Ai piedi dell’enorme sfera due umanoidi stavano ritti in piedi di fianco a quella che sembrava una crepa nella superficie metallica. Non c’era nulla che poteva coprire la loro avanzata, così discesero il più in fretta possibile. A metà discesa le due figure si rivelarono hobgoblin con i segni della Mano Rossa accompagnati da un krenshar che stava facendo la guardia tutt’attorno all’immensa struttura.
Sbarazzarsi delle due guardie fu facile sebbene avessero già dato l’allarme, ma da dove provenivano? Erano forse già all’interno e stavano cercando un’uscita? Le numerose tracce sulla sabbia sembravano condurre all’interno dellasfera. Passarono anche loro la breccia. E qui si trovarono di fronte un altro hobgoblin, più grosso e con due spade corte, che mise in seria difficoltà le capacità del gruppo. Ancora una volta l’abilità di Moran di colpire alle spalle fece la differenza. Davanti a loro ora stava un portone a due battenti di metallo scuro, quasi scardinato, con evidenti graffi e segni di lotta. Un bagliore tetro proveniva dall’interno.
L’apertura si apriva su una stanza ampia, con la parete sud che seguiva la curvatura della sfera. Al centro della stanza il corpo di un’umanoide riverso in una pozza di sangue; nell’angolo a sinistra dell’apertura quella che sembrava un altare. Moran non seppe resistere alla propria curiosità e si avvicinò all’angolo mentre Rhardosh e Brewar stavano appena entrando. Cercando nella struttura trovò un antro nascosto custodito da una trappola, la disattivò e prese il contenuto. Ma il loro ingresso nella stanza non era passato inosservato: quella che in principio era sembrata una statua di un piccolo umanoide fatto di fuoco, si rivelò ben presto un mephit, che incominciò ad attaccare subito gli ultimi arrivati. Bastarono due colpi a Brewar per liberare Rhardosh da quello scherzo di natura; Moran intanto si era diretto al centro della stanza per esaminare il corpo. Un altro hobgoblin.
Lungo la parete nord della stanza si trovava una porta chiusa, mentre lì affianco, sulla parete ovest, un’altra apertura verso una stanza apparentemente vuota. I tre si accostarono alla porta, decisi ad andare dritti verso il loro obiettivo: l’Uovo Nero!
Aperta la porta le sorprese sembravano non finire. La stanza lunga e stretta aveva un'altra porta di ferro nella parete opposta ma, a differenza delle altre stanze della incontrate finora, il pavimento era costituito da terreno nero e compatto dal quale, parzialmente seppelliti, affioravano teschi umanoidi. Al centro della stanza quello che sembrava un grosso fungo viola di dimensioni umane, con quattro tentacoli simili a viticci lungo il fusto ed una piccola massa simile a radici alla base. Un odore nauseabondo sembrava provenire dall’interno. Anche qui due carcasse di hobgoblin a terra, ma una figura sembrava ancora combattere col fungo dall’altro lato della stanza.
I tre dovevano decidere ora cosa fare: entrare subito sfruttando l’effetto sorpresa o aspettare che il combattimento fosse finito? Combattere il fungo o superarlo perdendo meno tempo possibile? E se fosse stato un avversario più temibile dell’idra?Il tempo – intanto – stava scorrendo…