebbero preso contromisure per difendersi: qualche giorno senza intrusi avrebbe potuto fargli credere che fossero solo avventurieri di passaggio.
Si avventurarono verso sud seguendo le montagne. Avevano torvato alcune piste battute che portavano fino alle pendici, ma una in particolare li colpì: vecchie impronte di piccoli piedi calzati...
Le seguirono sul dolce pendio che saliva verso la nuda roccia, finché non dovettero scendere da cavallo e proseguire a piedi. Ad un certo punto notarono in lontananza un'apertura nella roccia sul fianco della montagna. Lasciarono i cavalli e Dev'yid e Walker andarono in avanscoperta fino a quella che sembrava una grotta naturale. L'ingresso sembrava però essere stato in passato nascosto da una serie di cescpugli ora gettati di lato; le stesse impronte proseguivano anche all'interno. Richiamarono gli amici e decisero di entrare: la caverna sembrava disabitata ma alcuni resti di sudici giacigli e di fuochi accesi all'interno erano la prova del fatto che fino a non poco tempo fa era servita da rifugio per qualcuno, probabilmente gli stessi Spriggan!
Contarono i gicigli: dodici. Almeno adesso potevano avere un'idea delle forze che presidiavano Forte Varn. Tre in particolare però li colpirono: nell'alcova più grande che si diramava dal corridoio centrale, erano sistemati tre giacigli che mostravano tracce particolari. In uno erano presenti delle piume di diversi uccelli, mentre un altro presentava peli di lupo. Tutto corrispondeva con ciò che aveva notato Dev'yid nelle sue perlustrazioni: lo Spriggan con l'esemplare di lupo più grande che aveva visto fuori dalla locanda doveva essere un ranger col suo compagno animale, mentre le piume potevano appartenere all'abbigliamento di uno sciamano!
Passarono la notte nella gortta ed il mattino seguente si rimisero in viaggio alla ricerca dei centauri dirigendosi verso est.
Sebbene la brughiera fosse sterminata, verso metà mattina individuarono un esemplare di centauro da lontano. Cercarono di gesticolare per richiamare la loro attenzione e notarono che subito da due direzioni diverse due pattuglie si stavano dirigendo verso di loro galoppando con le lance in resta!
Walker e Grimlock si misero sulla difensiva ma Kastaghir suggerì di non intraprendere alcuna azione che potesse essere interpretata come ostile. Nonostante le braccia alzate in segno di resa i centauri non accennavano a diminuire la velocità della carica e Dev'yid propose di lanciare un incantesimo per rallentarli: davanti a loro la vegetazione crebbe a dismisura e gli strani esseri furono costretti ad avanzare districandosi tra gli arbusti e i rovi. I centauri sembrarono ancora più infastiditi e sguainarono gli archi. Le loro armature di piastre e il loro equipaggiamento da guerra mostrava chiaramente la loro ostilità.
Kastaghir tentò di parlare con loro finché un esemplare gli si avvicinò chiedendogli in Silvano cosa facesserò nel loro territorio - la Prateria Bigia - e perché usassero la magia, da loro disprezzata e considerata ostile. Il chierico ed il druido, che conoscevano il loro linguaggio, tentarono di parlamentare, ma ottennro solo di non essere uccisi sul posto e di essere scortati fino al loro accampamento.
Verso sera arrivarono ad un grande accampamento fatto di capanne di legno. In giro centauri vestiti in modo marziale svolgevano faccende quotidiane. Il gruppo venne condotto verso la capanna più grande che si trovava al centro del villaggio e fu fatto scendere prima di entrare. Dentro un centauro femmina sedeva su di uno scranno, vestita di abiti raffinati che si discostavano molto da quelli marziali visti finora (Kastaghir si ricordò solo allora che la società dei centauri era effettivamente matriarcale).
La centaura, un esemplare adulto di cui era difficile stabilire un'età, si chiamava (p)Ecora e si rivolse in maniera adirata ai quattro compagni. Perché avevno invaso i loro confini e come mai usassero la pericolosa magia. Dev'yid rispose che cercavano aiuto contro gli Spriggan, ma uno spinta di Boros - questo il nome del capo della pattuglia che li aveva trovati - buttandolo a terra gli fece capire che non era gradito parlare al capo villaggio senza essere interpellati. Fu Kastaghir che si prese l'onere di parlare a nome del gruppo cercando di entrare nelle grazie dell'anziana, che poco a poco - pur mantenendo un atteggiamento distaccato e diffidente - mostrò sempre più un certo interesse per quello che gli eroi sapevano degli Spriggan, come la loro attuale presenza a Forte Varn, e per le loro capacità.
