Bremen era stato al Perno dell'Ade, il Lago dove riposavano i Morti al centro della Valle d'Argilla, per parlare con gli Spiriti dei Druidi.
Questi gli avevano dato delle visioni: una di queste era che Paranor era caduta e i druidi tutti massacrati, l'altra era quella della localizzazione della Pietra Nera. Discutendone con Kinson avevano convenuto che la fortezza si trovasse nelle Catene di Confine a nord ovest di Arborlon, sopra il Lago Innisbore e il Passo di Worl Run. Ma la locazione non era chiara e lo stesso Kinson non era sicuro di poter stabilire esattamente il posto descritto… forse solo in caso gli si fosse parato innanzi avrebbe potuto prendere dei riferimenti. Bremen ricordò che sicuramente un altro uomo era stato da quelle parti, un fabbro di nome Angus Brave, così assieme a Kinson si era recato nella città di Dechtera a Sud per trovarlo.
Purtroppo l'uomo, ormai anziano, era deceduto ma il viaggio non era stato vano. Infatti il fabbro aveva un figlio di nome Lupus Brave, fabbro pure lui, e a questi aveva raccontato svariate volte tutti i suoi viaggi. In qualche modo Bremen sperava che anche il ragazzo, attraversando quei luoghi, avrebbe magari potuto ricordare qualche particolare narratogli dal defunto padre. Il giovane (sui 30 anni) era stato subito affascinato dalla possibilità di intraprendere una simile avventura e quindi era stato accompagnato da Kinson fino ad Arborlon, mentre Bremen avrebbe intrapreso un'altra strada spinto dalle altre visioni che aveva avuto dagli spiriti.
Giunti ad Arborlon, Kinson e Lupus si erano uniti a Kyras, un chierico mezzelfo, e tutti assieme erano stati convocati da Tay Trefenwyd che gli aveva illustrato le aprticolarità della missione.
“Ricordate - Aveva detto Tay - Molti possono partecipare al recupero della Pietra Nera, ma i soli in grado di trovarla e prenderla sono quelli che hanno affinità con lei, ovvero con sangue elfico o padroni della magia. Ricordate il pericolo che circonda la Pietra, i neri tentacoli che la difendono dai ladri, l’inconfondibile aura di male. Trovare la Pietra è solo il primo passo: il secondo consiste nell’impadronirsene, e il terzo nel trasportarla fin qua: non sarà né facile né privo di pericoli. Se la Pietra è rimasta indisturbata per tanti secoli, deve essere protetta molto bene”.
• PREVISIONI PER IL VIAGGIO
TRAGUARDO: Le Terre di Confine
PERCORSO: attraversare il fiume Rill Song e proseguire attraverso la foresta fino alla distesa del Sarandanon. Costeggiare il lago Innisbore passando poi per il Baen Draw fino al Passo Worl Run e su per le catene delle Terre di Confine
STIMA: 2 giorni per attraversare a piedi il Rill Song e la foresta ed arrivare nel Sarandanon più altri
4 giorni a cavallo per arrivare ai piedi delle Terre di Confine
SUGGERIMENTI PER IL VIAGGIO
- Silenzio assoluto evitando centri abitati.
- Compiere il tratto nella foresta a piedi e solo con l’equipaggiamento indispensabile.
- Viaggiare con armature leggere (al massimo medie) per non affaticarsi troppo
- All’arrivo nel Sarandanon raggiungere avamposto per rifornimenti, equipaggiamento e cavalli
- 1 Cacciatore elfo a testa come scorta (3 in totale)
- 1 Scout (Preia Starle ) per guidare il gruppo assieme a Kinson nelle Terre dell'Ovest
1° GIORNO: PARTENZA
Così partirono in 7 da Arborlon, all’alba e con la pioggia: una fila di persone avvolte nel mantello e incappucciate, irriconoscibili nella penombra,. Scesero lungo il Carolan fino alle prime cateratte del Rill Song, e attraversarono il fiume servendosi del traghetto a disposizione della cittadinanza e senza fare parola con nessuno, e si avviarono verso ovest passando tra le ombre dell’antica foresta.
Avrebbe piovuto tutto il giorno rendendo più faticoso il tragitto rallentandolo.
Avanzarono per tutto il giorno nella pioggia, tra sentieri fangosi e scivolosi, e più volte furono costretti a superare tratti allagati a causa della pioggia.
