La compagnia viene avvistata dai fattori che stavano lavorando la terra intorno alla fattoria abbandonata che, appena vedono, si rifugiano all'interno del casolare.
La comitiva, quando si avvicina, esplora e perlustra il casolare e lo trova vuoto e in stato di abbandono; sembra quasi inutilizzato. Guardandosi intorno, vedono in una collinetta a una cinquantina di metri dalla casa, la sorgente da cui parte l'acquedotto, dopo aver formato un piccolo bacino. Esplorando la struttura, trovano nel camino una leva che apre una botola che porta ad una scala chiocciola che scende in un seminterrato.
Il malandrino e la strega, rimasti all’esterno, trovano nel frattempo le fessure di una botola ricoperta da un sottile strato di terra macchiata di sangue, intuendo che sotto probabilmente si trova qualcosa. L’apertura però sembra si apra verso l’interno e così vi piazzano sopra il carretto carico di barili con le sementi per evitare un'eventuale fuga dei contadini.
Tornati tutti all’interno ed esplorando il sottopassaggio sotto al camino, si trovano davanti a un ambiente circolare e ristretto, da cui partono un corridoio che si divide in un incrocio con due corti passaggio a destra e a sinistra e prosegue in avanti. La porta alla fine del corridoio di fronte è chiusa a chiave, quella di destra semplicemente chiusa ma senza chiavistello, mentre l'ambiente di sinistra rivela una grande quantità di anfore che contengono per lo più acqua, aceto e cera. Ma rovistando meglio, trovano che in una di queste anfore c'è una quantità spropositata di cazzi (ben più di 11!) imbalsamati e conservati. Nella stanza adiacente a questa, il disgraziato - sbirciando - vede che ci sono delle amache dove un tizio dorme, russando. Il malandrino decide di buttare il suo occhio di vetro sotto la porta, vedendo che in realtà, oltre a quattro persone che dormono, ci sono due che stanno in agguato proprio dietro la porta, aspettando che qualcuno entri.
Allora la comitiva decide di affumicare il sotterraneo, accendendo un copioso fuoco in prossimità della scala chiocciola e notando che, in effetti, molto fumo si è formato tanto da fuoriuscire dalle fessure della botola nel cortile. Dopo aver atteso diversi minuti senza risultato, decidono di attuare un piano un po' più articolato, ovvero quello di far saltare l'ingresso per chiuderli dentro e costringe i contadini ad uscire dalla botola. Quindi, il disgraziato che aveva con sé un candelotto di dinamite, proveniente dal suo lavoro precedente, decide di innescarlo proprio in prossimità del camino per far saltare la scala a chiocciola. Riesce nell'intento ostruendo il passaggio, da cui ora a stento una persona sarebbe riuscita ad uscire. Lasciando il venturiero di guardia, il resto del gruppo si dirige verso la botola, da dove - qualche minuto dopo - incomincia a sentirsi un rumore di ingranaggi, catene, clangore metallico, seguiti da imprecazioni sommesse.
Poco dopo la botola prova ad aprirsi, ma il peso del carro lo impedisce. Al che la compagnia coglie l’occasione per parlamentare, intimando i brutti ceffi di arrendersi se vogliono uscire vivi, ma ricevendo solo minacce e promesse di vendetta.
Il gruppo allora, vedendo la caparbietà degli ormai finti contadini, e intuendone il pericolo (anche solo per il possibile numero soverchiante), decide di allontanarsi in macchia di alberi lì vicino, lasciando la civetta della strega ad osservare l’apertura, la quale vede uscire poco dopo dalla botola aperta (con conseguente caduta del carro all’interno) alcuni uomini, due dei quali - uno più anziano ed uno più giovane - si dirigono nella loro direzione armati di forcone e con un cane (forse attirati dal cono d'ombra proiettato fino in cielo dal disgraziato).
Preparato velocemente un agguato, il frate aspetta gli uomini a cavallo al centro della radura mentre gli altri compagni attaccano a sorpresa dalle fronde. Lo scontro è duro, ma riescono ad avere la meglio, e interrogando il cadavere del giovane grazie all’amuleto ottenuto dalla strega al cimitero (attivato grazie al sacrificio del malandrino…), ottengono finalmente le informazioni che cercavano, da poter riferire al loro signore: i finti contadini facevano parte di un’antica setta chiamata "le lavandaie" dedita alla sparizione di cadaveri, morti in situazioni più o meno lecite ma comunque scomode; sono in combutta con l'abbazia di San Velato, che riceve i cadaveri ma però non vuole i membri; il casolare era la loro base da anni e avevano costruito un ampio sotterraneo. Cosa se ne facessero a San Velato dei cadaveri nn è dato saperlo, ma...'sti cazzi!
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