Usciti con qualche precauzione da parte del venturiero per non farsi riconoscere ed un po' di confusione procurata dal malandrino, si riunirono a Sorca all'ingresso e si posizionarono lungo il vicolo che circondava il vecchio teatro. Il piano era quello di appostarsi di fuori per la notte e vedere cosa succedesse. Esplorando i dintorni del bordello trovarono, su quello che ora era il retro, un portone abbastanza decadente che, a conti fatti, sembrava proprio quello delle cantine. Lì vicino passava anche un naviglio, che poteva essere usato per trasportare i barili senza troppo traffico, e così il malandrino decide di presidiarlo.
La notte in realtà passò abbastanza tranquilla, ma al sorgere del sole, un carro scoperto guidato da due fattori, entrò dentro all’ampio portone e caricarono alcuni barili. Il buon disgraziato, con la scusa di chiedere della carità, ne approfittò per indagare; i fattori però, che dal principio si dimostrarono gentili offrendogli dei cereali presi da un barile, si irrigidirono quando gli furono fatte domande sul contenuto, allontanandosi imprecando. Il gruppo si mise ad inseguire il carro alla bene e meglio, con il monaco in groppa al suo mulo a causa del suo voto, ed il cane del vagabondo e la civetta della strega a cercarne le tracce senza perderlo di vista, fino ad una fattoria in rovina.
Una volta identificato il luogo, decisero di fare comunque una sosta al cimitero, quasi di strada, per risolvere il problema della peste che affliggeva monaco e vagabondo. Girando in un vialetto più appartato e più in disuso, vicino alle tombe più vecchie e antiche del cimitero, trovarono un losco figuro nero girato di spalle, che da lontano prese a salutarli facendo capire di sapere già il motivo della loro visita. Dopo una conversazione in cui capirono che l’uomo possedeva capacità soprannaturali (per esempio facendo uscire fumo blu dal braccio), scoprirono che, per togliere la peste, avrebbero dovuto pagare uccidendo un uomo davanti ai suoi occhi. Sebbene il monaco non fosse d'accordo, il disgraziato non ebbe molti problemi a raccattare un barbone nei pressi del cimitero, sgozzandolo seduta stante. Ma il monaco, vero uomo di chiesa, usò la sua capacità di fare miracoli, usando tutti i suoi punti fede per curare al volo il povero barbone che stava morendo, impedendo di fatto che si consumasse questo brutale omicidio; ma ristabilito il barbone il disgraziato ritirò fuori il coltello e lo sgozzò nuovamente…La figura impose le mani sul disgraziato guarendolo dalla peste, ma maledicendolo: d'ora in avanti avrebbe avuto un cono scuro come la notte sopra di lui, che l’avrebbe seguito ovunque…
Con questa nuova maledizione visibile da lontano la comitiva raggiunse finalmente la fattoria, che scoprì essere su una strada ormai dimenticata e incolta. Nonostante la struttura versasse in cattivo stato, tre fattori stavano lavorando la terra senza accorgersi della loro presenza.
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