lunedì 4 novembre 2024

Avventure Investigative in Stile OSR?

Ennesimo post dalla Fumeria.


Il post è la traduzione di 
How To Run OSR-Style Investigative Adventures, di Captain Caveman (dal blog Cyborgs and Sorcerers) ad opera di Nicolò Mencaraglia a cui, non avendo lui un blog, mi sono offerto di ospitarla.

Come Giocare Avventure Investigative in Stile OSR

Alle persone piace l'idea alla base delle avventure investigative, ma c'è molta confusione su come realizzarle o se possono essere giocate in stile OSR, cioè in modo più o meno sandbox, basate sulle abilità del giocatore, difficili, dove il fallimento dei personaggi è un'opzione ecc.

L'unico gioco che conosco, appartenente al filone OSR, costruito attorno ad avventure investigative è Silent Legions, ma, per quanto mi piaccia, Kevin Crawford sembra pensare che la risposta sia no: devi scartare molti principi dell'OSR per far funzionare le indagini, perché senza qualche tipo di binario la maggior parte dei gruppi semplicemente non risolverà il mistero.

Penso che abbia torto. Ecco quindi come puoi rendere le tue avventure investigative sandbox, impegnative e in stile OSR, pur rendendo molto probabile che i personaggi (alla fine) completino l'indagine.

Quattro Cose Da Non Fare

1. Non Fare Railroad

È generalmente accettato che il railroad sia una cosa negativa, quindi non mi soffermerò su questo punto, molte persone però sono convinte che gli scenari investigativi costituiscano un'eccezione alla regola.

Chiariamoci: un mistero e un’indagine hanno una soluzione definita, ovvero un'inequivocabile verità su ciò che è realmente accaduto. Railroad in questo contesto significa: 

1) definire un unico modo in cui i personaggi arriveranno a questa soluzione, oppure,

2) definire un unico modo in cui utilizzare le informazioni quando i personaggi le otterranno. 

In altre parole, una buona avventura investigativa dovrebbe essere un po' come una mappa composta da esagoni (hexmap) o un'ambientazione sandbox, in cui i giocatori hanno una chiara destinazione in mente ma diversi modi per arrivarci e più opzioni su cosa fare una volta arrivati. 

2. Non Preparare Cose Cronologicamente (Più O Meno)

A grandi linee questo è un buon consiglio per la progettazione di ogni genere di sandbox, ma, di nuovo, viene spesso ignorato quando trattiamo di avventure investigative (vedi: Silent Legions). Prepara il tuo scenario in base alle cose su cui indagare: luoghi, oggetti, persone, organizzazioni.

Non farlo impostando un ordine cronologico e soprattutto attraverso scene predefinite. 

Ovviamente ci sono delle eccezioni in cui la presenza di una sequenza di eventi precisa ed ordinata può essere necessaria. Ad esempio: il culto deve uccidere sette persone in modo che corrispondano ai sette peccati capitali prima di poter evocare con successo Balphegor. Considera, tuttavia, che anche in questi casi è richiesto solo che le cose avvengano in quell'ordine e non che dovranno accadere per forza. Impedire che accadano è spesso il punto dell'indagine stessa. 

Va bene anche definire alcune implicazioni logiche del tipo "se… allora" riguardo eventi che potrebbero accadere in un certo ordine, come ad esempio, cosa succederà se si scopre che il secondogenito del re è l'assassino. Non è railroad finché i personaggi non sono obbligati a seguire una strada predeterminata.

3. Non Costringere I Giocatori A Tirare Per Trovare Indizi

L'avventura non dovrebbe interrompersi bruscamente a causa di qualche tiro sbagliato. O fai in modo che il ritrovamento degli indizi sia più o meno automatico se sono in bella vista, o rendi possibile ai giocatori di trovarli tramite le loro capacità.

Nota l'uso del verbo "costringere". Va bene consentire ai giocatori di tirare per trovare indizi come alternativa all'utilizzo delle loro capacità, allo stesso modo in cui possono effettuare tiri di ricerca invece di cercare manualmente. Come quegli stessi tiri di ricerca, tuttavia, ciò dovrebbe richiedere più tempo rispetto alla ricerca manuale e avere delle probabilità di fallimento. 

Ad esempio, se ci fossero delle impronte digitali su un davanzale, potresti consentire a qualsiasi giocatore di dire "Cerco delle impronte sul davanzale", ma anche consentire ad un altro giocatore con una competenza adeguata (o qualsiasi giocatore se nel regolamento che stai utilizzando non sono previste competenze specifiche) di dire "Perlustro la camera in cerca di impronte digitali". Tieni in considerazione il tempo richiesto (un turno, un'ora, quanto serve) e vedi se riusciranno a trovare quelle sul davanzale. 

4. Non Inserire False Piste O Vicoli Ciechi

I tuoi giocatori creeranno le proprie false piste interpretando erroneamente gli indizi o considerando alcuni dettagli casuali come un indizio. Creare deliberatamente false piste è ridondante. 

Detto questo, se l'indagine fa parte di una campagna più ampia, puoi preparare delle ramificazioni secondarie che si collegano ad altre cose del mondo di gioco e che non riguardano la risoluzione del mistero. Ciò renderà l'indagine più lunga da risolvere ma queste ramificazioni alla fine non si riveleranno una totale perdita tempo, conducendo a qualche tipo di ricompensa relativo alla scoperta di elementi nascosti o secondari della campagna.

Cinque Cose Da Fare

Qui il tema generale è quello della ridondanza, infatti averne in abbondanza rende improbabile che l'investigazione finisca mai in un vicolo cieco.

1. Avere Più Strade Che Portano Alla Conclusione

Considera un’avventura investigativa come una maglia costituita da una serie di "nodi" su cui i giocatori possono indagare. Questi solitamente rappresentano luoghi o persone, ma potrebbero anche essere organizzazioni o oggetti. 

La serie di Justin Alexander Node-Based Scenario Design (già tradotta in italiano su Dragon's Lair) fa un ottimo lavoro nello spiegare questa struttura. Ecco un esempio di come potrebbe essere pianificata un'indagine.

Assumiamo che il nodo blu sia l'inizio dell'indagine e il nodo H sia la conclusione. Ogni connessione tra due nodi indica la presenza di indizi, quindi il nodo A ha indizi che portano ai nodi B e D e così via.

Ciò significa che ci sono diversi modi per passare dal nodo blu al nodo H. Se sei nel nodo A potresti trovare indizi che portano a B o D e così via, quindi nessun indizio in particolare è cruciale, così come non lo sono tutti gli altri nodi ad esclusione del primo (che non richiede nessuno sforzo per essere trovato) e l'ultimo (che prevede molte strade per essere raggiunto).

2. Avere Molteplici Indizi Che Collegano Due Nodi Dell’Indagine

Justin Alexander ha scritto anche la Three Clue Rule (anche questo tradotto da Dragon's Lair), nella quale afferma che dovresti includere nella tua preparazione tre indizi per ogni singola conclusione a cui vuoi che giungano i giocatori. 

Come linea guida questo approccio non è affatto male, anche se il numero preciso di indizi può' dipendere da quanto sia fondamentale una particolare conclusione. Ad esempio, può andare bene avere un easter egg facoltativo raggiungibile tramite un solo indizio. 

Detto questo, non sono d'accordo su come Justin combini i due metodi da lui ideati, in quanto secondo lui i tre indizi possono essere suddivisi tra ogni connessione uscente da un dato nodo, quindi, ad esempio, il nodo B potrebbe avere un solo indizio che conduce al nodo C, un altro per il nodo D e un terzo per il nodo E. Penso siano troppo pochi, inoltre è abbastanza facile ideare e inventarsi nuovi indizi, quindi personalmente ne aggiungerei un pizzico di più.

Dato che è possibile muoversi verso, parallelamente e lontano dalla soluzione del mistero, farei in modo che ci siano più indizi che conducono verso la soluzione e non in altre direzioni. 

Ad esempio, nello schema in alto, preparerei 2-3 indizi per ogni connessione "verso il basso" (come A-D), 1-2 indizi per ogni connessione "laterale"(come B-C), e solo un indizio per ogni connessione "verso l'alto" (come D-A). 

Ciò significa che potenzialmente i giocatori possono trovare un gran numero di indizi e forse essere guidati nella direzione sbagliata, nel complesso però il "peso" degli indizi li porterà nella giusta direzione. 

Tieni a mente che spesso i giocatori avranno la capacità di fare un'ipotesi plausibile su quale indizio li porterà maggiormente verso il fulcro dell'indagine. Ad esempio: se stanno indagando su di un culto omicida e trovano un indizio che conduce ad una pizzeria ed un altro indizio che conduce verso una caverna nelle profondità della città, è possibile che deducano che il primo luogo sia una copertura e che il secondo sia un importante nascondiglio del culto.

3. Rendere Alcuni Indizi Davvero Facili Da Trovare

Il Sistema GUMSHOE, da molti considerato il sistema investigativo per eccellenza, ha questa regola secondo cui gli indizi vengono sempre trovati a patto di cercare nel luogo giusto, spostando la sfida quasi interamente nell'interpretarli. Per alcuni indizi va bene adottare questo sistema, ma non mi piace che sia così per tutti, poiché credo che annulli metà della sfida di un'avventura investigativa. 

