Curiosando sul ponte Tiff rimase incuriosito dal laboratorio magico/alchemico posto a prua e chiese maggiori informazione ad un cameriere dell’equipaggio. Venne a sapere con piacere che il laboratorio era uno dei tanti servizi di lusso per i viaggiatori che potevano affittarlo durante i viaggi, pagando eventualmente i componenti utilizzati presenti nel vasto assortimento della nave. Purtroppo però l’accesso era consentito solo al capitano e al vice-capitano, al nano capo artificiere Manten Dramgrin e al secondo artificiere, lo gnomo Torren Blackfingers. A Tiff brillarono gli occhi: era un’ottima occasione per fare della conversazione inter-razziale. Chiese dove si poteva trovare lo gnomo, e il cameriere – molto gentilmente – si offrì di accompagnare lui e Manion dall’artificiere.
Arrivati nella grande hall, si diressero verso il bancone del bar dove uno gnomo e un nano stavano discutendo animatamente di componenti alchemiche. Tiff e Manion si guardarono negli occhi per un istante: non era necessario parlarsi per decidere chi dei due avrebbe dovuto attirarsi le simpatie dello gnomo e chi quelle del nano. Tiff si presentò e con la sua verve gnomesca si inserì nel discorso a tema alchemico appoggiando le posizioni dello gnomo, ma cercando di non destare le antipatie del nano. Manion intanto era rimasto in disparte, l’argomento non era certo dei suoi preferiti, ma soprattutto sapeva che la sua cintura nanica gli sarebbe servita di più finita la discussione.
Poco dopo infatti i due gnomi congedarono il nano e il nobile barbaro, lasciandoli ancora al bancone del bar. Tiff, ormai entrato nelle grazie di Torren, cercò di sapere qualcosa di più sulla nave, sul laboratorio e su di lui. In realtà lo gnomo non faceva parte del casato Lyrandar – principalmente formato da elfi e mezzelfi – e nemmeno dell’equipaggio originario, ma aveva semplicemente barattato le sue competenze di artefice in cambio di un soggiorno sulla nave a tempo indeterminato; questo comprendeva anche l’utilizzo del laboratorio. Agli occhi di Tiff, Torren non aveva nulla di strano: era un avventuriero che aveva voglia di viaggiare e aveva visto nella Golden Dragon l’occasione giusta. Tiff si spinse più in là e provò a chiedergli di poter vedere il laboratorio e magari la sala macchine. Per il laboratorio non ci sarebbe stato nessun problema, Tiff notò che era un locale molto ben attrezzato ma non presentava nulla di particolare; la sala macchine invece era interdetta ai passeggeri, ma lo gnomo non avrebbe perso l’occasione di farla letteralmente in barba al nano.
Il locale era scuro, angusto e molto caldo. Torren spiegò a Tiff che attraverso il sigillo del casato Lyrandar, un elementale dell’acqua era vincolato dentro i tubi della sala macchine sotto forma di vapore, aumentando in questo modo la potenza degli elementali del fuoco che muovevano la nave. Manten stesso aveva sviluppato questa nuova tecnologia magica, ma con il suo orgoglio nanico non permetteva a nessuno di avvicinarsi troppo alla sua “creatura”. Ecco perché tra lui e il nano non correva buon sangue.
Al bancone del bar anche Manion, in maniera più dimessa e meno diretta, era riuscito a strappare qualche notizia da Manten che sembrava averlo preso in confidenza. Nemmeno lui faceva parte della parte “nobile” del casato in quanto nano, ma vi prestava servizio ormai da tanto tempo ed era stimato e ben remunerato. Il dispositivo magico che permetteva ad una nave così grande di volare ad una certa velocità e per così lunghe tratte era di sua invenzione, e non si sarebbe certo lasciato dire da qualcun altro come fare il suo mestiere.
Verso mezzanotte i passeggeri avevano ormai visitato tutta la neve e si trovavano nella hall quando dalle scale che portavano al ponte uscì una nube di fumo denso…
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