lunedì 26 febbraio 2024

Undici cazzi...di meno

Littera di memoria a lo mio Signore.

Quando uno dei servi avvisò lo nostro Signore di quello che aveva trovato tra i ruderi dell'antico acquedotto romano, crollato per un'improvvisa et violenta scossa di terremoto, questi pensò bene di mandare noi, li suoi gaglioffi, ad indagare sull'accaduto, prima che altri Signori potessero metterci il naso (perché lo naso del nostro Signore è lo più grande, et sempre attento all'aria che tira!). Diversi corpi infatti emergevano dalla pozza di fango che si era accumulata alla base dell'antica struttura, e tutti con tratti particolarmente strani et bizzarri (non che la nostra compagnia fosse da meno...per carità).

Io, il fedele Frenulo, assieme al venturiero Brodo, iniziammo ad estrarre i corpi dal fango cercando di metterli in fila per poterli esaminare:

    1. uno era tutto blu, completamente rivestito di vernice (scoprimmo poi da un gruppo di saltimbanchi girovaghi che pochi giorni prima era morto un noto pittore mentre affrescava lo duomo, cadendo proprio dentro ad un barile di colore blu);

    2. uno aveva un grosso porro sul naso e mostrava le tipiche pustole da appestato (e Olio e fra Clistere, parvendogli giusto venirci in aiuto, si infettarono per torglierlo dalla sozzura). Togliendogli la casacca, scoprimmo un tatuaggio del corvo che i saltimbanchi dissero essere il segno distintivo dei Pigliargento,  una banda di banditi di Milano. Era morto con un colpo di lama in testa e nel deretano aveva nascosta una collana di perle;

    3. uno era vestito da donna e Sorca notò assomigliare particolarmente a Bianca Maria de' Bembo, la moglie del duca di Lodi (che effettivamente aveva la fama di avere una consorte piuttosto mascolina...);

    4. uno era vestito dignitosamente ma aveva il ventre gonfio come un otre, e che aperto rivelò un sacco con 4960 monete d'argento!;

    5. un altro era riverso nello fango con un pugnale di pregevole fattura saracena piantato nella schiena;

    6. uno era un uomo grosso, grasso e calvo e Olio lo riconobbe come Clelio il Coito, un cliente del famoso bordello "La Dama d'Oro";

    7. uno aveva una tonaca da prete e Clistere lo riconobbe come fra Sigismondo, del convento del Santo Crocifisso di Milano. Era stato infilzato e possedeva solo una croce ed un breviario;

    8. uno aveva uno strano uncino al posto di una mano, con le iniziali "G.V." incise sopra, e Frenulo lo riconobbe come Gregorio Vicoli detto il Lagrimante: lavorava per il duca Luigi il Tagliacalcagni;

    9. uno teneva abiti molto eleganti e sciccosi, con uno squarcio di lama sulla schiena;

    10. un altro era finito piantato a testa in giù nel fango, con solo gli stivali visibili. Estratto venne riconosciuto da Brodo come Caronte delli Colli, l'ambasciatore torinese presso Milano, e portava un grosso anello con uno stemma. La testa gli era stata spaccata.

    11. l'ultimo infine indossava dei curiosi oculi cum vitro di due colori diversi: blu e rosso. Era ancora vivo ma con una tenia gigante che gli infestava le interiora e che cercò di infilarsi in bocca allo solito sventurato Olio il Disgraziato (d'altronde vendere l'anima al diavolo attira sciagure, si sa...). Fortunatamente questa sciagura fece scappare a gambe levate il famoso (a suo dire) "Pietro il topo", un losco individuo (più losco di noi) che voleva una tassa sulle cose trovate sui cadaveri (ma sarebbe fuggito sicuramente se Sorca la strega gli avesse vomitato qualche bugia in faccia...)

Tutti i cadaveri erano morti da due a sette giorni, ma soprattutto erano stati malamente evirati (anche se qualcuno aveva cicatrici più vecchie della presunta morte)...

Alcuni di questi erano stati riconosciuti dai componenti della nostra compagnia, ma le ipotesi sui quei corpi rimanevano vaghe, anche se si poteva iniziare a restringere lo campo. L'acquedotto arrivava alla chiesa dello San Velato, in direzione di Torino, e probabilmente quei corpi venivano usati per trasportare refurtiva da Milano fino a lì. Ma erano stati uccisi apposta? O morti in circostanze diverse, come sembrava, e poi trafugati prima che li corpi potessero raggiungere lo camposanto? E poteva essere coinvolto lo soldato tedesco disertore, che pareva nascondersi dalla iustizia nei panni di un frate, come aveva rivelato lo povero contadino incontrato?

Recarsi alla chiesa dello Santo Velato o al camposanto o dall'ambasciatore torinese, sarebbero state le successive mosse, ma una domanda ossessionava la mia mente da malandrino sodomita: dov'erano finiti gli undici cazzi??

Il vostro perennemente grato Frenulo.


1 commento:

Marco Franzo ha detto...

Ho aggiornato le descrizioni dei cadaveri, sottolineando le possibili cose di valore.