Gli indizi possono essere valutati su due scale di difficoltà: 

Quanto sono difficili da trovare e quanto sono difficili da interpretare. 

Un indizio può essere Evidente, come un messaggio scritto sul muro con il sangue. Gli indizi Evidenti non richiedono alcuno sforzo per essere trovati. 

Può essere Non Visibile, e richiedere del tempo speso a ragionare per capire dove cercare, come ad esempio un'impronta digitale sulla maniglia di una porta. Gli indizi Non Visibili possono essere trovati o con una ricerca focalizzata basata sulle capacità del giocatore ("Controllo la maniglia per trovare impronte digitali") o con un tiro di abilità moderatamente focalizzato ("Tiro 'Abilità Forensi' per trovare impronte digitali nella stanza"). 

Un indizio può inoltre essere Nascosto da qualche parte e sembrare inimmaginabile, come una scorta di droga dentro ad un barattolo di proteine in polvere all'interno del ripostiglio di qualcuno. Questo tipo di indizi può essere trovato solo tramite le abilità del giocatore, a meno che non si dedichi  alla ricerca una quantità di tempo e sforzo davvero esaustiva, e anche allora potrebbe essere richiesto un tiro. 

Sulla seconda scala, un indizio può essere Chiaro nel suo significato, come un registro su cui è appuntato l'ordine di Uber Eats del Sospetto A la notte dell'omicidio. Una cosa del genere richiede poca interpretazione: la persona era a casa quando ha ricevuto l'ordine (supponendo ovviamente che non ci sia alcun messaggio del tipo "l'abbiamo lasciato alla porta perché non hai risposto"). 

Può essere Vago e necessitare qualche chiarimento, come un libro sull'anatomia umana. La persona studiava medicina? Le pagine relative al fegato, che è stato strappato alla vittima, sono segnate? Questo tipo di cose deve essere dedotto tramite le abilità del giocatore e anche se la conoscenza del personaggio può aiutare ("Capisci che il libro è rivolto a studenti del primo anno, non a chirurghi") ciò non può risolvere tutta l'interpretazione al posto suo. 

Infine un indizio può essere Criptico, cioè senza un'interpretazione ovvia, o almeno con l'interpretazione corretta non ovvia. Ad esempio, un sospetto che ha della strana terra di colore rosso sotto ai suoi mocassini firmati perché si è intrufolato in una caverna sotterranea dal suo ufficio. Probabilmente la presenza della terra, sebbene strana, non significherà nulla a meno che i personaggi non abbiano già visitato la caverna o il tunnel da quale proviene. 

Gli indizi Criptici spesso non possono essere interpretati da soli e hanno senso solo se combinati con altri indizi. Oppure, in alternativa, potrebbero avere una spiegazione ovvia che è sbagliata e una meno ovvia corretta. 

Combinando queste possibilità si ottiene una tabella 3x3, non dissimile da quella degli allineamenti.


Evidente – Chiaro 5%

Evidente – Vago 10%

Evidente – Criptico 15%

Non Visibile – Chiaro 10%

Non Visibile – Vago 20%

Non Visibile – Criptico 10%

Nascosto – Chiaro 15%

Nascosto – Vago 10%

Nascosto – Criptico 5%

Le percentuali sono solamente delle linee guida approssimative per determinare quanto sia comune ogni tipo di indizio. Di default questo approccio predilige indizi di difficoltà moderata, se però giochi molte avventure investigative e i tuoi giocatori sono bravi a risolverle potresti spostare l'asticella verso l'angolo della tabella "Nascosto-Criptico". 

Se non hai molta fiducia nelle capacità dei tuoi giocatori fai in modo di avere un percorso di risoluzione dell'avventura che si concentri su indizi relativamente facili da trovare ed interpretare, quelli delle prime quattro caselle in alto a sinistra.

4. Avere Un Sistema Di "Fail-Forward" Per Quando L'indagine Si Ferma

Se il gruppo non riesce a trovare gli indizi e a procedere nell'indagine che succede? Certamente gli antagonisti non sono elementi statici del mondo, prima o poi agiranno anche loro. Quindi, in ogni fase dell'Indagine, fai in modo di avere un'idea di cosa potrebbe fare l'opposizione per rispondere alle azioni del gruppo o se quest'ultimo si è impantanato e non riesce ad andare avanti. 

Inizialmente il culto potrebbe uccidere un'altra persona e procedere con i propri piani. Dopo che il gruppo ha cominciato a mettere loro i bastoni tra le ruote, invece, il culto potrebbe reagire alle azioni dei personaggi e inviare dei sicari. In sostanza, se il gruppo non fa succedere qualcosa allora saranno gli antagonisti a farlo. 

Questo può essere considerato uno strumento di fail-forward perché crea materiale su cui indagare: una nuova vittima significa una nuova scena del crimine con nuovi indizi; una squadra di sicari che ti dà la caccia significa altre piste da seguire, che sia interrogare un sopravvissuto o seguirne uno fino al suo nascondiglio.

5. Essere Disposti A Lasciare Fallire I Giocatori

Hey, è dell'OSR che stiamo parlando. Il fallimento sarà sempre un’opzione. 

Lascia fallire il gruppo, o lascia che abbandonino l'indagine, ma se succede approfondisci la cosa e scopri perché è successo. I tuoi indizi erano troppo difficili da trovare e/o da interpretare? Magari l'avventura non era troppo difficile ma il ritmo non era granché? Forse ai giocatori non piacciono le indagini e avrebbero preferito qualcosa con più azione. Erano presenti chiare ricompense per aver preso parte all'avventura? 

Lascia che le cose vadano come devono andare, ma impara quello che puoi per migliorare le tue avventure e la tua preparazione. Detto questo, e per concludere, finché: 

1) verifichi in anticipo che i giocatori siano effettivamente interessati alle avventure investigative, e 

2) cerchi di seguire le "regole" di cui sopra per evitare il susseguirsi dei fallimenti, non dovresti avere alcun tipo di problema.

lunedì 28 ottobre 2024

La checklist degli incontri

Sempre dalla Fumeria dei Pensieri Incompiuti.


Altra checklist, altra traduzione! Stavolta dell'ottimo post Encounter Checklist dell'ottimo blog Prismatic Wasteland, che stila un elenco di cose che non possono mancare in un incontro casuale (in realtà lo stesso W.F. Smith dice che alcune possono mancare, ma che se ci sono è meglio). 

La Checklist dell'Incontro!

Ultimamente sono stato a scrivere un sacco di incontri casuali, e ho pensato quindi che possa essere utile raccogliere e consolidare i migliori consigli per scrivere degli incontri che siano giocabili.

Come Usare Questa Checklist

Al contrario della checklist del dungeon di Arnold, gli incontri migliori non saranno dovuti all'aver risposto a ogni singola domanda di questa lista. Però un incontro che non risponde a nessuna di esse, probabilmente al tavolo sarà molto piatto. Gli incontri peggiori sono le scenette lette o recitate ad alta voce dall'arbitro, dove i giocatori dicono "mh, ok" o "uh, strano" e tirano dritto ignorandole completamente. Se invece puoi dire di aver risposto di "sì" ad almeno qualcuna delle domande qui sotto, è più probabile che il tuo incontro sia di quelli che non possa essere ignorato, o (ancora meglio) che i giocatori non si sognerebbero mai di ignorare. Opportunamente, questa lista è composta da 7 domande (il numero magico), in modo che i consigli siano della quantità giusta da rimanerti in testa mentre scrivi i tuoi incontri.

1. L'incontro è qualcosa che accade ai personaggi giocanti?

Il gioco riguarda i personaggi giocanti. Un incontro può essere bello, interessante e vivido, ma se non è qualcosa che accade ai personaggi giocanti, ovvero i personaggi su cui i giocatori hanno agentività, non è altro che una scenetta di colore fine a sé stessa. Quindi, qualsiasi cosa stia accadendo nell'incontro, questo è immediatamente e facilmente migliorabile se lo si fa accadere ai personaggi dei giocatori.

Prendiamo come esempio un incontro in cui 1d6 goblin stanno lucidando gli stivali di un qualche povero campagnolo mentre uno di loro lo deruba di nascosto. Personaggi altruistici potrebbero certamente essere spinti ad agire nei loro confronti, ma l'incontro è migliore se i goblin si offrono di lucidare le scarpe dei personaggi giocanti, per poi tentare di derubare questi anziché il campagnolo.

2. I personaggi giocanti possono "giocare" con l'incontro (ovvero, l'incontro è "giocattoloso")?

I migliori incontri hanno un sacco di opportunità di interazione e sperimentazione. Questo è l'equivalente del "Qualcosa con cui Sperimentare" della checklist del dungeon di Arnold, ed è anche il "quanto gli elementi dell'incontro permettono un'interazione" nella schematizzazione degli incontri "adesivi" scritta da Patrick su False Machine. L'analogia più semplice è quella di rendere l'incontro simile a un set giocattolo per bambini, ovvero qualcosa con elementi con cui i personaggi possono interagire. Questi elementi possono avere varie forme: scale, corde su cui dondolare, botole, pavimenti pieni di grasso, fornelli funzionanti, massi giganteschi che non vedono l'ora di essere spinti, cose che possono essere aperte o bloccate o lanciate e così via. Questo è l'elemento che viene aggiunto quando si pensa ai casini che si potrebbero fare con queste cose.