Scesa la notte, si accamparono, senza fuoco e facendo turni di guardia assieme ai cacciatori elfi, mentre Preia Starle (lo scout elfo) andava ad ispezionare le vicinanze.
Per uscire dalla foresta e raggiungere la distesa aperta della valle era necessaria un’altra giornata; poi il panorama sarebbe cambiato drasticamente, perché avrebbero attraversato la regione agricola dove si producevano le derrate alimentari che nutrivano la nazione degli Elfi. Al di là di quella, dopo altri quattro giorni di viaggio, c’erano le Terre di Confine, la loro destinazione.
Durante l'ultimo turno di guardia, mentre Lupus osservava gli alberi carichi di pioggia, e i suoi occhi si erano abituati al buio, cominciò a scorgere strane forme, strane figure nella pioggia, anche in assenza di luna e di stelle, e poi una sagoma scura che si strofinava tra i cespugli: un cinghiale!
Avvisata subito la sentinella che era con lui, questa riferì a Lupus di svegliare subito gli altri poichè quello on era un cinghiale selvatico.
Mentre quindi il giovane svegliava Kinsom e gli altri, già si sentivano i rumori della lotta tra la bestia e il cacciatore e solo dopo alcuni minuti riuscirono ad avere la meglio sull'animale.
Dopo un'attenta analisi infatti si accorsero che gli occhi rossi che si spegnevano non erano quelli di una bestia normale, mentre notarono il collare che avvolgeva il collo robusto e una strana conformazione dei denti, affilati innaturalmente come lame. Era sicuramente un cinghiale appartenente ad una tribù hobgoblin. Questi infatti li utilizzavano sia come animali da caccia grazie al loro fiuto, sia come "spazzini" per gli avanzi di cibo e in alcune occasioni anche come cavalcature.
Il fatto di essersi imbattuto in uno di questi era preoccupante.
Infatti mentre il gruppo stava riposando in una chiazza di erba asciutta sotto una quercia, Preia Starle, di ritorno dall'ispezione, si avvicinò a loro, dopo aver conferito con uno dei cacciatori che, raccolte le sue cose, se ne stava già andando:
“Ho mandato Retten Kipp fino al Sarandanon per assicurarsi che i cavalli e i rifornimenti siano pronti. Ci stavo andando io, ma io sono tornata indietro per avvertirvi che ho trovato tracce di Goblin e Hobgoblin, 2 grosse squadre. Sembra vadano a caccia. Il tipo di tracce lo fanno pensare. Si tengono vicino al Kensrowe a nord della prateria”
2° GIORNO: IL VIAGGIO NELLA FORESTA
La pioggia continuò a cadere per tutto il giorno seguente, senza interruzione. La compagnia proseguì attraverso la foresta, con ogni senso all’erta per la presenza degli Hobgoblin e pronta a tutto. Le ore trascorrevano lente, dall’alba al tramonto, senza molte differenze, perché in tutta la giornata il solo chiarore era la luce grigia che filtrava tra le nubi plumbee e le foglie cariche di pioggia. La marcia era lenta e monotona. Nei boschi non incontrano nessuno. Nell’umido grigiore nulla si muoveva. La notte giunse e passò senza inconvenienti, ma Preia Starle era visibilmente preoccupata: Retten Kipp non era ancora ritornato.
3° GIORNO: L’AVAMPOSTO DEL SARANDANON
All’alba del terzo giorno giunsero nelle vicinanze del Sarandanon. La pioggia era cessata e il cielo cominciava a schiarirsi. Il sole fece capolino dalle nubi sotto forma di stretti raggi sullo sfondo turchino. L’aria si riscaldava e la terra cominciava ad asciugarsi. Poco più tardi, in una radura illuminata dal sole e rallegrata da fiori selvatici, si imbatterono nell’arco di Retten Kipp, spezzato e infangato. Non c'erano altre tracce del giovane cacciator elfo. Ma le impronte degli Hobgoblin erano dappertutto.
La mattinata si riscaldava, l’umidità dei due giorni precedenti sparì, gli alberi si diradarono fino a rendere visibile il Sarandanon: un’ampia distesa che si estendeva in tutte le direzioni fino ai monti dell’Ovest, dove si perdeva nella foschia. Vi entrarono verso mezzogiorno, dopo avere incontrato per ben due volte le tracce dei Cacciatori degli Hobgoblin senza però vederli. Ora eravano ansiosi di trovare i cavalli promessi e di allontanarsi dalla zona.