A loro volta gli eroi scoprirono che non correva buon sangue tra i centauri Nomen e gli abitanti del Forte, dato che le pelli di centauro notate da Dev'yid erano state conciate proprio dagli umani, e che anche Ecora era un'incantatrice legata alla natura, così come l'incantatore degli Spriggan, dato che i centauri l'avevano affrontato in combattimento.
Alla fine Ecora propose un patto di non belligeranza con gli eroi se loro le avessero riportato un oggetto molto caro alla tribù rubato proprio dagli spriggan, l'arco Folgore Sbrilluccicante [o come cacchio si chiamava...ndr], appartenuto alla sua famiglia per generazioni.
Poi li congedò, trattenendo un attimo lo gnomo. Ecora disse che aveva un'altra missione personale per loro, che avrebbe potuto rendere il gruppo sicuramente meglio considerato ai suoi occhi (e quindi a quelli della tribù): non molti giorni prima Samantè, la figlia di Ecora, si era avventurata da sola in quella che veniva chiamata la Valle della Morte, a ovest, come gesto di sfida nei confronti dell'autorità materna. Ora la centaura temeva potesse esserle capitato qualcosa di brutto, o addirittura potesse essere caduta nelle mani degli stessi Spriggan, visti i loro spostamenti... Qualsiasi notizia di quella che era carne della sua carne sarebbero state preziosissime.
Al gruppo venne data una sobria cena a base di selvaggina, la mattina seguente vennero svegliati all'alba e scortati fino al confine della Prateria Bigia.
Kastaghir tentò di parlare con loro finché un esemplare gli si avvicinò chiedendogli in Silvano cosa facesserò nel loro territorio - la Prateria Bigia - e perché usassero la magia, da loro disprezzata e considerata ostile. Il chierico ed il druido, che conoscevano il loro linguaggio, tentarono di parlamentare, ma ottennro solo di non essere uccisi sul posto e di essere scortati fino al loro accampamento.
Verso sera arrivarono ad un grande accampamento fatto di capanne di legno. In giro centauri vestiti in modo marziale svolgevano faccende quotidiane. Il gruppo venne condotto verso la capanna più grande che si trovava al centro del villaggio e fu fatto scendere prima di entrare. Dentro un centauro femmina sedeva su di uno scranno, vestita di abiti raffinati che si discostavano molto da quelli marziali visti finora (Kastaghir si ricordò solo allora che la società dei centauri era effettivamente matriarcale).
La centaura, un esemplare adulto di cui era difficile stabilire un'età, si chiamava (p)Ecora e si rivolse in maniera adirata ai quattro compagni. Perché avevno invaso i loro confini e come mai usassero la pericolosa magia. Dev'yid rispose che cercavano aiuto contro gli Spriggan, ma uno spinta di Boros - questo il nome del capo della pattuglia che li aveva trovati - buttandolo a terra gli fece capire che non era gradito parlare al capo villaggio senza essere interpellati. Fu Kastaghir che si prese l'onere di parlare a nome del gruppo cercando di entrare nelle grazie dell'anziana, che poco a poco - pur mantenendo un atteggiamento distaccato e diffidente - mostrò sempre più un certo interesse per quello che gli eroi sapevano degli Spriggan, come la loro attuale presenza a Forte Varn, e per le loro capacità.
A loro volta gli eroi scoprirono che non correva buon sangue tra i centauri Nomen e gli abitanti del Forte, dato che le pelli di centauro notate da Dev'yid erano state conciate proprio dagli umani, e che anche Ecora era un'incantatrice legata alla natura, così come l'incantatore degli Spriggan, dato che i centauri l'avevano affrontato in combattimento.
Alla fine Ecora propose un patto di non belligeranza con gli eroi se loro le avessero riportato un oggetto molto caro alla tribù rubato proprio dagli spriggan, l'arco Folgore Sbrilluccicante [o come cacchio si chiamava...ndr], appartenuto alla sua famiglia per generazioni.
Poi li congedò, trattenendo un attimo lo gnomo. Ecora disse che aveva un'altra missione personale per loro, che avrebbe potuto rendere il gruppo sicuramente meglio considerato ai suoi occhi (e quindi a quelli della tribù): non molti giorni prima Samantè, la figlia di Ecora, si era avventurata da sola in quella che veniva chiamata la Valle della Morte, a ovest, come gesto di sfida nei confronti dell'autorità materna. Ora la centaura temeva potesse esserle capitato qualcosa di brutto, o addirittura potesse essere caduta nelle mani degli stessi Spriggan, visti i loro spostamenti... Qualsiasi notizia di quella che era carne della sua carne sarebbero state preziosissime.
Al gruppo venne data una sobria cena a base di selvaggina, la mattina seguente vennero svegliati all'alba e scortati fino al confine della Prateria Bigia.