Per usare di nuovo l'esempio dei goblin che si offrono di lucidare le scarpe dei personaggi, cosa succederebbe se uno di essi stesse faticando nel portare una grossa vasca di lucido da scarpe (potenzialmente infiammabile), un altro spingesse una sedia da ufficio ergonomica, un terzo facesse rotolare una forma di formaggio mentre trasporta sulla schiena 15 metri di corda di canapa e un quarto goblin, i cui vestiti sono coperti di una vernice rossa ancora fresca, tenesse in mano una torcia accesa? Le probabilità che anche solo descrivendo questa scena l'immaginazione si scateni sono altissime.

3. Ci sono soluzioni multiple, o non c'è proprio alcuna soluzione?

Le soluzioni univoche ai problemi, nei giochi di ruolo, sono sempre un errore. Non solo non ci si avvantaggia dell'infinità tattica, un'unicità offerta da questo medium, ma si rischia di far diventare l'esperienza un gioco al "leggiamo la mente dell'arbitro" o al "indovina cosa ho in tasca", nessuno dei quali la rende divertente. Gli indovinelli (ove non ci siano alternative al doverli risolvere) sono l'esempio massimo di questo problema in azione, seppur il colpevole più comune di queste situazioni è l'Incontro di Combattimento Obbligatorio. Tutti noi amiamo una buona scazzottata ogni tanto, ma gli incontri di combattimento sono al meglio quando è possibile evitarli in maniera ingegnosa, che sia tramite una buona parlantina, corrompendo o cibando il nemico, aggirandolo, fuggendo ecc. Ma quando l'incontro consiste solo di nemici violenti che non voglio altro che combattere fino alla morte, ecco che ti ritrovi in un incontro lento e noioso. Se ti piace lo stile di gioco OSR, con la sua enfasi sulla creatività dei giocatori, evitare questo problema ti sembrerà molto semplice. Tuttavia ci sono vari giochi di ruolo molto popolari le cui avventure non riescono a evitare nemmeno questo.

L'incontro originale con i goblin di cui sopra già non aveva nessuna "soluzione", quindi questo criterio, il più semplice di tutti, riesce a superarlo. Ma non lo supererebbe se, ad esempio, l'incontro fosse semplicemente "i goblin attaccano e non si fermeranno fino a che o voi o loro sarete morti". Molto noioso.

4. I personaggi giocanti vogliono qualcosa dall'incontro?

Questa è la carota che attira i giocatori nel vivo dell'incontro. I personaggi giocanti sono piccole avide creature inesorabilmente attratte dall'accumulo di oggetti sbrilluccicosi. Se c'è qualcosa che i personaggi giocanti possono guadagnare in maniera ovvia dall'interazione con l'incontro, è più probabile che vi abboccheranno. Questo è un elemento altresì importante per la progettazione delle trappole; la mia trappola preferita, ad esempio, conta sul fatto che i personaggi si tufferanno di certo a testa bassa in una situazione incerta se sventolerai davanti al loro naso una carota abbastanza sbrilluccicosa, e non ha mai fallito.

Volendo applicare questo principio agli scarpagoblin, basterebbe ricoprirli di tesoro: mettiamogli addosso collane pacchiane, anelli brillanti, vestiti sgargianti e orologi a cipolla dondolanti dal taschino. Questo può trasformare l'incontro in uno degli archetipi classici: i personaggi giocanti vogliono derubare i mostri, e i mostri vogliono a loro volta derubare i personaggi giocanti.

5. L'incontro ha una ragione di essere?

Questa è l'altra faccia della medaglia del principio precedente. Il mostro, o qualsiasi cosa venga incontrato, dovrebbe volere qualcosa. Non dovrebbe stare solo lì ad aspettare che arrivino i giocatori a dare un significato alla sua vita. Questo qui è un concetto piuttosto centrale nella checklist, perché se riesci a integrare una motivazione nell'incontro, è più facile che tu sia riuscito a fare qualcosa con cui i giocatori possono interagire, che possono manipolare e al quale possano trovare soluzioni multiple. Come consiglia John, del blog The Retired Adventurer, sul suo post su movente, mezzi e opportunità, "una buona motivazione dovrebbe essere o estremamente concreta, o un'astrazione piuttosto generica – i casi nel mezzo tendono a non avere i benefici di nessuno dei due".

Ad esempio, dei goblin che vogliono borseggiare i personaggi giocanti è facile ma sufficiente, ma funzionerebbe altrettanto bene se i goblin volessero formare un sistema di governo goblinesco libero dal giogo oppressivo degli imperi umanocentrici. La cosa divertente di quest'ultimo caso è che, come spiega John, questo può motivare i goblin a compiere azioni molto diverse dal semplice svuotare tasche. Questo può essere molto d'aiuto, ad esempio, nel sapere cosa potrebbero chiedere i goblin nel caso i personaggi giocanti decidessero di negoziare con loro. Ad esempio potrebbero allearsi con i goblin di questo dungeon, se accettassero di intrufolarli nelle camere da letto del monarca umano una volta tornati in città.

6. L'incontro ha i mezzi per compiere il suo movente?

Le situazioni migliori presentano una miccia e un fiammifero. Questo punto si riferisce ai due concetti espressi nel sopraccitato post di John: mezzi e opportunità. Cito sempre John: "i mezzi sono gli strumenti, le abilità, le risorse, gli alleati ecc. che un personaggio può utilizzare per compiere il proprio movente" e "un'opportunità è il momento, o l'insieme di momenti, in cui un PNG usa i suoi mezzi per compiere il proprio movente". Un movente è utile perché è una cosa su cui i giocatori possono fare leva; mezzi e opportunità aggiungono all'incontro più esiti potenziali. Ma quando il movente non è allineato alla perfezione con i mezzi o l'opportunità dell'incontro, è necessario un po' di intervento da parte dei personaggi giocanti per far incastrare tutto.

Nell'incontro originale dei goblin lustrascarpe, i goblin hanno un movente (svuotare le tasche dei personaggi giocanti) e qualche mezzo (l'abilità di riuscire a organizzare un'operazione di finta lustratura di scarpe e di provare a borseggiarli). Qui, il movente e i mezzi sono allineati, ma solo i giocatori possono provvedere ad allineare anche l'opportunità acconsentendo di farsi lucidare le proprie scarpe. Ma se i goblin hanno come mezzo anche la violenza (ad esempio della armi) questi potrebbero, se i giocatori non danno loro quell'opportunità, cambiare tattica in modo tale da compiere comunque il proprio movente.

7. C'è una qualche conseguenza nell'ignorare l'incontro?

L'incontro perde completamente di significato se non importa né come i personaggi interagiscono con esso, né se i personaggi vi interagiscono o meno. Questo si rifà a al mantra molto radicato nell'OSR sul fatto che quello che accade in sessione dovrebbe essere significativo (vedi ad esempio gli orchi armati di piumini per spolverare di Arnold, o la dottrina di Chris sulle conseguenze che le scelte dei giocatori dovrebbero avere, esplicitata sul suo blog Bastionland). È facile fare sì che un incontro sia significativo (ovvero, facendo sì che il come i giocatori vi interagiscono sia importate), ma gli incontri migliori sono significativi anche quando i giocatori decidono di passare oltre, che siano consapevoli o meno delle conseguenze della loro scelta quando la compiono.

Ritornando ai nostri ormai amati e oserei dire iconici goblin lustrascarpe, non c'è una grande conseguenza nell'evitare il contatto visivo con loro e tirare dritto (dando per buono il fatto che i goblin non abbiano mezzi alternativi per attaccare i personaggi, come nell'esempio del punto 6). I personaggi non avranno le loro scarpe lucidate, non verranno borseggiati, e non dovranno avere a che fare con qualsiasi paccottiglia i goblin proveranno a rifilare loro. Ma cosa succederebbe se ci fosse un'area del dungeon (o di qualsiasi posto in cui questa ipotetica avventura sta avvenendo) dove c'è un forte (ma distinto) ogre che impedisce l'accesso a chiunque abbia le scarpe sporche e i lacci rotti? Ora sì che ci sarebbe una conseguenza nel non essersi fatti lucidare le scarpe, e il modo in cui la conseguenza si manifesterebbe dipenderebbe da quando i goblin venissero incontrati. Se i personaggi incontrassero prima l'ogre, sarebbero più propensi ad approfittare dell'offerta dei goblin (facendo sì che l'incontro soddisfi il punto 4 di cui sopra). Se invece i personaggi incontrassero l'ogre dopo i goblin, la conseguenza della loro decisione di prima sarebbe da loro sentita, poiché se avessero acconsentito a farsi lucidare le scarpe potrebbero entrare, se invece si fossero rifiutati dovrebbero tornare indietro a cercare quei goblin o trovare qualche altra soluzione per superare il buttafuori.