Controllando il terreno alla ricerca di Hobgoblin, Kinson scoprì dappertutto le tracce del loro passaggio, ma non la loro presenza. Forse li avevano scoperti. Pareva la conclusione inevitabile, dopo il ritrovamento dell’arco spezzato in mezzo a un mucchio di orme del nemico.
Si trovavano ora su un territorio, leggermente ondulato, lontano dalle zone coltivate e per questo coperto di erba alta: era una zona incolta e nelle depressioni fra i rilievi.
A meno di un miglio dall’avamposto elfico, Kinson sentì nuovamente la presenza dei goblinoidi: probabilmente li stavano aspettando!
Lasciando gli altri ad aspettare il loro ritorno, Kinson Ravenlock e Preia Starle proseguirono da soli, piegando prima a sud e poi a nord, per giungere all'avamposto da una direzione diversa da quella prevista dal nemico. Quando giunsero nei pressi del piccolo gruppo di costruzioni che costituva l’avamposto, Preia invitò Kinsom ad annusare il vento, poco più di una brezza leggera. Soffiando verso di loro, portava l’odore del nemico, una sgradevole mescolanza, acre e densa, di terra e dell’olio con cui erano soliti ungersi la pelle gli Hobgoblin. Non avevano fatto alcun tentativo di nasconderlo, e questo li aveva messi subito in allarme: in genere gli Hobgoblin erano molto scaltri.
Strisciando sul terreno, raggiunsero un punto da cui potevano scorgere la stalla e il recinto dei cavalli. Non videro nessuno. Il recinto sembrava vuoto, senza cavalli. Nello spiazzo tra gli edifici niente si muoveva. Dalla casa non giungeva alcun rumore. Eppure c’era qualcuno nascosto lì.
Perciò procedettero silenziosi a carponi dentro un fosso al limitare di un campo di grano, da cui potevano vedere la facciata della casa e della stalla.
Kinson si accorse, in entrambi gli edifici, di movimenti inquieti e furtivi: cacciatori degli Hobgoblin in agguato. Respirando lentamente, con calma, avanzarono in silenzio.
Sentivano solo il fruscio degli steli di grano agitati dal vento e il profondo silenzio della prateria, con la sensazione che qualcosa non andava. Infine raggiunto il punto scelto, riparati in mezzo al frumento, erano abbastanza vicini alle case perché si potesse scorgerne bene la facciata.
Kinsom si accorse subito dell'espressione sbigottita di Preia Starle e seguendo il suo sguardo ne comprese immediatamente il motivo: Retten Kipp era crocefisso alla porta del granaio con grossi chiodi conficcati nelle mani e nei piedi. Il sangue gli sgorgava dalle ferite rigando il legno. Capelli e abiti pendevano come da uno spaventapasseri. Kipp mosse leggermente la testa. Il cacciatore elfo, benché in fin di vita, non era ancora morto.
Ecco perché gli Hobgoblin non si erano preoccupati di nascondere la loro presenza. Con Retten Kipp come esca, sapevano che gli Elfi sarebbero usciti allo scoperto.
I due tornarono indietro, lungo il fosso e attraverso i campi, lasciandosi alle spalle l’avamposto e i suoi occupanti e dopo quasi un’ora si riunirono ai compagni.
Ora si accese una feroce discussione nel gruppo, con i due cacciatori elfi che spingevano assieme a Kyras per andare a cercare di salvare retten Kipp, mentre Kinsom, Preia e Lupus lo davano già per spacciato, mettendo l'importanza della missione davanti alla certa possibilità di cadere in trappola. Alla fine i diplomatici argomenti di Lupus e l'autorità di Preia Starle ebbero la meglio. Così si lasciarono alle spalle Retten Kipp e gli Hobgoblin dirigendosi verso un secondo avamposto a qualche miglio di distanza.
A metà pomeriggio il sole calava verso le cime appuntite delle Terre di Confine e dovettero uscire dall’ombra di qualche piccola altura per camminare allo scoperto. Davanti a loro scorsero quasi ovunque tracce di Hobgoblin, diversi gruppi, ma non seppero dire quanto numerosi. Sarebbe stato comunque meno pericoloso muoversi che rimanere fermi. L’avamposto distava poche miglia. Guardando nella direzione dell'avamposto, videro solo alcuni campi coperti di germogli di grano: era comunque davanti a voi, in una radura dietro a delle collinette ed era assolutamente necessario recuperare dei cavalli.