* che trovate tradotta da me cliccando nel link, NdT.

giovedì 24 ottobre 2024

La checklist del dungeon

Articolo preso dalla Fumeria dei Pensieri Incompiuti.


Questa è una traduzione del venerabile post Dungeon Checklist scritto da Arnold K sul suo blog Goblin Punch, una "lista della spesa" che ritengo decisamente importante. Non è ovviamente l'unica lista di cose utili da mettere in un dungeon, ce n'è una molto buona su Grognardia (e molto old-school) e pure le linee guida di tenfootpole.org che usa per le sue recensioni sono altrettanto buone e sicuramente ce ne sono altre che mi sfuggono. Ma questo è l'elenco forse migliore, più generico e allo stesso tempo più comprensivo che ci sia in giro. 

1. Qualcosa da Rubare

La cosa che prima di ogni altra spinge i giocatori ad entrare nel dungeon è il tesoro. Parlando a livello di metagame, il tesoro sono soldi, i soldi sono PE, e i PE sono legati al concetto di avanzamento del personaggio. È il motore principale del sistema, insomma.

Sono importanti due cose.

Primo: ricorda che il tesoro non deve necessariamente essere un tesoro. Potrebbe invece essere:

  • Roba sbrilluccicosa, come le solite vecchie monete o il reggiseno diamantato della regina zombie.
  • Conoscenza, come ad esempio dove trovare altro tesoro oppure informazioni su come ricattare il re. O addirittura un saggio che può rispondere onestamente a una qualsiasi domanda una volta soltanto.
  • Amicizia, per esempio quella di un voglioso verme viola che ti segue ovunque e ti protegge quando è affamato e annoiato. E che ogni tanto depone uova che dovrai fecondare (e che se non ti metti a covarle per almeno un'ora lo farà arrabbiare).
  • Mercanzia, tipo un carro pieno di tè dal valore di 10,000mo. Quando faccio trovare come tesoro grandi lotti di mercanzie do metà dei PE subito e metà una volta che viene tutto venduto (l'idea di una campagna basata sul commercio mi piace un sacco).
  • Territorio, come una torre che i giocatori possono rivendicare come propria o un appartamento in un buon quartiere cittadino (e la drastica riduzione della possibilità di essere sgozzati durante il sonno).
  • Robe da avventuriero, come una spada magica, una pergamena di offuscare il sole o un paracadute.

Secondo: anche il tesoro racconta una storia. Riempilo di simboli religiosi, ungilo con sangue di troll. Le monete non devono essere soltanto monete!

2. Qualcosa da Uccidere

Questo punto è piuttosto scontato. È ovvio che ci siano cose pericolose, perché se non fosse una sfida affrontarlo non sarebbe un dungeon, e il modo più semplice per renderlo tale è con cose che provano a ucciderti. Ci sono molti modi per rendere il combattimento più interessante anche usando mostri semplici.

Ricorda anche che i dungeon raccontano la loro storia attraverso le parole. Questa viene di solito comunicata attraverso la scelta dei mostri (perché usare orchi quando puoi invece usare la versione degenerata e cannibale dei nani che originariamente vi abitavano?) e la descrizione di questi (uno zombie ricoperto di cirripedi, un golem di ferro annerito dal fuoco di un drago, i resti di armature elfiche che i goblin portano addosso, il goblin che per qualche ragione ha con sé un magifucile elfico).

3. Qualcosa che Uccida Te

I dungeon sono progettati per essere battuti. Ecco perché non li riempiamo di ostacoli insormontabili (cadono rocce, muoiono tutti) o barriere impenetrabili (mi spiace, ma l'intero dungeon è coperto di una cupola di adamantio, mica pensate di riuscire ad entrare?)

TUTTAVIA

i dungeon devono sembrare progettati per essere imbattibili. È infatti importante che non sembri che l'Arbitro abbia semplicemente preparato una pista da bowling con birilli da far buttare giù ai giocatori. Hai bisogno quindi di elementi letali nel tuo letale dungeon affinché sembri letale.

Ti basta seguire queste due importanti regole (o almeno prova a seguirne una):

  • Rendi evidente quando qualcosa è letale. Un drago addormentato. Una porta barricata dal lato dei personaggi con un cartello che dice "ragni assassini". Queste cose si vede che sono mortali fin da lontano.
  • Offri una possibilità di fuga. Il drago potrebbe essere troppo grande per infilarsi nei tunnel più stretti attorno alla sua tana, oppure la manticora potrebbe essere incatenata ad una roccia.

Entrambe queste cose hanno la stessa funzione: permettono ai giocatori di scegliersi le battaglie, il che è qualcosa che non puoi fare in un giocata con railroad lineare. Credo sia questa la ragione per la quale molte persone dell'OSR odiano l'idea delle battaglie con i boss: sono quelle che i dungeon ti costringono a fare senza possibilità di scelta.
Mostri temibili ma evitabili danno ai giocatori agentività (agency, ndt) e permette loro di essere gli architetti della propria fine.

Nota a margine: è mio parere che debba essere possibile fuggire da quasi tutti i combattimenti, a volte a un qualche prezzo (cibo o oro lasciati come distrazione, forse un personaggio o un seguace morto). Tanto, nella mia esperienza, i personaggi riusciranno comunque a farsi ammazzare nonostante i nemici non lascino mai la stanza in cui sono stati incontrati.

Inoltre, piazzare mostri "imbattibili" nel tuo dungeon permette che si auto-bilanci. Il gruppo di livello 1 sgattaiolerà oltre il drago, mentre quello di livello 6 potrebbe decidere di affrontarlo per accaparrarsi il tesoro su cui sta dormendo. Così, senza dover fare altro, il dungeon diventa adatto SIA a gruppi di livello 1 CHE di livello 6 (e questa è un'altra ragione per la quale ritengo che i giochi OSR hanno un così ampio margine di adattabilità tra livelli differenti, visto che ci si aspetta che i giocatori fuggano dai combattimenti che non possono vincere e che sia facile farlo).

4. Percorsi Diversi

Percorsi diversi permettono a gruppi diversi di affrontare il dungeon il maniera differente, mescolando le stanze del dungeon con un risultato simile a quello che si otterrebbe ordinandole usando un generatore di numeri casuali. Inoltre impedisce che tu (l'Arbitro) ti annoi.

Danno agentività ai giocatori, poiché permettono di scegliere il percorso per il quale sono più adatti. Il gruppo con due chierici può prendere il tunnel infestato da zombie, mentre quello con supporto aereo può farsi calare nel cortile.

Fanno anche sì che i dungeon siano un pochino auto-regolanti: i giocatori che sono più sicuri di sé possono affrontare l'entrata principale, mentre gruppi di livello più basso si muoveranno con cautela lungo il perimetro esterno.

Permettono inoltre di allontanarsi dalle stanze che ai gruppi non piacciono. Parte della filosofia OSR (per come la vedo io) è poter abbandonare i combattimenti. Se il gruppo non vuole combattere in una stanza con arcieri scheletrici seppelliti nei muri (specialmente dopo che due personaggi sono stati accecati nella stanza precedente) questo può ritirarsi e trovare un'altra strada per procedere. È un'opzione che i giocatori hanno.

L'ultima motivazione per avere percorsi diversi è che permettono di avere padronanza del dungeon, ovvero mano a mano che i giocatori imparano più cose su di esso diventano anche migliori nello sfruttarne la geografia. Possono ad esempio attirare i vermiiena nella fossa di cui hanno scoperto l'esistenza, oppure possono battere in ritirata lungo un percorso ad anello anziché fuggire in stanze inesplorate (una tattica sempre pericolosa).

Nonostante questo non aggiungere percorsi a caso "perché sì". Più percorsi ci sono, meno lineare è il dungeon e, a volte, la linearità è quello che vuoi specialmente se si tratta di insegnare cose ai tuoi giocatori o di dare loro indizi. Potresti voler mostrare loro il corridoio inquietantemente pulito e spoglio prima di farli finire contro un cubo gelatinoso, oppure vuoi fare loro incontrare gli zombie con uncini al posto delle mani prima di farli arrivare alla stanza piena di mani animate e striscianti. Non c'è nulla di male di un po' di linearità, se la stai applicando per una ragione. Continuo a pensare che un dungeon molto ramificato sia il presupposto predefinito,  ma le sezioni lineari sono un peccato veniale, non uno mortale.

5. Qualcuno con cui Parlare

La gente questo se lo dimentica, e tuttavia è il punto su cui sono più convinto. Così convinto da meritarsi di scriverlo tutto in maiuscolo: OGNI DUNGEON DEVE AVERE QUALCUNO CON CUI PARLARE. È un gioco di ruolo, dopotutto. Il modo più banale e semplice di aggiungere profondità al tuo dungeon sono i PNG. È facile, perché tutti sanno come interpretare un generico prigioniero goblin e hanno una buona idea su quali informazioni o servizi quel prigioniero goblin può fornire. Inoltre aggiunge profondità perché ci sono un sacco di modi in cui un gruppo può usarlo questo prigioniero goblin. Infine non c'è bisogno di inventare nessuna meccanica, e non occupa quasi spazio scrivere "C'è un goblin in una gabbia, si chiama Zerglum, ed è stato imprigionato dai suoi compari per aver liberato dei ratti in giro".

Il problema è che un sacco di dungeon sono tesorerie, tombe e miniere abbandonate e le uniche creature che si incontrano in questi posti sono non morti, golem, melme e parassiti con catene alimentari ambigue, e nessuno di questi è famoso per essere chiacchierone.

Quindi, eccoti qualche idea:

  • Gruppo di avventurieri avversari.
  • Goblin, che non hanno mai bisogno di spiegazioni.
  • Effetti magici, come una bocca magica chiacchierona o qualcosa del genere.
  • Una ninfa dei cimiteri.
  • Fantasmi. Fanne uno empatico: tutti si aspettano che siano degli stronzi.
  • La testa di un ghoul su una mensola che può parlare se soffi attraverso il buco del collo.
  • Un vecchio intrappolato in un dipinto che comunica dipingendo.
  • Un demone intrappolato in uno specchio che comunica ripetendoti le frasi che pronunci.
  • Un'anticha macchina da guerra intrappolata da una bomba ferma-tempo. Cerca i suoi nemici morti migliaia di anni fa, e si autodistruggerà quando scoprirà che la guerra l'hanno vinta loro.
  • Valuta di dare ai tuoi giocatori gli incantesimi parlare con le pietre o parlare con le serrature. I dungeon spesso ne hanno un po'.
  • Una succube demoniaca che ha passato gli ultimi 1000 anni a letto, intrappolata da fili d'argento intessuti nelle lenzuola a formare un cerchio magico.
  • Barbari cavalcatori di pterodattili che stanno saccheggiando il posto.
  • Un mago intrappolato in un paradosso temporale mentre esplorava il posto. Si resetta ogni 3 minuti. 

6. Qualcosa con cui Sperimentare

A parte qualcosa che probabilmente prenderà il gruppo a calci in culo, credo che questa possa essere la cosa più OSRosa.

Questo è l'inspiegabile, il bizzarro, e lo sconosciuto. E con "sconosciuto" non intendo una pozione di cui non si conosce l'effetto, ma qualcosa che introduce uno sviluppo inaspettato nel gioco.

  • Una stanza con due porte di grandezza differente. Qualsiasi cosa si faccia passare dalla porta piccola esce da quella grande al doppio della sua dimensione e viceversa. Quello che fai passare dalla stessa porta due volte di seguito (causando doppio ingrandimento o rimpicciolimento) subisce conseguenze terribili.
  • Un piedistallo. Qualsiasi cosa gli venga posto sopra, si trasforma nel suo contrario (e va bene, il contrario di una spada è un'ascia, ma qual è il contrario di una banana?)
  • Uno scheletro di metallo senza testa. Se gli viene messo un teschio sul collo, su questo viene lanciato l'incantesimo parlare con i morti.
  • Pozzi dei desideri che fanno da portali ad altri piccoli specchi d'acqua nel dungeon. Dove porta un portale dipende da quello che hai lanciato nel pozzo prima di saltarci dentro. Monete di rame, d'argento, d'oro, gemme e frecce portano tutti in posti diversi.
  • Due porte, impossibili da attraversare singolarmente. Se però due persone le attraversano entrambe nello stesso momento queste vengono fuse assieme e trasportate in una città di persone fuse allo stesso modo.
  • Una macchina che trasforma oggetti finiti in materiali grezzi, e materiali grezzi in munizioni.
  • Una meridiana che controlla il sole.
  • Una golem-barca che scappa dai rumori forti. Puoi dirigerne la direzione standogli sulla schiena e urlando.
  • Due buchi sul muro. Se ci metti dentro due arti, vengono scambiati, se ci metti solo un arto, viene reciso. Possono essere usati per riattaccare nuovi arti a chi ha subito amputazioni.

Qui c'è un po' di sovrapposizione con gli oggetti magici. Ce n'è anche con roba non magica, e pure con il combattimento perché alcuni combattimenti possono essere come rompicapi o possono basarsi su nuove condizioni o regole di vittoria.

Il combattimento infatti, per giocatori esperti, è nella maggior parte dei casi un problema già risolto. Avere roba strana nel dungeon è importante perché dà ai giocatori problemi ancora da risolvere. I giocatori sanno quale sia il modo migliore di utilizzare a proprio vantaggio le loro abilità o i loro attacchi. Infatti, per quanto tu possa rendere le cose più difficili e forzarli a ragionare e a usare tattiche diverse, in linea di massima loro sanno bene come usare i loro personaggi nel migliore dei modi avendo fatto pratica per livelli e livelli (è anche importante far mettere in pratica ai giocatori le cose che sanno fare bene, come ad esempio combattere con i loro personaggi, ma è anche importante mettere loro i bastoni fra le ruote).

La roba bizzarra però segue le proprie regole; improvvisamente i giocatori non sanno più come risolvere questo problema che gli si è presentato di fronte e devono scoprire da zero come superarlo.

Punti bonus se questa roba può potenzialmente sbilanciare il gioco: niente dà agentività ai giocatori come qualcosa che può far deragliare completamente la tua ambientazione (ma non che ci sia bisogno di spingersi così in là).

Ancora più punti bonus se è qualcosa che inizialmente causerà danno ai giocatori, ma che può essere poi usato a loro vantaggio una volta che capiscono come funziona.

C'è anche un ultimo beneficio: la roba bizzarra permette ai personaggi di livello 1 di essere tanto utili come quelli di livello 10, poiché chiunque può infilare il braccio in un buco nel muro e capire cosa fa. Queste cose infatti spesso offrono pericoli e ricompense che sono indipendenti dal livello. 

7. Qualcosa che i Giocatori Probabilmente Non Troveranno

Questo potrebbe risultare controverso. Perché mettere qualcosa nel tuo dungeon che i giocatori non troveranno?

Innanzitutto, non hai bisogno di mettere molto nel dungeon, ma giusto qualche parola qua e là per ricompensare i giocatori più scrupolosi. "Dentro lo stomaco del verme viola c'è una borsa conservante con 1000 galloni di acido di verme viola." Oppure "Il capitano pirata ha nascosto nella sua gamba di legno una sbarra d'oro avvolta da feltro in modo tale che non faccia rumore."

Credo sia importante nascondere cose perché c'è una gioia autentica nell'esplorazione e nello sfidare i limiti apparenti. Se tutte le cose in un dungeon fossero ovvie, che bisogno ci sarebbe di domandarsi cosa c'è in fondo al pozzo oppure se ci sia qualcosa di interessante sotto tutto questo fango? I giocatori che non hanno tempo o risorse di esplorare al 100% un dungeon (e non dovrebbero averli) se lo lasceranno alle spalle con una sensazione di enormità, come se ci fosse sempre qualcosa in più da trovare.

Sicuramente completare qualcosa è una bella sensazione, ma lo sono altrettanto la meraviglia e la curiosità. Mi piace ricompensare le persone che sono brave nel gioco, ed essere bravi a trovare le cose (pensando a dove potrebbero essere o esplorando quei posti nonostante i rischi che comportano) è uno dei modi che ha un giocatore di essere bravo a D&D. Ho già scritto a proposito di questo in passato. Tutto questo dovrebbe avere uno spettro: alcune (la maggior parte) delle cose dovrebbe essere alla luce del sole, qualcuna nascosta dietro a un velo, e qualcun'altra custodita in profondità, tra le pieghe del dungeon.

Quindi sì, la prossima volta che decori una stanza con un affresco di un re sconfitto che presenta un tributo al suo conquistatore assicurati di mettere un vero forziere pieno di tesoro nel muro dietro all'immagine del forziere pieno di tesoro (ho fatto giocare questo dungeon tre volte e nessuno l'ha ancora trovato. Mi esalto sempre un pochino quando descrivo l'affresco ai giocatori).

Ci sono anche degli scheletri non morti murati sotto gli affreschi con gli scheletri, e nessuno ha ancora trovato nemmeno questi. Ma, prima o poi, qualche gruppo con la giusta combinazione di avidità, astuzia e pazienza li troverà, e quel giorno sarà un giorno grandioso.

mercoledì 11 settembre 2024

Nella vecchia fattoria...


Il disgraziato, che aveva seguito i due sgherri fino alle cantine in cui si erano liberati del corpo, li sentì ricordarsi che nel cubicolo di Brigitta in realtà c'era qualcun altro. Nella concitazione se ne erano dimenticati, ma dovevano assolutamente riferirlo al signor Fasul. Era giunto il momento di andarsene dalla Dam d'Oro il prima possibile per evitare guai. Dopo essersi ritrovati nel palchetto ed essersi raccontati le relative scoperte, decisero di cercare di capire dove venissero spediti i barili ed in che modo.

Usciti con qualche precauzione da parte del venturiero per non farsi riconoscere ed un po' di confusione procurata dal malandrino, si riunirono a Sorca all'ingresso e si posizionarono lungo il vicolo che circondava il vecchio teatro. Il piano era quello di appostarsi di fuori per la notte e vedere cosa succedesse. Esplorando i dintorni del bordello trovarono, su quello che ora era il retro, un portone abbastanza decadente che, a conti fatti, sembrava proprio quello delle cantine. Lì vicino passava anche un naviglio, che poteva essere usato per trasportare i barili senza troppo traffico, e così il malandrino decide di presidiarlo.