Si avviarono lungo la pianura. La parte centrale del Sarandanon si estendeva dinanzi a loro: i campi coltivati erano un mosaico di terra scura e di messi verdi: adesso erano inevitabilmente allo scoperto, chiaramente visibili da qualsiasi direzione.
Kyras e Lupus li videro quasi subito, mentre l'avamposto compariva innanzi a loro: dalla destra un polverone alzato da cavalieri al galoppo che si stavano avvicinando, benchè fossero comunque ancora lontani.
In quel momento comparvero 6 Goblin, usciti dal loro nascondiglio nell’avamposto, che adesso era a malapena visibile dietro i campi. I goblin erano appiedati, ma si lanciarono di corsa verso il gruppo di viaggiatori, per rallentarli fino all’arrivo dei compagni a cavallo.
Cominciarono a scendere la collina in un turbine di polvere mentre i Goblin appiedati si spargevano nei campi dinanzi a loro per impedirgli la fuga. Alcuni erano armati di spada e scudo, altri di archi.
Intanto, visibili per la prima volta, apparvero a nord i loro compagni sui cavalli rubati agli elfi. Insieme, erano troppi per pensare di sconfiggerli in battaglia campale. La cosa migliore sarebbe stata lanciarsi dritto contro i Goblin appiedati per sfondare il loro blocco e impadronirsi dei cavalli ancora nel recinto, per poi cercare di distanziare gli Hobgoblin a cavallo.
Se avessero piegato a sinistra - come cercavano di spingerli a fare i Goblin appiedati, sarebbero tornati fra le collinette, dove il terreno li avrebbe costretti a rallentare consentendo agli Hobgoblin a cavallo di intercettarli. Se si fossero diretti a destra, sarebbero finiti in mezzo agli inseguitori a cavallo. E, naturalmente, era in utile tornare indietro. Di conseguenza, la cosa migliore era andare avanti, spezzare lo schieramento dei Goblin appiedati e lanciarsi al galoppo verso ovest.
La manovra non risultò comunque semplice, costretti a combattere e correre sotto la pioggia di frecce dei cavalieri in avvicinamento. Più volte Kyras dovette attingere a tutte le sue risorse per ristabilire i compagni gravemente feriti, anche se non fu sufficiente, tanto che la sola Preia Starle riuscì a montare in sella e fuggire a cavallo assieme al chierico e ai 2 compagni umani.
Superato d’un balzo un canaletto e trovatisi finalmente su un ampio tratto erboso, erano nella pianura e lasciandosi alle spalle l’avamposto cominciò la fuga nella prateria.
Grazie ad alcune manovre gli Hobgoblin vennero progressivamente distanziati e al tramonto non erano più visibili all’orizzonte. Tuttavia, anche dopo avere messo i cavalli al passo perché non si ferissero nell’oscurità della notte, proseguirono il cammino per non rischiare di essere scoperti casualmente da qualche altro gruppo di nemici.
Kinsom li portò verso nord lungo il letto di un ruscello scoperto da Lupus, per non lasciare tracce della loro deviazione e quando l’oscurità li avvolse, continuarono ad avanzare nel più completo silenzio, interrotto soltanto dallo scalpiccio dei cavalli nell’acqua finchè furono di nuovo all’asciutto, sulla terra morbida. Cavalcarono per tutta la notte e si accamparono poco prima dell’alba in una piccola forra fitta di giovani frassini.
4° GIORNO: CONTINUA IL VIAGGIO NASCOSTI DALLA PIOGGIA E DALLA NEBBIA
Dormirono poche ore, e al loro risveglio era tornata la pioggia, e con essa una nebbia che copriva di grigio la regione. Era un tempo deprimente, ma le condizioni atmosferiche avrebbero garantito una buona coperura, perciò continuarono a cavalcare per tutto il giorno e per buona parte della notte, invisibili a coloro che li cercavano. Per gran parte del tempo avanzarono a piedi, portando i cavalli alla briglia, per risparmiare le loro forze ed evitare che si azzoppassero nella terra impregnata di pioggia. Al termine della giornata erano quasi fuori dal Sarandanon e non c'era più alcun segno degli inseguitori.
Mentre si accampavano per la notte un dubbio sfiorò la mente dei fuggitivi: erano quasi certi che, se avessero voluto, i goblinoidi avrebbero potuto ucciderli tutti, quindi la loro fuga non poteva essere addebitata solamente alle grazie della dea bendata..... la conclusione era una sola: benchè ignari della sua ubicazione, anche i servi del Signore degli Inganni cercavano la Pietra Nera.