La notte in realtà passò abbastanza tranquilla, ma al sorgere del sole, un carro scoperto guidato da due fattori, entrò dentro all’ampio portone e caricarono alcuni barili. Il buon disgraziato, con la scusa di chiedere della carità, ne approfittò per indagare; i fattori però, che dal principio si dimostrarono gentili offrendogli dei cereali presi da un barile, si irrigidirono quando gli furono fatte domande sul contenuto, allontanandosi imprecando. Il gruppo si mise ad inseguire il carro alla bene e meglio, con il monaco in groppa al suo mulo a causa del suo voto, ed il cane del vagabondo e la civetta della strega a cercarne le tracce senza perderlo di vista, fino ad una fattoria in rovina.

Una volta identificato il luogo, decisero di fare comunque una sosta al cimitero, quasi di strada, per risolvere il problema della peste che affliggeva monaco e vagabondo. Girando in un vialetto più appartato e più in disuso, vicino alle tombe più vecchie e antiche del cimitero, trovarono un losco figuro nero girato di spalle, che da lontano prese a salutarli facendo capire di sapere già il motivo della loro visita. Dopo una conversazione in cui capirono che l’uomo possedeva capacità soprannaturali (per esempio facendo uscire fumo blu dal braccio), scoprirono che, per togliere la peste, avrebbero dovuto pagare uccidendo un uomo davanti ai suoi occhi. Sebbene il monaco non fosse d'accordo, il disgraziato non ebbe molti problemi a raccattare un barbone nei pressi del cimitero, sgozzandolo seduta stante. Ma il monaco, vero uomo di chiesa, usò la sua capacità di fare miracoli, usando tutti i suoi punti fede per curare al volo il povero barbone che stava morendo, impedendo di fatto che si consumasse questo brutale omicidio; ma ristabilito il barbone il disgraziato ritirò fuori il coltello e lo sgozzò nuovamente…La figura impose le mani sul disgraziato guarendolo dalla peste, ma maledicendolo: d'ora in avanti avrebbe avuto un cono scuro come la notte sopra di lui, che l’avrebbe seguito ovunque…

Con questa nuova maledizione visibile da lontano la comitiva raggiunse finalmente la fattoria, che scoprì essere su una strada ormai dimenticata e incolta. Nonostante la struttura versasse in cattivo stato, tre fattori stavano lavorando la terra senza accorgersi della loro presenza.

lunedì 2 settembre 2024

Alla Dama d'Oro

Il gruppo chiese velocemente qualche informazione sul “gulo” che bazzicava, e le streghe risposero che che loro non avevano problemi e che non le aveva mai attaccate, probabilmente per timore o semplicemente perché al cimitero la carne non mancava mai. 

Riguardo al guaritore hanno invece confermato la sua presenza, anche se hanno rivelato fosse un praticante di magia nera. Di solito però frequentava il cimitero di giorno. 


Andati via dal cimitero si sono diretti alla Dama d'Oro, il bordello frequentato da uno dei cadaveri ritrovato, che hanno scoperto essere un teatro riconvertito. 

All'ingresso però vengono avvicinati da un tizio corpulento e calvo di nome Orazio, che dice di avere bisogno di un aiuto per entrare perché l’entrata gli è interdetta a causa di uno screzio con i buttafuori la sera precedente: la notte prima è stato tramortito mentre era con una prostituta e derubato; vuole rientrare per recuperare i suoi averi. Orazio promette anche una ricompensa dato che è affidabile, essendo il macellaio del quartiere; ha solo bisogno di qualcuno che lo copra mentre si intrufola. 

I personaggi lo reputano sincero e decidono di aiutarlo. All'ingresso, un ragazzino lentigginoso, molto giovane, li accoglie e gli dà da comprare una maschera a ognuno, che serve perché, qualora qualcuno volesse mantenere l'anonimato, lo può fare. 

In tutto questo, il venturiero prende appunto una maschera in più che passa a Orazio, il quale si riesce a intrufolare. Quando però provano ad entrare nella hall, non sono particolarmente agili o scaltri e Orazio viene visto, e per paura comincia a correre e sparisce dalla vista. 

I personaggi dicono che non era con loro e quindi in realtà non sanno assolutamente perché sia lì. L’allungo di una piccola somma di denaro chiude la questione. 

Provando a indagare un po' su Orazio, il ragazzino racconta che hanno avuto dei problemi con la sicurezza e quindi è stato allontanato. Versione dei fatti diversa da quella raccontata da Orazio. 


Chiusa la discussione, cominciano a salire sui palchi e intravedono, guardando bene anche tra i clienti, qualcuno della banda dei Pigliargento. 

Si dirigono sui palchi e vanno nel palco di Brigitta, la prostituta che era con Orazio la sera prima. Approfittano del palchetto vuoto accanto per provare a vedere cosa sta succedendo e vedere se per caso si ripete quello che è successo. 

Entrati nel palchetto, il malandrino usa il suo occhio di vetro per guardare nel palchetto accanto e vede Brigitta con un cliente, un tizio brizzolato e balbuziente, che fanno all'amore.

Nell'atrio principale, quindi praticamente la platea, i personaggi vedono che c'è diversa gente che gioca a carte, fa baldoria e capiscono che invece tutti i palchetti sono riconvertiti a veri e propri cubicoli delle prostitute.


La situazione però degenera rapidamente quando Orazio prova a irrompere nel cubicolo di Brigitta, sfonda la porta, entra e con un pugno tramortisce il suo cliente e poi comincia a incalzare Brigitta, accusandola di essere complice del furto tirandole anche uno schiaffone. 

Il venturiero però, incrociato il macellaio nel corridoio, gli era entrato appresso e, all’ingresso delle prime due guardie corse ad immobilizzare l’aggressore, tramortendolo, soccorre Brigitta in un angolo nascosto della stanza, cercando di farsi dare qualche informazione in più.

Nel frattempo nella stanza arriva un tizio calvo e basso, con i baffi lunghi (che assomiglia a Ben Kingsley nel ruolo del Mandarino negli Avengers), chiamato Pero Fasul, proprietario della Dama d'Oro. Rivolgendosi ad Orazio, spiega che il motivo per cui la sera prima era stato aggredito è perché gli ha rifilato della carne avariata. Gli dice che ha sbagliato a provare nuovamente a farsi giustizia da solo e che pagherà l’affronto con la vita, non sapendo però di essere ascoltato dal venturiero nascosto nell’alcova (il cliente di Brigitta, il brizzolato, era tramortito, e ovviamente non ha visto niente).

Gli sgherri entrati per primi, preso dalla concitazione e intimoriti dalla rabbia del loro capo, si dimenticano del venturiero che aveva soccorso la prostituta, e se ne vanno col corpo inerme del macellaio.

In tutto questo gli avventurieri rimasti nascosti nel palchetto affianco, sono riuscito a captare sprazzi di conversazioni, ricostruendo la storia.

Fasul rivolge quindi ai suoi sgherri le ultime parole: "Sapete cosa fare: potete portare il cadavere alle lavandaie; fate un bel lavoro senza farvi vedere."


Gli sgherri quindi obbediscono, portando il corpo di sotto, nei locali delle cantine, nei sotterranei della Dama d'Oro. Il disgraziato però, seguitili, vede che il cadavere viene messo in una botte, scrivendogli sopra la parola "emundare" con la pece. Detto questo se ne vanno.


Nel frattempo il malandrino, cogliendo nell’azione di Orazio un ottimo diversivo, era andato a indagare sulla morte di Clelio, il frequentatore del bordello trovato tra i cadaveri. Si scopre così che ad ucciderlo è stata la prostituita Gisella per difendersi da un’aggressione (versione confermata anche da Brigitta al venturiero, ormai in confidenza). Il malandrino allora, andando da Gisella, cerca di scoprire ulteriori informazioni facendole capire che sa dell’omicidio tirandole il canino estratto dal cadavere, ma la prostituta rimane molto seria e molto rigida, rivelando semplicemente che è stata una questione di legittima difesa, che lui era ubriaco, la malmenava e si era stufata. Per non far gettare una cattiva nomea sul bordello, la cosa è stata insabbiata e ci ha pensato il capo.

lunedì 26 agosto 2024

Storia e Railroading: direttamente proporzionali? - Part 2: Un altro approcio

Proseguimento dell'articolo nel post precedente. Se siete pigri andate direttamente alla bottom line per il riassunto.

L’altro approccio

L’altro approccio per avere la storia appassionante in un gioco tradizionale è rinunciare a raccontare la storia appagante, e lasciare che una qualche storia si crei da sola come fenomeno emergente.

I sistemi tradizionali hanno regole strutturate in modo più o meno esplicitamente simulativo. Con questo intendo dire che le regole, piuttosto che cercare di riprodurre una certa struttura narrativa, si prefiggono solo di rappresentare in modo coerente la realtà del gioco – una realtà di gioco che può essere anche molto diversa dalla nostra. Ecco, in questi giochi l’approccio più naturale è usare le regole per lo scopo per cui sono state create – simulare una certa realtà fittizia – e fermarsi lì.  Il DM abbandona l’idea di intervenire sulla storia, spingendola in una direzione piuttosto che in un’altra, e lascia che questa emerga naturalmente dalla realtà fittizia creata dalle regole e dalle azioni dei giocatori.

Come funziona in pratica? In questo tipo di gioco, il GM delinea un ambiente o una situazione, magari offrendo alcuni spunti per avventure e/o luoghi da esplorare; i giocatori poi possono fare quello che vogliono e decidere le proprie avventure. Sono i giocatori il motore di quello che succede – il GM ha un ruolo passivo, e si limita a reagire alle scelte dei giocatori; il suo compito è semplicemente quello di realizzare in gioco le conseguenze delle loro azioni (di solito improvvisando). Questo tipo di gioco è noto anche come SANDBOX.

L’esempio più antico di questo tipo di gioco è l’hexcrawl, un tipo di campagna di esplorazione pura molto popolare negli anni ’70 e primi anni ’80, e ritornata di recente in voga grazie all’OSR. Un tipo di campagna più “story-oriented” potrebbe essere creato elaborando situazioni in cui ci sono fazioni, forze e/o png con motivazioni, obiettivi e interessi in conflitto tra loro e con quelli dei personaggi, di modo da creare una rete più o meno complessa di relazioni. I personaggi, con le loro azioni, andranno ad influenzare una o più di queste relazioni, provocando delle reazioni. Il resto si evolverà naturalmente.

Chi è interessato alle campagne sandbox probabilmente vorrà dare un’occhiata ai giochi della Sine Nomine Publishing, specialmente Stars Without Number che è gratuito. Contengono ottimi suggerimenti e strumenti per creare campagne di questo tipo, che sono un po’ il marchio di fabbrica della SNP.

Qual è lo svantaggio della campagna sandbox? Sicuramente che è pesante per il GM, che deve passare un certo tempo a prepararsi prima delle sessioni, e soprattutto essere bravo a improvvisare; e poi che richiede ovviamente giocatori proattivi. Dal punto di vista dell’ottenimento di una storia drammaticamente appagante, lo svantaggio della campagna sandbox rispetto al gioco tradizionale è che è inaffidabile. Sicuramente si verrà a creare una qualche storia, ma non è detto sia appassionante – e lo dico per esperienza. Se lasciate veramente libertà ai giocatori, è possibilissimo che emerga naturalmente una storia appassionante (nata dall’improvvisazione), ma questa sarà il risultato di uno o tutti questi fattori 1) un bravo GM; 2) bravi giocatori 3) il caso. In una sandbox autentica può venire fuori la storia emozionante, ma può anche venire fuori una storia mediocre dal punto di vista drammatico, o addirittura una storia che si interrompe in modo anticlimatico (esempio: total party kill intempestivo ad opera di mostri insignificanti). Inoltre, la storia emergerà a posteriori – dopo la sessione, ci guarderemo indietro e ricostruiremo una trama.

Naturalmente, una campagna sandbox può essere comunque divertente anche senza la storia emozionante – dipende da quali elementi i vostri giocatori traggono il loro divertimento. E, dal mio punto di vista, uno dei take home messages di questo articolo è un po’ questo: non avete necessariamente bisogno della storia appassionante per divertirvi. C’è stata, negli anni, una tendenza a far credere ai giocatori che il buon gdr produce necessariamente la bella storia, ma non è così. Il gdr può essere divertente e ben riuscito anche quando la storia è di per sé deludente. E come sempre, finché la gente si diverte, va tutto bene.

Una cosa che vorrei chiarire è che la stragrande maggioranza delle campagne adottano in realtà un approccio ibrido tra i due che ho presentato. Cioè, pochissime campagne sono o del tutto sandbox, o del tutto composte da una storia completamente pianificata. Le campagne che la gente gioca nella vita reale spesso presentano elementi di entrambi gli approcci, anche se solitamente uno dei due prevale sull’altro. Vale a dire: alcune campagne sono tendenzialmente sandbox, altre tendenzialmente storia-predeterminata. Molte campagne possono oscillare tra questi due poli nel corso del gioco; per esempio, nel corso degli anni diverse mie campagne sono partite con un abbozzo di storia predeterminata (in pratica, un aggancio per l’avventura, seguito da quello che, a grandi linee, mi aspettavo che sarebbe successo); ma quando i giocatori si sono allontanati da ciò che mi aspettavo, o comunque quando hanno cambiato le carte in tavola con le loro azioni, queste campagne sono ben presto deviate verso il sanbox: a quel punto ho iniziato ad improvvisare e far reagire PNG/fazioni/mostri/l’ambientazione in maniera coerente rispetto alle azioni dei giocatori, abbandonando qualunque idea avessi circa lo sviluppo della campagna.

I giochi non tradizionali e il motivo per cui hanno tutte quelle regole bislacche

Abbiamo visto che in un gioco di ruolo tradizionale ci sono due modi fondamentali per avere una storia appassionante. Uno è avere la storia appassionante già scritta, che per definizione è un sistema molto affidabile (è già scritta!). Tuttavia, questo approccio ha dei grossi problemi, e di fatto può essere mantenuto solo utilizzando strategie spesso non desiderate dai giocatori. Più raramente (almeno nella mia esperienza) i giocatori richiedono la presenza di una storia già scritta, ed accettano che il DM faccia il possibile per mantenerla: in quest’ultimo caso, finché tutti si divertono e sono d’accordo, va tutto bene. L’approccio concettualmente opposto è dare completa libertà d’azione ai giocatori, e lasciare che la storia si crei da sola in modo naturale. Questo approccio mantiene la libertà dei giocatori e tende a risultare più accettabile. Tuttavia, non funziona molto bene con giocatori passivi ed ha, tra le altre cose, il grosso svantaggio di non essere in grado di produrre affidabilmente una storia appassionante. A volte si creerà, a volte no. So it goes.

Proseguiamo adesso con la nostra storia.

La nuova enfasi sulla storia si diffuse rapidamente anche al di là di D&D: nel 1991, due anni dopo AD&D 2e, sarebbe stato pubblicato Vampire: The Masquerade, forse il gioco più iconico degli anni ’90. Vampire, almeno in teoria, era un gioco che si compiaceva del proprio focus sulla storia, sulla narrazione, sull’intrigo, e sull’introspezione personale – autodefinendosi “a game of personal horror” (in it. “un gioco di intimo orrore“).

Gli anni ’90 passano. Vampire: the Masquerade è giocatissimo. AD&D 2e sforna degli storici Campaign Settings piuttosto focalizzati sull’elemento storia (vedi Planescape). I videogame di Final Fantasy, caratterizzati da storie complesse e coinvolgenti, si diffondono rapidamente in occidente. Insomma, tutti vogliono storia, storia, storia. Negli anni ’90 si inizia anche a sperimentare – per esempio, nel 1991 esce Amber Diceless, il primo gioco di ruolo a non utilizzare dadi; nel 1999 uscirà Nobilis, altro gioco diceless piuttosto, uh, cerebrale (i giocatori interpretano concetti astratti personificati. No, davvero. …WTF?!). Gli anni ’90 sono però anche un periodo di profonda crisi per il gdr cartaceo, minacciato dal diffondersi dei giochi per computer, sempre più elaborati, e dal successo dei giochi di carte collezionabili (come Magic: The Gathering). C’è un’aria tesa nell’industria dei gdr, costretta ad assecondare i capricci del mercato e inventarsele di tutte pur di rimanere a galla: gli anni ’90 sono anche il decennio degli splatbooks.

Arriviamo quindi alla fine degli anni ’90, e facciamo la conoscenza di Ron Edwards, PhD. Edwards era un insegnante di biologia e dottorando all’Università della Florida, e nel tempo libero scriveva giochi di ruolo. L’intero movimento legato ai giochi “indie” (indipendenti) come lo conosciamo oggi nacque perché Edwards divenne disilluso nei confronti dell’industria editoriale commerciale per diverse ragioni. I contratti tra autori e case editrici tendevano a dare molto controllo sul prodotto alla casa editrice – per esempio, la casa editrice poteva decidere unilateralmente di produrre una nuova edizione di un gioco, che l’autore fosse d’accordo o no. Tanto per parlare di un gioco che tutti conosciamo, D&D è ora alla sua quinta edizione. Ecco, se domani la WotC decidesse di pubblicare la sesta edizione di D&D, e Mike Mearls non fosse d’accordo, non sarebbe certo lui ad avere l’ultima parola. “Indie”, quindi, significa solo questogiochi che sono autopubblicati, in modo tale che l’autore mantenga il controllo sul proprio prodotto.

Spinto dalla propria insoddisfazione, più o meno nel 1999 Edwards avviò un sito dedicato ai giochi pubblicati da autori indipendenti, che allora non erano molti. Quel sito qualche tempo dopo (nel 2001) sarebbe stato ribattezzato The Forge. Su quel sito poteva discutere chi era interessato ai giochi indie (autori o meno), e tra le altre cose si parlava anche di teoria e game design. È in questo contesto che Edwards avrebbe sviluppato la Teoria GNS, che più tardi sarebbe stata incorporata in un framework teorico più ampio, il Big Model. L’articolo di Edwards comunque è comprensibile anche senza sapere niente di teoria GNS. In pratica, il nocciolo della sua argomentazione (spiegato con parole mie) è che la gente, in un gdr, trae il proprio divertimento attraverso la soddisfazione di “appetiti” diversi, che non sempre sono compatibili tra loro. Un gioco di ruolo progettato per assecondare un appetito specifico è meglio di un gioco che tenta di soddisfarli tutti, o che è progettato senza una chiara idea di quale appetito stia cercando di soddisfare. Questo perché il gioco che tenta di soddisfarli tutti non ne soddisferà pienamente nessuno: ogni tipo di giocatore troverà qualcosa del sistema che gli piace, ma anche qualcosa che lo disturba.  Invece, il gioco che tenta di soddisfare un tipo specifico di appetito soddisferà una sola tipologia di giocatore, ma almeno la soddisferà pienamente. Edwards nell’articolo individua tre forme principali di appetito autoescludentisi, o “creative agendas” (intenti creativi) nel gergo forgita: gamista (= il gdr visto come esperienza di gioco, in cui il divertimento consiste nel superare delle sfide), simulazionista (= il gdr visto come strumento per esplorare una particolare realtà o un genere), e narrativista (= il gdr visto come occasione per raccontare una storia, anche se in realtà questa definizione è imprecisa). Si può essere o meno d’accordo con questa visione delle cose; comunque l’articolo è ben argomentato ed è molto interessante, per cui consiglio di leggerlo con una mentalità aperta, a prescindere dalle proprie idee. Per quanto riguarda me, sono d’accordo in linea generale su alcune argomentazioni (es. che il sistema è importante per favorire una certa esperienza di gioco), ma meno su altre (es. che questi intenti si escludano tra loro).

Sia come sia, Edwards non ha mai fatto mistero di essere uno che giocava per raccontare una storia, e di essere insoddisfatto dei giochi che promettevano ai giocatori la capacità di raccontare grandi storie, senza che il regolamento facilitasse questo compito. Ecco perché molte persone che hanno abbracciato la visione forgita odiano Vampire: The Masquerade e, in minor misura, AD&D 2e. Erano due giochi molto popolari che promettevano grandi storie, ma non mantenevano le loro promesse. Ed ecco perché i designer associati a The Forge tentarono di rimediare a questa mancanza con giochi dalle regole non convenzionali, concepite per facilitare la creazione di specifiche storie, strutturate in modo preciso. Gli individui collegati a vario titolo a The Forge furono quindi il secondo gruppo di persone che giunse ad odiare la nuova attenzione alla storia dei gdr tradizionali, poiché vissero il tutto come una menzogna o una promessa non mantenuta. (Il primo, ricordiamolo, sono i grognard old school, che hanno visto questa attenzione alla storia come un tradimento dello spirito originale del gioco.)

(Tra parentesi: notare che Edwards e compagnia bella non sostenevano che fosse impossibile raccontare una storia con i giochi tradizionali, tutt’altro – si lamentavano però che il regolamento non facilitasse od ostacolasse questo compito) (altra parentesi: dovrei precisare che la storia come la intende Edwards è diversa dalla storia come l’ho definita io un po’ di righe fa – Edwards ha una sua definizione particolare di cosa costituisce una storia nell’ambito di un gioco narrativista, che è molto più restrittiva della mia definizione).

Dicevamo. I frequentatori della Forgia furono molto influenzati dalle idee di Edwards, e iniziarono a progettare giochi seguendo la stessa logica. Dato che la stragrande degli utenti del forum giocavano per raccontare storie, i giochi che vennero prodotti erano molto focalizzati sulla storia, e vennero associati a quello stile. Con il tempo, gioco indie divenne (impropriamente) sinonimo di “gioco non tradizionale fatto per raccontare storie”.  In realtà gioco indie vuol dire semplicemente gioco di ruolo autopubblicato in cui l’autore mantiene il controllo della propria creazione. Stop. I giochi sfornati dalla forgia erano anche indie, ma non tutti i giochi indie sono forgiti o narrativisti. [...] La definizione probabilmente più corretta per questi giochi è “non-tradizionali”, il che li contrappone ai giochi “tradizionali”. Si caratterizzano infatti per meccaniche non convenzionali, più o meno sperimentali, che scardinano alcuni degli assunti dei giochi tradizionali – es. dando maggiore controllo narrativo ai giocatori, progettando meccaniche senza logiche simulative, eliminando parti del gioco considerate fondamentali nel gdr tradizionale (come la presenza di un GM), etc. etc.

Alcuni (tra cui me!) tendono a non amare molto questo tipo di meccaniche, perché possono spezzare l’immersione nel gioco (parlo soprattutto delle meccaniche che forniscono controllo narrativo al giocatore). [...] Penso tuttavia che l’esistenza di The Forge sia stata utile perché:

1) ha catalizzato la creazione di un sacco di giochi innovativi. Alcuni mi piacciono, altri no, altri mi lasciano indifferente. Ma va bene: non sono giochi che magari sono interessato a giocare personalmente, ma sono contento che esistano. Sono contento se rispondono agli appetiti di qualcuno. E comunque alcune idee nate da questi giochi hanno contribuito ad innovare anche nell’ambito dei giochi tradizionali.

2) hanno promosso la creazione di giochi che servivano un tipo di giocatore fino a quel momento bistrattato dall’industria – il giocatore che giocava per la storia. Sono dell’opinione che ci siano giochi adatti e giochi meno adatti alle preferenze delle singole persone. Sono contento di vedere giocatori soddisfatti con i giochi non tradizionali, piuttosto che vederli lamentarsi sui forum perché non riescono a ottenere quello che vogliono con D&D o PF o che ne so. Ognuno fa i suoi giochi in pace, e tutti siamo felici. Win-win.

3) ha spinto all’autoriflessione e all’autocritica su un sacco di temi (l’autorità del DM, rapporti disfunzionali tra giocatori, la necessità di riconoscere le motivazioni delle persone, etc), e penso che da questa riflessione e autocritica ne abbia tratto beneficio anche il gioco tradizionale.

Bottom line

A partire dalla metà degli anni ’80, il gioco di ruolo si allontana dalle proprie radici introducendo l’idea di giocare per raccontare una storia. Dal punto di vista della storia, le campagne giocate con giochi tradizionali sono tipicamente comprese all’interno di uno spettro: ad un estremo dello spettro troviamo la campagna con la storia predeterminata che sarà seguita durante il gioco effettivo; all’altro estremo troviamo la campagna priva di qualunque storia predeterminata, che invece emerge naturalmente, sul momento, durante il gioco. Entrambi questi approcci hanno pro e contro, e in linea di massima nessuno dei due è intrinsecamente sbagliato, purché i giocatori diano il proprio consenso informato e si divertano; tuttavia, l’approccio “storia predeterminata” è spesso imposto a giocatori che non lo desiderano, e come tale è generalmente malvisto. Alla fine degli anni ’90 iniziano ad emergere giochi non-tradizionali, che adottano un approccio nuovo: le loro meccaniche facilitano in vario modo la creazione di storie. Questi giochi esplodono anche grazie a The Forge, una community ora defunta che fece da punto di raccolta per autori e giocatori insoddisfatti del proprio gioco. Parecchie idee nate nel contesto della Forgia hanno influenzato lo sviluppo di molti giochi recenti, per altri versi tradizionali, e hanno cambiato la cultura dei gdr in generale.

Qual è il take-home message?

  • Non tutti i giocatori hanno necessariamente bisogno di una storia appassionante per divertirsi, che è un’idea che non è sempre stata intrinseca al gioco di ruolo (vedi il sandbox play, che generalmente è divertente pur essendo incapace di produrre affidabilmente storie degne di nota).
  • Ai vostri giocatori potrebbe andare bene di giocare una storia predeterminata, e potrebbero anche accettare un po’ di railroading pur di rimanere sui binari; però non datelo per scontato! Prima di farlo, parlate con loro e chiarite le vostre aspettative reciproche. In caso di dubbio, l’approccio più safe è rinunciare alla propria storia predeterminata per non annullare la libertà d’azione dei vostri giocatori, e far reagire l’ambientazione alle loro scelte.
  • Più o meno è la stessa roba per barare – ai vostri giocatori potrebbe andare bene che il DM modifichi i tiri di nascosto per esigenze di storia, ma potrebbero anche non gradire l’idea. Prima di farlo, parlatene con loro. Se non vogliono, trovate un’altra soluzione.
Se siete insoddisfatti del vostro gioco, prendete in considerazione l’idea che forse state usando il sistema di gioco per scopi diversi da quelli per cui è stato concepito. Forse le vostre aspettative non si allineano bene a quelle del gioco. Tenete presente che ci sono tanti giochi di ruolo a vostra disposizione, e magari uno di questi potrebbe esservi più congeniale. Se per voi la storia è davvero importante, e ritenete che D&D o Pathfinder non vi soddisfino, ci sono molti giochi che sono stati progettati per produrre storie. Se è la vostra idea di divertimento, funzionano.